La tragedia di Caldes
giovedì 13 Aprile, 2023
di Benedetta Centin e Donatello Baldo
Migliaia di persone, oltre tremila, in ossequioso silenzio, per ore ed ore, fuori e dentro la chiesa per partecipare ai funerali di Andrea Papi, celebrati ieri pomeriggio a Caldes. Lacrime a segnare i volti di adulti e giovani. E dolore. Un sentimento pungente. All’unisono. Fatto proprio da un’intera comunità, da tutta la val di Sole. Ma anche rabbia. Per una morte, provocata da un orso, che non doveva esserci. Una parola, la rabbia, che il parroco don Renato Pellegrini ha usato per ben tre volte. Menzionata anche dalla famiglia della vittima. E poi il perdono, quello che papà Carlo Papi ha ammesso al microfono di non poter dare. Papà che ha parlato di «errori», che ha chiesto una presa di coscienza, di fare «un passo indietro» a chi avesse la responsabilità di aver lasciato scorrazzare libero un orso pericoloso. Ed è stato uno scrosciare di applausi da parte della folla.
Il dolore di un padre
«Oggi per noi le notti sono lunghissime, notti piene di ricordi, di nostalgia, notti di rabbia e di angoscia, rabbia verso chi non ha agito prima», ha esordito Carlo Papi, l’emozione e le lacrime a soffocare la voce. «Rabbia perché si poteva evitare e ora non si può tornare indietro»: ed è arrivato un altro applauso di consenso da parte dei tantissimi presenti. «Ma non siamo gli unici a non poter dormire notti tranquilli — ha proseguito il genitore — e chi ha responsabilità di tutto questo non può dormire sonni tranquilli». E poi l’appello al figlio: «Andrea, aiutaci a trovare dentro di noi il perdono, verso coloro che non riescono a chiedere umilmente scusa del loro operato, il perdono per le cattiverie inaccettabili in questo momento. Noi non siamo come te, e non siamo nemmeno santi, e questo perdono è troppo grande per noi», ha poi affermato il padre. La famiglia ha ben chiaro a cosa mirare. «Andrea non servirà a riportarti mai indietro ma dobbiamo farti giustizia, darti dignità. Purtroppo è l’unica cosa che possiamo fare oggi».
L’accusa alle istituzioni
Ed è stato allora che il papà di Andrea ha puntato il dito. «Mi rivolgo a qualcuno qui dentro. Se qualcuno ha fatto degli errori, per cortesia faccia un passo indietro, un passo indietro — ha rimarcato Carlo Papi — e si tolga la corona al ritorno e dica mea culpa, abbiamo sbagliato, riportiamo le cose a come dovevano essere e finalmente Andrea avrà giustizia e dignità», ha concluso. Anche la madre di Andrea, Franca Ghirardini, grida il suo dolore, attraverso uno scritto che non è riuscita a leggere in chiesa ma che ha inviato tramite gli avvocati di famiglia. Un altro dito puntato, perché la donna ha preso posizione pure in merito all’ordinanza del governatore Fugatti che condanna a morte il plantigrado: «Come madre non posso accettare una morte così orribile — afferma — e voglio chiarire una cosa: la colpa non è di mio figlio e neanche dell’orso. La colpa va ricercata nella cattiva gestione fatta da chi ha diretto, nel tempo, il progetto Life Ursus, che ormai è sfuggito di mano. L’abbattimento dell’orso non mi ridarà Andrea». La donna insiste: «La gestione di questo progetto, man mano nel tempo, è diventata sempre più incauta ed inadeguata: non ha tenuto conto e valutato la crescita del numero degli orsi rispetto al territorio». Per mamma Franca ci sono mancanze da ricercare e da perseguire. «Per la mancanza di tutela e prevenzione ci devono essere dei responsabili, che non possono passarla liscia». E, poi, ancora l’appello a tenere alta l’attenzione. E rivolgendosi alle istituzioni, ad attivarsi. «Chiedo a tutti i Comuni del Trentino e alle Amministrazioni di starci vicino, come atto dovuto, perché Andrea potrebbe essere stato l’Andrea di tutti, di tutte le comunità, il figlio di tutti». Ancora le parole della donna: «Mi auguro che il Governo, lo Stato, la presidente del Consiglio dei Ministri ci aiutino e raccolgano l’urlo di dolore di una madre».
La commozione di Fugatti
In chiesa, accompagnato dai sindaci della Val di Sole che ha incontrato poco prima, c’è anche il governatore Maurizio Fugatti con l’assessora con delega alle Foreste Giulia Zanotelli. Tra le altre autorità anche il commissario del Governo Filippo Santarelli in rappresentanza dell’esecutivo nazionale, ma sono gli occhi di Fugatti che incrociano quelli del papà di Andrea quando quest’ultimo accusa le istituzioni, «quelli che potevano fare qualcosa e non hanno fatto nulla». Guarda Fugatti quando dice che «qui dentro» c’è qualcuno che «ha fatto degli errori di cui deve chiedere scusa». E sono gli occhi dell’intera folla che guardano al governatore: dentro la chiesa e fuori, quando Fugatti esce sul sagrato e si lascia andare a un profondo respiro carico di emozione, commozione, oppressione per il dolore e la rabbia scagliata contro le istituzioni dalla famiglia di Andrea Papi.
Il governatore si è come caricato tutto il peso sulle spalle e si è incamminato verso il cimitero, seguendo la fiumana di persone. E al camposanto è rimasto in piedi un’ora ad assistere alla più intima cerimonia dell’addio. Senza parlare, nemmeno con la stampa che gli chiedeva un commento: «Non ora, non oggi — fa sapere attraverso il suo ufficio stampa — questo è il momento del lutto che tutti dobbiamo rispettare».
I politici tra la folla
Tra i tanti sindaci presenti, con il loro presidente Paride Gianmoena, anche quello di Trento Franco Ianeselli, l’unico esponente politico di centrosinistra assieme al collega sindaco di Folgaria Michael Rech. Tra i consiglieri provinciali solo quelli di centrodestra, a cominciare dal presidente di Palazzo Trentini Walter Kaswalder, Silvano Job (Misto), Katia Rossato e Bruna Dalpalù (Fratelli d’Italia), Loranzo Ossanna del Patt, Vanessa Masé per La Civica e, per la giunta, anche il vicepresidente Mario Tonina e Roberto Failoni, con Alessia Ambrosi come unica parlamentare presente. Nessuna passerella, ma una presenza discreta tra la folla.
Tra i politici anche l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Sergio Berlato: «Gli orsi pericolosi vanno abbattuti, è una cosa di buon senso. Io, cacciatore — ha affermato alla trasmissione di Radio24 La Zanzara — sono pronto a dare una mano per abbatterli. La reintroduzione di orsi e lupi è da pazzi scriteriati, gente da legare. Stiamo trasformando gli animali come vacche in India: sacre e intoccabili».
L'inchiesta
di Tommaso Di Giannantonio
L'incidente a San Martino di Castrozza, il padovano di 7 anni è ancora ricoverato all’ospedale Santa Chiara di Trento. Il piccolo era sul mezzo in uso alla Polizia insieme all’amico del papà