L'allarme
giovedì 6 Giugno, 2024
di Leonardo Omezzolli
A rischio la riserva locale Val di Gola. Il grido di allarme viene lanciato a più riprese dal mondo ambientalista e soprattutto dai membri del comitato interregionale che da mesi sta contrastando la realizzazione della Ciclovia del Garda così come attualmente pensata, proprio perché impattante dal punto di vista paesaggistico oltre da quello più strettamente scientifico con una forte alterazione dell’ambiente naturale e degli ecosistemi. Che ne sarà della Val di Gola, unica riserva locale praticamente inavvicinabile all’uomo per far sì che se ne preservi la totale naturalezza, quando inizieranno i lavori sul versante montano per la realizzazione del tratto di ciclabile a sbalzo? Una domanda che attualmente non trova risposta, ma sulla quale c’è la massima preoccupazione. A breve la Provincia si pronuncerà su alcune scelte progettuali riguardanti il progetto della Ciclovia del Garda anche comprendenti i 500 metri della riserva locale Val di Gola e, l’auspicio del mondo ambientalista, è quello di veder prevalere l’ultima delle ipotesi proposte, ossia l’allargamento delle gallerie naturali sulla Gardesana occidentale per far spazio, sul sedime della carreggiata a un tratto di ciclovia che, così, non sarà più a sbalzo permettendo la conservazione e la tutela della riserva stessa. Un’ipotesi che però nelle sale provinciali non sembra essere tra le preferite per una questione di costi che lieviterebbero ulteriormente innalzando di molto il già impegnativo costo di realizzazione. Al momento, infatti, sembra che i tecnici provinciali non la stiano stiano vagliando. «Dobbiamo immaginare che questa riserva locale – spiega Paolo Matteotti membro del Comitato interregionale contro la ciclovia attraverso l’associazione Wwf Trentino e Riccardo Pinter – è tutelata sia a livello dell’acqua sia nella sua parte di versante con la sua particolare vegetazione». L’intero ecosistema, infatti, che racchiude uno dei rari tratti di spisggia della costa occidentale, è ideale per la riproduzione di alborelle e cavedani, specie ittiche autoctone che negli ultimi anni hanno subito un drastico calo. La riserva è raggiungibile solo via lago ma l’approdo è vietato e l’accesso è consentito solo ai fini della sua gestione e conservazione. «In alcuni punti – continua Matteotti – tra la parete rocciosa e il lago ci sono poco meno di 10 metri. I lavori di realizzazione di una passerella a sbalzo sappiamo essere impattanti, lo abbiamo visto a Limone. Questo comporterà un’erosione della vegetazione oltre che un danno a ciò che vi starà al di sotto, privandolo, di acqua piovana. L’ambiente non potrà che subirne gravi conseguenze. Fingere che quella riserva non ci sia – conclude Matteotti – è sbagliato sotto tutti i punti di vista. Per la riserva non è stato fatta alcuna analisi completa. Confidiamo che ci sia un ripensamento generale e che, almeno lì non sia fatta a sbalzo».
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