L'intervista
giovedì 20 Febbraio, 2025
di Giovanna Venditti
È pronto il tour europeo dal titolo «Credi nell’impossibile», con esordio ufficiale a Madrid il 1° aprile, ma tappa zero il 15 marzo al Palazzetto dello sport di Borgo Valsugana, dove Andrew Basso è nato nel 1985.
Artista di punta dietro al successo a Brodway del popolare spettacolo «The Illusionists», con oltre 300 performance all’anno e più di mezzo milione di spettatori, a otto anni è protagonista del primo incontro con la magia a Bolzano, quando un prestigiatore fa sparire una pallina rossa che riapparirà nelle mani di sua madre Clara. È il momento che segna l’inizio del suo sogno di diventare un artista della magia.
Nel 2005 diventa il più giovane mago della storia e il primo italiano a vincere il titolo mondiale di Escape Champion, e dal 2023 detiene il «Guinness World Record». Specializzato in escapologia e numeri che sfidano la morte, è considerato «il naturale successore di Harry Houdini». Oltre alla sua passione per la magia performativa, Basso ha un’intensa devozione per l’arte e la storia dei segreti magici. Nel 2009, ha fondato la Prestige Magic Academy in Italia, con l’obiettivo di promuovere l’istruzione dei suoi studenti con grandi maestri dell’arte. È un ardente collezionista di cimeli e manufatti, tra cui il colletto da smoking performativo di Houdini e il resto in vetro dell’originale cella di tortura cinese dell’acqua.
Alla conferenza stampa di presentazione del Tour, oltre il manager organizzativo Giuseppe Putignani, erano presenti la Vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento Francesca Gerosa, il Sindaco di Borgo Valsugana Enrico Galvan e la referente politica per la Valsugana Stefania Segnana. Grande è stata l’espressione di orgoglio per questo artista locale ma di fama internazionale.
La prima cosa che Andrew Basso ha voluto sottolineare in conferenza è la gioia del ritorno «dove il cuore batte» e aggiunge che sarà uno spettacolo creato appositamente per il pubblico italiano e in particolare per Borgo Valsugana. Porterà i numeri più famosi e quello più pericoloso nella storia della magia, 90 minuti di illusionismo e di escapologia: ammanettato e incatenato, appeso a testa in giù sarà calato dentro una vasca d’acqua dove tenterà di liberarsi.
Non solo adrenalina, sottolinea l’artista, ma momenti di grande divertimento e coinvolgimento del pubblico, laddove anche la persona seduta nell’ultima fila riuscirà a vedere le performance che farà con le carte, grazie alla proiezione in tempo reale su un grande schermo che filmerà i più piccoli dettagli.
Gli poniamo alcune domande.
Sembra che il ritorno a casa sia un evento estremamente emozionante …
«Sì, per me è la realizzazione di un sogno perché prima il desiderio era Broadway, New York, Londra, le grandi città, ma ora mi piacerebbe tanto tornare a casa e offrire alla mia gente il racconto di un sogno impossibile; è un cerchio che in qualche modo si completa».
Lei ha appunto scritto un libro dal titolo «Credi nell’impossibile». Qual è il messaggio?
«Racconto il mondo della magia, con i suoi grandi maestri e le illusioni più spettacolari. Ed è ricco di spunti per tutti perché niente è impossibile se lo si vuole davvero: noi abbiamo le chiavi per sbloccare i nostri desideri. Credere al proprio talento è l’unica via per aprire la porta del sogno».
Quanto ha inciso Houdini nel suo percorso artistico?
«Direi totalmente, perché è stato d’ispirazione e spirito guida dal primo momento in cui l’ho incontrato; è come una voce che sento e mi accompagna. C’è un episodio emblematico di quand’ero ragazzo: mi feci legare ad una sedia da mio padre perché volevo emulare Houdini, ma non riuscii a liberarmi subito e questo fu per me una grandissima lezione, un episodio chiave che mi ha insegnato il senso di sfida: non potevo, se volevo crescere nella mia arte, accettare il fallimento. Quando poi ce l’ho fatta è stata una vittoria incredibile, un’emozione che mi ha reso ancora più consapevole di intraprendere l’arte della magia».
Lei ha trasceso il ruolo di illusionista per elevarsi a escapologo. È necessario un ferreo allenamento fisico?
«Non solo, è necessario soprattutto un allenamento mentale perché comunque le cose che faccio hanno un elemento molto forte che è la paura che ci accomuna; sappiamo tutti cosa vuol dire quando si stringe lo stomaco, il cuore inizia a battere forte, si stringe la gola e facciamo fatica a respirare; quindi per me dominare e gestire questo tipo di emozione è una sfida quotidiana, non solo per me ma anche per il pubblico, ci mette tutti in suspense, è un viaggio che si fa insieme ed è anche un viaggio verso la consapevolezza di sé».
Ci sono stati dei momenti in cui ha sentito di non farcela?
«Succede ad ogni artista di vivere momenti in cui si apre la possibilità di non riuscire e sono pericolosissimi perché quello è l’istante in cui si inciampa e si fa l’errore. Nel 2012 è stata la prima volta che ho presentato il numero della vasca d’acqua a Sidney. Anche se tecnicamente ero preparatissimo, l’emozione si è infiltrata e mi hanno dovuto tirare fuori, ma poi sono ritornato sul palco ed è stato un successo. Quando si è chiusi dentro una vasca d’acqua non bisogna lasciare spazio a timori; dopo quell’esperienza sono sempre stato in grado di governare le emozioni e anche se per qualche secondo il cuore può andare a mille, il dominio si ricollega alla sfida di vincere la paura affinché non si trasformi in trauma».
Sempre a proposito di sfide, ci ricordi quando si è calato nel lago di Caldonazzo.
«Sì, è un episodio che mi ha spinto all’audacia: era il 2003, quindi ero ancora un ragazzo minorenne e avevo partecipato ad un programma di un Talent di una TV locale, “El Rebalton”. Quando il presentatore, all’epoca Mario Cagol, mi chiese quali sarebbero stati i prossimi progetti, io non potevo dire che avevo in programma la festa di compleanno di un mio amico e quindi, dopo un attimo di panico, sparai che mi sarei fatto incatenare, chiudere in una cassa e calato in acqua. Alla domanda “quando e dove”, io azzardai 31 luglio nel lago di Caldonazzo. La mia bravata l’ho poi dovuta realmente realizzare».
Il lago di Caldonazzo è stato quindi il battesimo artistico. Dov’è ubicata la sua «Bat caverna» in cui si allena?
«Una in Italia e una in America, ma non consiglio di vederla, assomiglia più a una stanza delle torture».
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