La manifestazione
domenica 3 Marzo, 2024
di Davide Orsato
Contro il «massacro di Gaza». Ma anche contro l’università di Trento, colpevole di collaborare con Israele. E contro le fondazioni a essa collegata, a partire da Fbk, che studiano «nuove tecnologie di controllo» pronte a essere usate sia in Occidente che sulla popolazione palestinese. Il ritorno degli anarchici (circa 300 persone) nelle vie del centro città si conclude come la volta precedente, esattamente un anno fa, quando manifestarono contro il regime di carcere duro inflitto ad Alfredo Cospito. Come allora, la protesta, si è lasciata dietro una lunga scia di scritte sui muri, sulle vetrine dei negozi e anche su edifici storici. Con tanto di attacchi personali: sulla sede del rettorato, completamente imbrattata, è apparso un messaggio contro il rettore Flavio Deflorian, definito «sionista» e «complice del genocidio».E non è stato risparmiato nemmeno l’ex convento di Santa Chiara, ora sede del ramo umanistico della Fondazione Bruno Kessler: presa di mira per le sue collaborazioni con enti di ricerca israeliani, ma anche per alcuni progetti che vanno dalla robotica all’intelligenza artificiale: incluso il progetto che coinvolgeva il circuito di videosorveglianza recentemente stoppato dal garante della privacy.
Il corteo di ieri pomeriggio era stato annunciato nei giorni scorsi da una serie di manifesti. Il raduno: via Verdi, davanti alla facoltà di sociologia, alle 15. Lo slogan: «Il tempo della sottomissione si fermi». Tanta la carne al fuoco: c’era il riferimento ai fatti di Gaza, ma il vero «casus belli» è quello che accadrà martedì 5 marzo, quando è attesa la sentenza della Corte di Cassazione sulla manifestazione del 7 maggio 2016 al Brennero.
Sono 63 i manifestanti di allora che rischiano una condanna definitiva per resistenza a pubblico ufficiale, radunata sediziosa, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio (in giudizio sono cadute le accuse di «saccheggio e devastazione»). Allora la protesta era contro la chiusura della rotta orientale, in sostegno ai profughi che cercavano di entrare in Europa: i manifestanti bloccarono l’A22 e i binari della ferrovia. E ieri pomeriggio, a Trento, c’erano molti «veterani» di otto anni fa. Il corteo era stato comunicato alla questura.
Questo il percorso: da Sociologia fino a via Roma e poi da via San Pietro a piazza Fiera, con ritorno passando da via Fratelli Perini e via Endrici. Le forze dell’ordine hanno scelto una linea di basso profilo: solo blocchi nei punti più delicati (via Belenzani).
Per il resto, le uniche divise che si sono viste sono state quelle della polizia locale. L’obiettivo è quello di evitare tensioni, in un momento in cui non mancano a livello nazionale, con i casi di Pisa (le manganellate ai manifestanti che avevano tentato di forzare un blocco) e di Torino (la volante assaltata nel tentativo di favorire la fuga di una persona destinata al centro per il rimpatrio), entrambi ampiamente citati da chi si è succeduto al megafono nel corso del corteo.
E c’è anche il prossimo appuntamento, venerdì 15 marzo, con il G7 dedicato alle nuove tecnologie, per il quale si preannunciano misure di sicurezza straordinarie.
La manifestazione si è fatta notare, anche per i «botti» (nel senso di petardi), oltre che per gli slogan. Rabbia di molti commercianti per le scritte, anche sulle vetrine: davanti alla filiale di Deutsche Bank è comparsa la scritta «Assassini», mentre anche la Rai, nella sua sede regionale, è stata accusata di essere «complice» nelle vicende di Gaza.\. In corteo anche parole contro il sindaco Franco Ianeselli. L’accusa, per lui, è di volere la «militarizzazione della città», dopo la richiesta di aderire al progetto «Strade sicure», che prevede, per l’appunto, la presenza di militari dell’esercito nei centri storici.