giovedì 20 Luglio, 2023
di Anna Maria Eccli
I roveretani lo conoscono come l’erculeo farmacista della Pavani, prima, della Thaler, poi. Camice bianco e fare professionale, però, mascherano una grande passione sportiva anche se, mentre dispensa tachipirine e sciroppi, è difficile pensare di avere davanti un vero campione di bodybuilding. Veronese di origine, classe 1968, Andrea Pimazzoni gareggia in Italia dal 2013, ma negli ultimi quattro anni è diventato protagonista delle più importanti competizioni europee di culturismo, in Turchia e in Slovenia. Negli europei tenutisi agli inizi di giugno a Budapest si è classificato al secondo posto, come l’anno scorso; sesto, il 2 luglio, a Mister Universo, gara che lo ha messo in competizione con atleti fortissimi provenienti da tutto il mondo, e a maggio si è classificato terzo al Trofeo Deum Ferri Miss and Mister Italia di Sapri. Uomo dal peso fluttuante (passa dai 90 ai 115 chili pre-gara con noncuranza), parla con noncuranza di “compattezza e rocciosità” corporea e sorride sornione (senza esporsi troppo nei commenti) a chi s’accontenterebbe di dimagrire 10 chili e non ce la fa.
Dottore, è nato a Verona, come è approdato a Rovereto?
Nel ’96 l’ordine dei Farmacisti cercava un informatore farmaceutico per la zona di Trento, così mi sono spostato qui con mia moglie, ci eravamo conosciuti all’Università.
Cosa ne pensa, la moglie, d’uno sport così… invasivo?
«Mia moglie Milena è un dono. È fantastica proprio a livello di testa. Quando mi ha sposato, 27 anni fa, pesavo 65 chili, oggi in gara ne peso 90 e in fase di preparazione anche 110 o 115… Diciamo che accetta, ma condivide poco».
Cosa spinge a chiedere al corpo di sviluppare tanta massa muscolare, il mito dell’uomo forte?
«Mah, non so, certo è una disciplina che dà sicurezza, con la forza sviluppi autostima. Però bisogna sapere, e io ne sono consapevole, che praticare il fitness a certi livelli può portare a bigorexia, dismorfofobia che, esattamente come l’anoressia, conduce a una errata percezione di sé».
Un Ercole in camice, dunque, insospettabile per i clienti.
«Ma sono sportivo da sempre; avevo 5 anni quando mi hanno immortalato per la prima volta con una racchetta da tennis in mano. Il tennis mi è sempre piaciuto molto, ma poi ho fatto 10 anni di judo, altro bellissimo sport, completo, molto educativo perché insegna a rispettare l’avversario. Lo consiglio a tutti i genitori».
Anche lei ha un figlio ventenne, segue le impronte sportive del padre?
«Direi proprio di no, preferisce le scarpinate in montagna».
Come mai è passato dal tennis al bodybuilding?
«Piano, prima c’è stata la stagione del golf; l’ho praticato per 11 anni, e frequentando anche il campo più bello d’Italia, della Scuola Federale di Asolo. Continuo a considerarlo lo sport più bello di tutti, ma tecnicamente è di una difficoltà mostruosa. Prima di iniziare a divertirti possono passare anche due o tre anni, durante i quali ti senti inetto. È molto impegnativo, qui la fisicità conta poco perché è uno sport di calcolo. Basti pensare che lo stesso campo di gioco cambia in continuazione col passare delle ore; di mattina presto, bagnato dalla rugiada, dà una resa, al pomeriggio un’altra, può esserci vento e un attimo dopo cessare… al termine di una gara sei psicologicamente distrutto».
Ma ad un certo punto lascia anche il golf e la Scuola Federale di Asolo, con il suo “campo più bello d’Italia”, per il body building, un bel salto.
«Quando mi offrirono un lavoro di alta responsabilità nell’azienda farmaceutica in cui lavoravo, non avevo più tempo per il campo da golf. Purtroppo quando esercito uno sport lo faccio in maniera molto professionale, non posso accontentarmi dei ritagli di tempo. È un bene, perché ti impegni e questo ha valore, ma è anche un male perché ti induce a un super-investimento psicologico. Nel ’96, comunque, iniziai a fare bodybuilding nella palestra Defant, a Terlago e quando, nel 2009, mi venne proposto di gareggiare accettai. Da allora non ho più smesso».
Cosa fa per avere tanta potenza?
«Mi alleno un’ora e mezza tutti i giorni, anche a Natale se c’è bisogno. Ma poi bisogna seguire una dieta speciale, soprattutto proteica, e si prendono integratori, ma con testa. Quello che soprattutto serve è la passione».
Su Facebook ringrazia spesso il suo coach, Davide Pioggia, e sua moglie.
«Davide è colui che mi ha permesso di raggiungere questo livello, è un grande amico, oltre che grande atleta e mia moglie mi sopporta e sa scegliere i cibi adatti a me».
Cosa vuole dire prendere integratori “con un po’ di testa” e quanto incide il tema del doping in questa disciplina?
«Diciamo che in questo sport le scelte che si possono fare sono varie e che bisogna stare sempre molto attenti a quello che si fa perché nel tempo si paga tutto. Come sempre, le “scelte sbagliate” le si può anche escludere dalla propria vita. È allora che diventa interessante “costruire” il proprio corpo ed è importante proprio questo: il body building lo puoi esercitare a vari livelli, non occorre essere “eccellenze”».
Agli europei di Budapest si è classificato anche quest’anno secondo, è soddisfatto?
«Assolutamente sì, il livello competitivo era veramente molto alto».
Come si giudicano gli atleti, nel bodybuilding?
«I giudici prendono in esame volumi dei muscoli, loro definizione, ma anche la simmetria e gli atleti vengono ovviamente divisi in categorie, per età, peso, oltre che per genere. Posso dire che nei paesi dell’Est si predilige tendenzialmente lo sviluppo muscolare, mentre in Italia si apprezza molto la “definizione” muscolare. Certamente di un giudizio sempre soggettivo si tratta. Molto sta nell’occhio del giudice».
Quale consiglio dà ai giovani appassionati?
«Di appoggiarsi ad una palestra seria e di non fare mai acquisti incauti su Internet, né di imitare i metodi di allenamento che si trovano su Youtube. Potrebbe sembrare pretestuoso, dal momento che sono un farmacista, ma la raccomandazione di non acquistare integratori sulla rete va fatta. Bene che vada gli integratori a basso costo non rendono. Parlare vagamente di “proteine” non significa nulla».
Parliamo di dieta, per non ingrassare basta mangiare cibi proteici?
«No, la dieta non deve essere drastica, un po’ di carboidrati, certamente non molti, ci vogliono. Anche lo zucchero occorre, per il buon funzionamento del cervello. Allarma, invece, vedere sempre più bambini in sovrappeso. È un fattore culturale, perché si ricorre troppo al cibo-spazzatura, ma a volte è anche economico, soprattutto in questi tempi».
Come è il suo lavoro da farmacista e quali problemi attuali deve affrontare?
«La caratteristica principale è quella di saper ascoltare il cliente, per soddisfarlo in modo corretto ed efficace. Oggi però la figura del farmacista è molto cambiata. Un tempo era di riferimento, come quella del prete, del maestro, del medico condotto. Oggi si è allo sbaraglio, a contatto con molte persone maleducate, insensibili, a volte arroganti. Purtroppo Rovereto non fa eccezione».
Cosa l’ha fatta ridere, o piangere, di recente?
«La terza telefonata, durante il turno settimanale, di una signora che lamentava la febbre a 38 del figlio. La prima volta consigliai una tachipirina; la seconda ascoltai la lamentazione perchè il figlio non voleva assumere il farmaco e la febbre non calava, alla terza chiesi che età avesse questo figlio. Quaranta, rispose la signora».