Reazioni
giovedì 25 Aprile, 2024
di Francesca Dalrì
«Altro che Comune più ricco del Trentino, tutto ciò che abbiamo qui ce lo siamo conquistato con le nostre braccia. La tassazione Irpef è iniqua e ci penalizza. La verità è che a parole si sbandiera il valore dei piccoli Comuni montani, ma nella pratica siamo stati abbandonati e lasciati soli». È «arrabbiato» il primo cittadino di Amblar-Don Giuliano Marches e non ci sta a far passare il suo Comune per il più florido del Trentino. Il paese che amministra – nemmeno 600 anime a quasi mille metri di altitudine – è il primo nella classifica provinciale per reddito medio annuo pro capite: 29.255 euro nel 2022 (il T di ieri). Ma nella pratica la situazione, quantomeno sul piano amministrativo, è tutt’altro che rosea. «Il segretario comunale Carlo Antonio Iorio ci ha lasciati dieci giorni fa per scelte personali – spiega il primo cittadino – e sono tre settimane che attendo un incontro con l’assessore provinciale per capire il da farsi».
«Sistema fiscale iniquo»
A pesare non è solo la struttura comunale «ridotta all’osso». «La tassazione Irpef è iniqua, con questo sistema i Comuni agricoli appaiono come poveri e noi ci troviamo a doverli sussidiare – denuncia Marches –. Ma un reddito da centomila euro, che venga dall’agricoltura o dall’artigianato, dovrebbe essere tassato in egual maniera, anche perché all’agricoltura i finanziamenti pubblici non mancano di certo». Nel caso dei Comuni agricoli infatti (come quello di Dambel, a neanche dieci chilometri di distanza, che risulta essere il Comune più povero dell’intera provincia), il reddito è calcolato sulla base dell’estensione dei terreni (ovvero del cosiddetto reddito dominicale) e non attraverso il classico sistema dell’Irpef. Una situazione ingiusta anche per i sindacati. «I redditi dei contribuenti di valli e località in cui è più forte la vocazione agricola e turistica sono in evidente contraddizione col tenore di vita e ricchezza espressa da quei terrori – denunciano i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti –. È opportuno, a questo punto, rivedere l’attuale sistema fiscale, iniquo, e la politica di sussidi e contributi pubblici e provinciali che continua a privilegiare proprio quelle categorie che dai dati dell’Agenzia delle entrate assai poco contribuiscono, certo meno di lavoratori dipendenti e pensionati, al “tesoro” dell’autonomia provinciale». Il primo cittadino denuncia inoltre di aver subito un taglio del 30% del fondo perequativo. «In pochi anni siamo passati da 120 a 80 mila euro – afferma Marches –. Così è impossibile andare avanti, ormai lavoriamo di anno in anno senza sapere cosa succederà il prossimo».
L’appello dei sindacati
«La nostra provincia è fanalino di coda del Nord Italia insieme alla Liguria – denunciano ancora i sindacati allargando lo sguardo a tutto il Trentino –. Particolarmente significativo resta il divario con l’Alto Adige dove il reddito medio si è attestato a 25.870. Serve far crescere il potere d’acquisto delle famiglie di ceto basso e medio. Tre mesi fa si è aperto in pompa magna il tavolo sui salari: da allora sono seguite poche riunioni, mai concrete. È ora di indicizzare l’Icef all’inflazione, superare le misure una tantum e investire su sostegni strutturali per le famiglie con figli e sulla casa».