povertà
giovedì 14 Novembre, 2024
di Redazione
«I dati sulla povertà in Trentino sono l’amara conferma della situazione di grave difficoltà che affrontano quotidianamente molte persone che vivono sul nostro territorio. Anziani, giovani e famiglie i cui redditi da lavoro o pensione non sono sufficienti per assicurare una vita dignitosa. Del resto il nostro tessuto sociale si è impoverito dopo tre anni di crescita sostenuta dei prezzi e stipendi troppo bassi. Condividiamo l’amarezza e la preoccupazione della Caritas e auspichiamo che il grido d’allarme del vescovo Tisi susciti l’attenzione che merita anche da parte della giunta provinciale. Non possiamo non constatare, infatti, che i nostri appelli sono stati in gran parte non presi in considerazione». Lo hanno detto i segretari generali di Cgil, Andrea Grosselli, di Cisl, Michele Bezzi, e della Uil del Trentino, Walter Alotti, commentando il rapporto sulla povertà rilasciato dalla diocesi secondo cui su 545mila abitanti, 58mila persone sono a rischio di povertà o esclusione sociale e 17mila vivono in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale. «L’esecutivo Fugatti fino a questo momento ha fatto molto poco per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie» – hanno aggiunto i segretari confederali -. Le nostre richieste di adeguare all’inflazione le misure di sostegno provinciale sono cadute nel vuoto e pure sull’esenzione dell’addizionale Irpef si agisce a favore delle famiglie con figli ma riducendo i benefici ai redditi medi. Così la manovra finanziaria provinciale non riesce a incidere davvero e non riesce a ridurre il rischio povertà di migliaia di famiglie. Non ci sono provvedimenti urgenti ed efficaci sulla casa, ed in particolare per incentivare la disponibilità di alloggi anche privati in affitto, mentre l’abitazione resta una delle questioni che mette in crisi molte famiglie. Mancano anche misure per favorire la riduzione della precarietà lavorativa dei giovani. Al contrario si continua ad investire, in modo non selettivo, su settori economici a bassa produttività che offrono occupazioni a tempo determinato e spesso contratti poveri». Per i sindacati «è rimasto bloccato anche il tavolo sulle retribuzioni: di fatto dopo aver preso atto dell’emergenza salariale il confronto non ha prodotto nessuna proposta, anzi il tavolo è stato messo in freezer dalla giunta provinciale con il beneplacito delle associazioni datoriali. Invece è urgente la ripresa del confronto per affrontare il problema».