La situazione

venerdì 1 Novembre, 2024

Alluvione a Valencia, il racconto di Marianna Cavalet: «Siamo senz’acqua ma siamo fortunati»

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Parla la studentessa dell'Università di Trento. Sono dieci gli studenti trentini nella città spagnola. L’Ateneo: «Stanno bene, siamo in costante contatto»

«La situazione più disastrosa si è registrata ad appena tre, quattro chilometri da qui: nei quartieri periferici di Valencia e nella zona dell’aeroporto: in centro città, dove mi trovo, per ora siamo tranquilli, non ci sono stati danni e non dovremmo correre pericolo. Anche se l’allerta rimane alta: è arrivato un nuovo messaggio che invita a non uscire di casa, a muoversi solo se strettamente necessario visto che è previsto un nuovo peggioramento delle condizioni meteo dopo la finestra di sole di oggi (ieri per chi legge ndr). Disagi? Alcune strade sono interdette al traffico, la metro è allagata e chiusa, e gli autobus funzionano su percorsi alternativi. In più in alcune zone della città da mercoledì mattina manca l’acqua. Come nell’appartamento in cui vivo: è problematico anche solo lavarsi. Il padrone di casa ci ha portato delle taniche, però l’acqua è andata subito a ruba nei supermercati. Per fortuna io e la mia coinquilina siamo riuscite a trovare dei cartoni da un ambulante: bottiglie dal costo inflazionato ma almeno le abbiamo recuperate». Racconta di essere «fortunata» e di sentirsi «tranquilla perché vivo in una zona sicura di Valencia» Marianna Cavalet, ventunenne bellunese (di Borgo Valbelluna), studentessa di Economia all’Università di Trento, da fine agosto nella città spagnola per un semestre di studi. Alla Edem, Escuela de Empresarios, che da martedì sera, da quando cioè ha iniziato ad imperversare il maltempo, ha sospeso le lezioni.
È iscritto a Trento anche il fidanzato della ventunenne. «Doveva rientrare in Italia il giorno dell’alluvione ma, data l’emergenza, avevano cancellato i voli. E allora si era fatto oltre un’ora di tragitto, per quanto fossero pochissimi chilometri, per tornare da me – racconta Cavalet – Comunque il giorno dopo, mercoledì, è stato tra i fortunati che è riuscito a ripartire».
In tutto sono dieci gli studenti iscritti all’Ateneo di Trento che stanno studiando nella città più colpita dalle inondazioni che hanno seminato morte e distruzione in Spagna. Questione di poche ore ed è caduta la pioggia di un intero anno: la catastrofe «Dana», dal nome del fenomeno meteorologico. E il governo ha già indetto tre giorni di lutto nazionale. «Ho tenuto costantemente aggiornati i miei familiari, rassicurandoli sul fatto che stavo bene, che dove vivo non c’erano danni – racconta la studentessa – Ma sono stati tanti a scrivermi, preoccupati per le immagini di devastazione che arrivavano da qui».
Fortunatamente il centro cittadino, dove risiedono i ragazzi trentini, è stato risparmiato dall’alluvione ma i trasporti non sono regolari e ci sono inevitabili disagi e disservizi. L’ateneo di Trento fa sapere di essere in continuo contatto con i Dipartimenti e gli studenti. Stanno tutti bene. Ma la situazione nelle regioni di Valencia, Castiglia-La Mancia e Andalusia, con qualcosa come 120mila sfollati, è terribile: secondo il bilancio dei servizi di sicurezza, a ieri, i morti sono saliti 158 a Valencia e nelle città del circondario. E continuano senza sosta le ricerche delle vittime. Quanto ai dispersi non si ha idea del numero. «Ci sono persone morte nei veicoli» ha detto il ministro Óscar Puente riguardo alle centinaia di auto e camion bloccati sulle strade coperte di fango. «I cittadini delle province di Valencia e Castellon rimangano a casa perché Dana continua. Non uscite e rispondete alle chiamate dei servizi d’emergenza» l’appello. Anche martedì era stato diramato sui cellulari il messaggio di allerta della protezione civile. «Ma è arrivato tardi, alle 20, se si fosse anticipato si sarebbero salvate vite umane – denuncia Cavalet – A mio parere è stata sottovalutata l’emergenza e gestita male: non c’erano state limitazioni di spostamenti, anche io quella sera ho fatto lezione fino alle 19». Poi è arrivato il vento, fortissimo, e la pioggia che ha spazzato via tutto.