L'intervista
lunedì 31 Marzo, 2025
Angela Modena, la fotografa che ritrae animali: «Stavo male, il mio Amstaff mi ha ispirata»
di Patrizia Rapposelli
L'imprenditrice di Borgo Valsugana si è specializzata nei ritratti degli amici a quattro zampe. «Conquisto la loro fiducia ma una volta un dobermann mi ha lasciato con un occhio nero»

«I cani e la fotografia rappresentano le mie scelte folli, i salti nel vuoto, le scommesse su me stessa e la consapevolezza nelle mie capacità».
Quando pronuncia queste parole, non ci sono esitazioni nella voce di Angela Modena. D’altra parte, ha inseguito con determinazione, non più giovanissima, il suo sogno: diventare una Dog Photographer. Ultracinquantenne ha conseguito il diploma di Master Dog Photography e sta partecipando a workshop di fotografia in tutta Europa.
Un’ambizione ispirata principalmente dal suo animale domestico, Killa, un cane di razza Amstaff, arrivato in un momento di vita sofferto, come dice lei «è stata la molla per non lasciarsi andare», ma coltivato anche e soprattutto nei workshop di Claudio Piccoli, fotografo professionista specializzato in «cani in azione». Tanto che Angela è riuscita a realizzare il suo primo progetto fotografico dedicato al ritratto emotivo dei cani, allo spazio Klien di Borgo, dal titolo «Io scatto con il cuore»: si tratta di trentadue scatti frutto di tre anni di lavoro. La mostra in corso sarà visitabile fino al 16 settembre.
Ecco, Angela, imprenditrice di Borgo Valsugana, ha scelto una strada tutta sua per stare bene. Infatti, quando la fotografa racconta la sua storia, si intuisce che, dietro le parole, si nasconde un desiderio. Che la sua esperienza sia anche di ispirazione per gli altri, dimostrando che non è mai troppo tardi per imparare e rinascere. Infatti, a cinquant’anni, ha scoperto nella fotografia e nei cani, non solo la sua più grande passione, ma il linguaggio con cui comunicare e sentirsi libera.
Le sue foto sono inconfondibili: l’animale ritratto guarda nell’obiettivo e nei suoi occhi luminosi si può scorgere l’anima. E subito si percepisce l’amore che lega la fotografa al mondo dei quattrozampe.
Angela Modena, da dove nasce la passione per la fotografia e quando poi si lega ai cani?
«In casa ho assorbito molto dai miei genitori, da sempre amanti dei cani. La vocazione per la fotografia, invece, è innata. Da adolescente avevo una vecchia Nikon: è una di quelle passioni che tieni li in un cassetto mezzo aperto e, intanto che cresci e fai quelle cose “normali” che tutti si aspettano, ogni tanto la guardi e ti dici che prima o poi arriverà il momento di riscoprirla. Il momento è arrivato a cinquant’anni, quando ho perso i miei genitori e ho affrontato la dolorosa separazione da mio marito. Stefano e Francesco, i miei figli, in quel momento mi hanno regalato Killa, un bellissimo cane. Mai avrei creduto che il cuore potesse fare ancora più spazio ad un nuovo amore da poter vivere: sono rinata. Ho iniziato a frequentare i centri cinofili: da qualche scatto fatto al mio pet, è nata la consapevolezza e la certezza che, insieme alla fotografia, avrei fatto cose meravigliose per me stessa».
L’idea, invece, del ritratto emotivo?
«Non mi sono dedicata alla ricerca di uno stile in grado di restituire l’emotività nei soggetti ritratti, semplicemente dico che lo stile senza empatia con i soggetti non porta da nessuna parte. Mi viene naturale entrare in sintonia con loro, interpretarli, metterli a loro agio senza mai forzarli. Non devono e né dobbiamo pretendere che siano collaborativi, spetta a me scattare al momento giusto».
Come è possibile chiedere a un animale di mettersi in posa?
«Il segreto sta nel guadagnarmi la fiducia. Creare una situazione di totale rilassamento per l’animale permette a quest’ultimo di mostrare la sua essenza. Inoltre, conoscere le razze è fondamentale per valorizzare le sue caratteristiche: il cane parla al 90% con il corpo».
Racconti un aneddoto: c’è una sessione fotografica particolarmente buffa?
«Sul set si ride o ci si emoziona sempre per le pose o le espressioni del quattrozampe, a volte interrompo la sessione per il troppo ridere. Ricordo però un episodio con il cuore: un meraviglioso Dobermann maschio con un bel caratterino. Dovevo ritrarlo in corsa, io ero sdraiata, volevo guardasse nell’obiettivo, al momento dello scatto mi ha centrata in pieno, mi ha lasciata con un bell’occhio nero. Lui è rimasto per un secondo a guardarmi, neanche mi stesse deridendo».
Può dare qualche consiglio per fare belle foto ai nostri pet?
«Cercare sempre gli occhi e stare se possibile appena sotto il loro sguardo».
Progetti futuri?
«Preferisco stare con i piedi per terra, quando si parla di futuro. Diventare una Dog Photographer professionista mi spaventa, ho paura che le mie foto possono perdere di magia. Continuerò ad aggiornarmi e ad arricchire la mia strumentazione».
Cronaca
Soffoca con un gamberone a pranzo, ma il figlio lo salva con la manovra di Heimlich e il massaggio cardiaco
di Patrizia Rapposelli
L'incidente al ristorante Al Brenta di Levico Terme fra lo sgomento dei presenti. All'arrivo dei soccorsi allertati immediatamente l'uomo aveva ripreso i sensi e ha tranquillamente ripreso a mangiare