Politica

martedì 16 Gennaio, 2024

Alto Adige, ancora scontro sulla giunta. Battaglia sul secondo assessore «italiano»

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Contesa tra Bianchi (Lega) e Gennaccaro (Civica), Achammer (Svp):«Devono accordarsi»

Il tempo stringe. Incagliato dentro un’infinita trattativa, il «pentapartito» composto da Svp, Freiheitliche, Fratelli d’Italia, Lega e Civica non riesce a sciogliere l’ultimo nodo nella formazione della nuova giunta provinciale in Alto Adige, ovvero il numero di assessori che la comporranno. O meglio, manca ancora una risposta alla seguente domanda: chi tra l’ex assessore bolzanino Angelo Gennaccaro (La Civica) e l’ex sindaco di Laives Christian Bianchi (Lega-Uniti) affiancherà Marco Galateo (FdI) come secondo assessore di lingua italiana nel primo esecutivo di destra della storia del Sudtirolo? Chiusa la partita del programma, giovedì il consiglio provinciale sarà chiamato a eleggere il presidente della Provincia. Se la conferma per un terzo mandato del Landeshauptmann Arno Kompatscher è scontata, così come il voto contrario delle opposizioni (salvo l’eventuale aiutino alla maggioranza da parte del fuoriuscito Svp Thomas Widmann, che ora tende la mano al suo vecchio partito), non lo è ancora l’appoggio da parte di Bianchi oppure Gennaccaro. Nessuno dei due è infatti intenzionato a fare un passo indietro e rinunciare all’assessorato. Ma se per questa ragione uno tra i contendenti dovesse tirarsi fuori dal perimetro della maggioranza — questa la linea della Svp — allora la giunta da 11 si ridurrebbe a soli otto componenti, con un solo «italiano», cioè Galateo. In caso di defezioni, dunque, i partner italiani rimanenti non entrerebbero entrambi in giunta, ma solamente uno. «La nostra posizione resta questa», ha ribadito ieri l’Obmann della Svp Philipp Achammer, «dobbiamo trovare un’intesa tra i partner di coalizione e in consiglio vogliamo restare in 19, perché abbiamo bisogno di una maggioranza stabile. Sono piuttosto ottimista che entro giovedì, prima dell’elezione del presidente, si trovi una soluzione sul numero di assessori. Ma la maggioranza deve rimanere a 19: solo così è possibile avere una giunta a 11». Inoltre, ricorda il segretario della Stella Alpina, «l’allargamento della giunta a 11 è nato solo per garantire al gruppo italiano una rappresentanza da parte dei due assessori, non era la volontà iniziale della Volkspartei». La strategia Svp è dunque uscire dall’angolo, cercando di giocare in contropiede rispetto ai partiti italiani e costringendoli a trovare un accordo tra loro. Non è però un mistero che Kompatscher spinga sul centrista Angelo Gennaccaro per «moderare» una giunta troppo sbilanciata a destra; d’altronde Svp e Civica sono politicamente assai più vicine di quanto non lo siano entrambe con gli altri partiti di centrodestra. Inoltre, è evidente che la Volkspartei approfitti dello scontro in atto a Roma (e in Trentino) tra Lega e Fratelli d’Italia — da ultimo sulle candidature alle elezioni regionali —, della serie: tra i due litiganti il terzo gode. L’elefante nella stanza, però, è il tanto sbandierato asse Bolzano-Roma sulla riforma dello Statuto d’Autonomia, il «patto» siglato dalla Stella Alpina con Giorgia Meloni su cui si fonda proprio lo storico ingresso di Fratelli d’Italia al governo della Provincia di Bolzano. Un patto stretto anche con la Lega, a partire dal ministro agli affari regionali Roberto Calderoli. E, dal canto suo, Galateo ha fatto sapere — sebbene con poca veemenza — che l’asse FdI-Lega sancito nella capitale con i ministri Lollobrigida e Calderoli sarebbe «indissolubile».
Last but not least, dentro la Svp c’è chi vuole in ogni caso una giunta a undici: la corrente dei contadini vicina al Bauernbund, nonché la sezione di Bolzano del partito, premono dall’inizio per affidare l’assessorato all’agricoltura a Luis Walcher, ex vicesindaco del capoluogo. In altre parole, con più poltrone a disposizione, sarebbe più facile accontentare le varie correnti (e aree geografiche) interne alla Svp. Insomma, il rischio per Kompatscher è che l’insieme di questi fattori lo metta di nuovo all’angolo e lo costringa a benedire definitivamente una giunta con dentro Lega, FdI e Freiheitlichen: esattamente quell’esecutivo definito «amico di Orban» da centinaia di manifestanti scesi in piazza a Bolzano a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno, protestando contro la Svp accusata di favorire l’avanzata delle destre xenofobe e nazionaliste. Achammer però non si scompone e, come detto, resta ottimista: «È la prima volta che ci sono 5 partiti che devono trattare, la frammentazione porta a queste difficoltà. Ma la decisione sarà presa in Sudtirolo, non a Roma». Ed entro giovedì, promette l’Obmann, sapremo quale.