L'editoriale
mercoledì 28 Dicembre, 2022
di Fabio Gobbato
Il faticoso compromesso trovato prima di Natale dal gruppo consigliare Svp (Fraktion) sulla parziale riduzione dell’Irap mostra che quanto meno nella Stella alpina c’è la volontà di una tregua. La pace, però, è lontanissima. Se il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, avesse tardato a dare la disponibilità per il terzo mandato le cose in aula sarebbero andate diversamente e si conterebbero morti e feriti. I senatori del partito di raccolta da mesi affilavano i coltelli pronti a commettere il cesaricidio. Da settimane il Landeshauptmann non si proteggeva nemmeno con i guantoni. Incassava scariche di diretti e montanti alla mascella come Jack La Motta. E la prima regola quando si è costretti nell’angolo è non restare passivi e «fare qualcosa». Quindi, magari non credendoci neppure fino in fondo, si è messo a disposizione solo per tornare al centro del ring e prendere fiato. Ma Kompatscher probabilmente non ha ancora deciso nulla. Senza neppure valutare bene le carte che ha in mano ha detto «vedo». Forte dei sondaggi che lo danno in formissima quanto a gradimento personale, ha chiesto agli oppositori di decidere se affondare tutti insieme o tentare di tappare le molte falle aperte nello scafo.
Ma cosa c’è davvero in ballo con la ricandidatura di Kompatscher? I fratelli Michl e Toni Ebner, rispettivamente presidente di Athesia e Chefredakteur del Dolomiten, vorrebbero avere una maggiore influenza su tre dei quattro poteri previsti in democrazia. All’epoca di Durnwalder esercitavano solo il loro, il quarto, e riuscivano talvolta a condizionare il legislativo, rappresentato dalla Fraktion (il gruppo consigliare) nelle sue interrelazioni con gli organi della Volkspartei. Ma l’uomo di Falzes (Durnwalder) aveva più che saldamente in mano il potere esecutivo anche se in realtà aveva al proprio fianco Thomas Widmann, uomo di fiducia degli Ebner. In verità, poi, le occasioni di scontro e di lontananza ideologica tra l’universo durnwalderiano e quello ebneriano erano tutto sommato saltuarie. E quando sentiva il bisogno di ribadire chi comandava Luis tirava un pugno sul tavolo e tutti si mettevano zitti e buoni. La convivenza non è stata amorevole, ma ha funzionato per 25 anni ed è diventata amore di recente quando i due universi si sono uniti per delegittimare il nemico unico, Kompatscher, come è inconfutabilmente dimostrato dal caso delle intercettazioni riguardanti i vertici della società di trasporto Sad pubblicate nel libro di Christoph Franceschini e Artur Oberhofer, «Freunde im Edelweiss».
L’anomalia Kompatscher
Arno Kompatscher, ex imprenditore funiviario affermatosi prima come sindaco di Fiè, poi come presidente del Consorzio dei Comuni, è riuscito a diventare presidente della Provincia grazie ad una ondata di consensi personali ed è arrivato in alto senza che prima gli fosse stato fatto un accurato esame del dna politico. Veniva descritto come «uno bravo», «uno preparato», ma che ha «poca empatia». Nei primi tempi il Dolomiten magari non lo ha venerato come fosse una propria creatura, ma neppure si può dire che ne abbia ostacolato l’affermazione. Del resto, non essendo diretta espressione di una vera lobby Arno veniva considerato facilmente controllabile. Sulle prime il principale difetto che gli veniva rimproverato era di essere troppo «filo italiano». Con il passare del tempo Kompatscher ha stretto una solida alleanza-amicizia (che dura ancora oggi) con Martha Stocker, donna da sempre vicinissima agli Schützen che, di riflesso, lo ha aiutato a proteggersi su questo fronte. Anche se a molti sembrerà inverosimile, va però ricordato che proprio di recente il Forum Heimat è tornato ad attaccarlo per lo scarso patriottismo, per il polo bibliotecario trilingue e, financo, per aver chiamato «NOI» il parco tecnologico (è tutto vero).
L’errore di Arno
Il grosso errore commesso dal presidente altoatesino è l’aver creduto che la carica che ricopriva gli creasse uno scudo protettivo, sottovalutando quanto sia ancora importante il consenso di Athesia per esistere politicamente in Alto Adige, indipendentemente dalla lingua che si parla. Il Dolomiten vende la metà rispetto ai tempi d’oro, ma la casa editrice nel frattempo ha moltiplicato il proprio potere di influenza con una serie di operazioni condotte sull’intero territorio regionale.
Il sistema di potere
Con grande ottimismo Kompatscher non si è fatto problemi ad andare contro Athesia, convinto di potersi gestire la controffensiva grazie al fatto di essere il Landeshauptmann, che tradotto vuol dire l’uomo più importante della Provincia. Ma in Sudtirolo non funziona così. Perché il sistema di potere coinvolge e avvolge intere categorie economiche e correnti del partito-Stato, con ramificazioni anche nel paese più piccolo e sperduto. Un contropotere in grado, come avviene altrove, anche di combattere ad armi pari se non addirittura sopraffare il potere «ufficiale».
I tempi di Durnwalder
Ai tempi gli Ebner tenevano testa a Luis Durnwalder che era espressione e anima della lobby più potente, quella dei contadini, ma l’uomo di Falzes rispetto al successore aveva una capacità di attrarre consensi, improvvisare, dare pacche sulle spalle e, come hanno dimostrato le sentenze passate in giudicato, distribuire i fondi riservati, quasi impareggiabile. Kompatscher tutte queste doti non le ha. Non solo. Fin dal primo istante ha gridato ai 4 venti che si sarebbe distaccato in tutto e per tutto da quello che faceva il predecessore e si è costruito un consenso cambiando radicalmente il modo di amministrare. Ha iniziato a sentire le parti sociali, per dire, prima di fare la manovra finanziaria, non dopo, per comunicare le decisioni che aveva preso. Arno ha deciso di puntare molto sull’innovazione, e, seppur fermando i contributi a pioggia che piacevano anche alle grandi imprese, con la legge sugli appalti, frutto di una complicata trattativa a Bruxelles e a Roma, è riuscito a creare delle autostrade per favorire le aggiudicazioni alle imprese altoatesine. Una parte del mondo delle piccole-medie imprese artigiane e una parte sostanziosa dei sindaci stanno quindi con lui. Ma una parte importante di Assoimprenditori, l’Unione commercio, gli albergatori dell’Hgv, e, neanche a dirlo, il sempre più onnipotente Bauernbund, sono molto sensibili allo schiocco delle fruste e non sono bastati anni di aliquota Irap al minimo e neppure il finto tetto ai posti letto per fare in modo che rimanessero equidistanti.
Scontro sulla nomenclatura
Kompatscher in questi nove anni per la gran parte del tempo è stato lasciato con la testa sott’acqua a dimenarsi, con un waterboarding impietoso. Molti dei suoi uomini e donne di fiducia sono stati fatti fuori politicamente con manovre da film di spie (Jasmin Ladurner) o depotenziati (Lanz, Schuler) e altri, come l’assessore alla mobilità Daniel Alfreider, sono letteralmente scampati per miracolo ad agguati di stampo non proprio amichevole (anche questa non è un’opinione, ma è tutto documentato nel libro «Freunde im Edelweiss»). Kompatscher ha risposto buttando fuori dalla giunta Thomas Widmann e cercando di depotenziare Waltraud Deeg, amatissima dagli Ebner, con il risultato di mettersi contro pure l’ala sociale del partito, che teoricamente avrebbe potuto essere uno dei punti in cui prendere consenso.
Il caso Brennercom
Dimenandosi, Kompatscher è quindi riuscito a sferrare qualche colpo qua e là, ma in certi casi, come al termine della lotta per la supremazia nella società di telecomunicazioni Brennercom, si è scoperto che in realtà Athesia non le aveva prese per niente. Nel 2021, per essere più espliciti, grazie alla scalata finta ostile degli spagnoli di Asterion a Retelit, Athesia con un profetico rastrellamento di azioni sotterraneo, ha realizzato un profitto netto superiore ai 40 milioni di euro, mente 5 anni prima il ramo di azienda era stato valutato dalla Provincia 18 milioni.
Il sostegno a Benko
Ma come ha fatto Kompatscher a resistere finora solo con le sacche di consenso di cui si è scritto, e come mai, quando si parla delle donazioni al partito di raccolta per le quali è stata istituita anche una commissione di inchiesta, torna sempre il nome di Heinz Peter Hager, il cosiddetto «plenipotenziario» di René Benko in Alto Adige? Se fosse nato e cresciuto a Campo Tures o a Malles, invece che a Innsbruck, il tycoon austriaco oggi sarebbe quasi certamente parte dell’establishment. Benko avrebbe cioè garantita una fettona della tortona altoatesina, ma da dentro il cosiddetto «sistema Südtirol». Invece è tirolese, ha accumulato una quantità di denaro mostruosa con migliaia di operazioni immobiliari e commerciali in tutto il mondo e prima di sbarcare in Alto Adige non ha fatto atto di sottomissione. Ovvia e comprensibile a sinistra, l’animosità contro l’uomo d’affari austriaco nel mondo imprenditoriale sudtirolese è dovuta principalmente al fatto che ha disponibilità economiche di parecchie decine di volte più grandi rispetto a tutti i più importanti gruppi economici locali, Athesia compresa. Gioca di fatto un altro campionato. Lo sanno bene anche a Verona e nelle altre città d’Italia in cui ha comprato «pezzi di città». A Bolzano, per dire, è bastato distrarsi un attimo che in un morso si è staccato mezzo parco della stazione e, dopo un referendum indetto dal commissario che governava Bolzano, ha realizzato il mega progetto Waltherpark, il tutto, anche grazie all’ok dello stesso Kompatscher. Con quel «sì» il presidente altoatesino si è messo definitivamente contro tutti i potenti commercianti del centro storico del capoluogo e più in generale il mondo del commercio sudtirolese. Ma il presidente della Provincia ha forse calcolato che quel mondo non lo avrebbe mai intercettato, come del resto quello dei contadini. Ed ha anche contemporaneamente valutato che un corpo estraneo al «sistema» molto potente poteva in qualche modo essergli utile per non essere sempre alla mercé dei soliti noti. Questa, fra le eresie di Kompatscher, anche se forse gli ha permesso di non rimanere ancora stritolato, è quella che gli è costata di più. Perché Benko è «il nemico» anche per i Verdi, per la sinistra italiana, per la destra sociale. E quindi, detto tutto questo, sembra incredibile che in tutti i sondaggi Kompatscher abbia indici di gradimento altissimi.
Il peso dei sondaggi
Sembra stupido e molto «italiano», ma quello dei sondaggi favorevoli è uno degli elementi più importanti della sopravvivenza politica di Kompatscher. Per le sue persone di fiducia questa è peraltro la prova che Athesia ha un coefficiente di penetrazione nella società alto, ma non decisivo come un tempo. Solo che pure Kompatscher ha imparato sulla propria pelle che con i sondaggi non si governa. Annunciando la sua disponibilità a ricandidarsi si è tolto temporaneamente dall’angolo, ma è improbabile che possa accettare di andare avanti a queste condizioni per altri cinque anni. Per non affondare la Svp, partito che si è dimostrato finora immortale, dovrà trovare una soluzione creativa.
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