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giovedì 21 Novembre, 2024

Appalto Unifarm «pilotato», assolti in Appello i tre imputati: nessuna turbativa d’asta

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Cadono le accuse per Giuseppe Comoretto, Domenico Lombardi e Fernanda Visentin, condannati a un anno ciascuno

Appalto Unifarm, la società di farmacisti del Trentino Alto Adige: nessuna turbativa d’asta nell’ambito della sanità trentina, ne sono convinti i giudici di secondo grado che hanno fatto cadere le accuse. Così ha sentenziato appunto ieri mattina la Corte d’Appello di Trento che ha assolto, «perché il fatto non sussiste» i tre imputati che a giugno 2023 il tribunale collegiale aveva invece condannato a un anno di reclusione ciascuno, pena sospesa. Le difese (avvocati Giovanni Rambaldi, Monica Baggia e Roberto Bertuol) sono riuscite a sgretolare il castello accusatorio, contestando la qualificazione giuridica dei fatti, evidenziando come non vi fossero i presupposti per una turbativa d’asta in concorso, detto che anche la stessa Procura generale aveva chiesto l’assoluzione dei tre che sono quindi usciti a testa alta dal processo di secondo grado, scrollandosi di dosso quelle contestazioni scomode. Gli assolti sono l’ingegner Giuseppe Comoretto, già direttore dell’area tecnica dell’Azienda sanitaria, che era finito a processo quale direttore del Servizio Nuovo Polo Ospedaliero del Trentino (in primo grado la Procura aveva sollecitato per lui 18 mesi); Domenico Lombardi, già funzionario del Servizio programmazione acquisti e logistica (nel frattempo trasferiti in altro ufficio), e Fernanda Visentin, che doveva rispondere della contestazione in qualità di direttore tecnico di Unifarm. Una sentenza, questa, che ha chiuso di fatto l’unico filone rimasto aperto a Trento della vasta inchiesta dei pm Carmine Russo (ora giudice di Cassazione) e Alessandra Liverani sulla sanità trentina.
Stando alle contestazioni si era trattato di una gara d’appalto realizzata ad hoc, confezionata «su misura» proprio per Unifarm. Per estromettere possibili altri partecipanti, per fare in modo che la Spa di Ravina si aggiudicasse (così come è avvenuto) la gara nell’autunno 2017. Per permetterle di ottenere appunto, tramite la procedura dell’affidamento diretto, il servizio di stoccaggio e trasporto vaccini (177 mila euro più Iva per due anni). Almeno questa era l’imputazione che però non ha retto alla prova dell’aula in Appello.
A dare linfa alle indagini era stata un’intercettazione ambientale, dichiarazioni registrate grazie a una «cimice» che era stata piazzata dagli investigatori nell’ufficio di Comoretto, nell’ambito di un’indagine più ampia su appalti di grandi opere della Provincia (e proprio per questo non utilizzabile secondo le difese). I carabinieri del Noe e della squadra mobile di Trento che avevano effettuato gli accertamenti sono così incappati in quella che era stata descritta come una trattativa tra Comoretto e la Visentin, e in incontri tra i tre, per l’accusa per raggiungere l’accordo, per fare in modo che Unifarm fosse l’unica in grado di soddisfare i requisiti richiesti e riportati, a firma dell’ingegner Comoretto, nell’avviso per la manifestazione di interesse, pubblicato il 18 luglio 2017 sul sito dell’Azienda sanitaria pubblica. Con requisiti che solo Unifarm avrebbe potuto avere, come quello di possedere un magazzino di 60 metri cubi (quando dovevano essere 40), in zona vicino a Trento, entro un raggio di 50 chilometri dal centro, e di un monitoraggio h 24 delle celle frigorifere. Tutto perché – era la tesi degli inquirenti – la Spa la spuntasse. La gara era poi stata mantenuta sotto i 190 mila euro, per evitare di dovere procedere con una gara europea. Un quadro accusatorio, questo, che però non ha retto.