Ospedale Santa Chiara
lunedì 18 Settembre, 2023
di Davide Orsato
«Beffati e umiliati». Non si placa la rabbia dei dipendenti dell’ospedale Santa Chiara di Trento dopo l’ispezione degli armadietti avvenuta la scorsa settimana. Quella che, a una prima occhiata, potrebbe sembrare una vicenda interna, di scarso interesse pubblico ha, in realtà, toccato un nervo scoperto: un problema lamentato e segnalato da anni e, a detta di alcuni dipendenti, inascoltato dai vertici aziendali. C’entra, ancora una volta, il Covid, le maggiore attenzione posta, negli anni alla pulizia interna e un nuovo appalto che risale al 2018 e che ha cambiato la gestione interna delle divise.
Un cambiamento che ha abbandonato la gestione «nominale» (a ogni persona corrisponde una divisa) per adottare un sistema «forfettario». Un cambio che ha creato problemi, soprattutto per le taglie. Con i camici «centralizzati» si risparmia in logistica, ma non sempre arrivano le tagli giuste.. O, meglio, vengono mandate delle «quote» di diverse taglie: un po’ di «small», un po’ di «large», eccetera. Il problema è che non sempre c’è quella giusta per il personale di turno in quel dato momento. E sarebbe questo il motivo per cui molti dipendenti, sarebbero stati indotti a metterne «da parte» quando ne trovavano qualcuna da poter indossare. «Sono anni che i dipendenti lamentano questa situazione — fa sapere Giuseppe Varagone, segretario provinciale di Uil Fp — sono state mandate diverse lettere alla direzione. In molti casi, i dipendenti sono stati infatti costretti a indossare camici per altre categoria: i capireparto, quelli degli infermieri, gli infermieri quelli degli operatori socio sanitari e via dicendo».
Non è tutto: dopo l’ispezione, i sindacati stanno anche portando alla luce anche il fatto che molti armadietti sono condivisi. «I dipendenti sono di più del numero degli armadietti — prosegue Varagone. È stato tenuto conto di questo? Una dipendente mi ha scritto ponendomi il problema se anche la sua collega dovesse essere presente al momento dell’ispezione. Certamente: ci sono degli effetti personali presenti, da portafogli a telefonini». L’Apss però, contesta questa lettura e ha fatto sapere di aver riscontrato delle irregolarità, a partire dal ritrovamento di molte divise (nove in un caso) in alcuni degli armadietti. «Non si può dare — è la conclusione di Varagone — dei delinquenti ai dipendenti perché prendono qualche divisa in più. A maggior ragione se si trovano in una situazione di criticità, dovuta al fatto che spesso è difficile trovarla. Siamo usciti da una pandemia in cui è stata data estrema importanza a misure d’igiene come il lavaggio delle mani e, per l’appunto, quello dei vestiti. In un contesto del genere l’azienda non trova nulla di meglio che perquisire i propri dipendenti come fossero dei ladri».