italia
martedì 12 Dicembre, 2023
di Sara Alouani
«Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere». Sono le ultime parole di ‘Anna’, nome di fantasia delle donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla morta in casa sua a Trieste dopo aver ottenuto il via libera al suicidio assistito. Un messaggio diffuso dopo il decesso – che risale al 28 novembre – dall’Associazione Luca Coscioni che ha seguito il suo caso, il primo in Friuli Venezia Giulia e anche il primo, a livello nazionale, completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. A seguito dell’ordine del Tribunale di Trieste, infatti, sia il farmaco letale sia la strumentazione per l’autoiniezione sono stati forniti dal Ssn, mentre un medico individuato dall’azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l’azione richiesta. Un’operazione – sottolinea la Coscioni – avvenuta nell’ambito e con i limiti previsti dalla Ordinanza Cautelare pronunciata dallo stesso tribunale il 4 luglio 2023, «e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza di ‘Anna’».
Si tratta della prima volta, in Italia, «che una persona ha avuto accesso all’aiuto alla morte volontaria interamente nell’ambito del Servizio sanitario pubblico a seguito dell’ordine di un Giudice», dichiara l’avvocata dell’associazione Filomena Gallo, sottolineando che alla luce della procedura eseguita in Friuli «risulta non fondato e paradossale il diniego ricevuto invece nel Lazio da Sibilla Barbieri, anche lei dipendente da trattamenti vitali ma costretta a morire in Svizzera».
Per Marco Cappato «il diritto di scelta alla fine della vita si sta faticosamente affermando, nonostante ostruzionismi e resistenze ideologiche che sono sempre più lontane dal sentire popolare» ma ora «occorre lavorare sui tempi. Non deve più essere consentito di far attendere quasi un anno fra sofferenze intollerabili e condizioni che peggiorano con il rischio – come stava accadendo ad ‘Anna’ – di perdere le ultime forze necessarie per l’autosomministrazione del farmaco letale», aggiunge il tesoriere Marco Cappato, impegnato in questi mesi nella campagna regionale «Liberi subito».
In assenza di una legge nazionale sull’aiuto alla morte volontaria, in Italia la scelta di fine vita è regolamentata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Antoniani (Dj Fabo). Ad oggi sono 5 gli italiani assistiti dalla Coscioni che hanno ricevuto il via libera per la morte volontaria assistita: Federico Carboni nelle Marche, la signora Gloria in Veneto e ‘Anna’ in Friuli hanno confermato la propria volontà, mentre Stefano Gheller (in Veneto) e ‘Antonio’ (sempre nelle Marche) dopo il semaforo verde da parte del Comitato etico non hanno ancora dato seguito alla tecnica. In aggiunta ai diversi casi di italiani espatriati in Svizzera, altri inoltre vorrebbero accedere alla morte volontaria assistita ma sono in attesa della verifica delle condizioni. Tra questi è attualmente nota la vicenda di Laura Santi, in Umbria, che a maggio ha denunciato l’Usl per non aver ricevuto una risposta.