Il quadro
sabato 16 Novembre, 2024
di Lorenzo Perin
«Sole d’Autunno», era già scritto, non poteva che essere un successo. L’inaugurazione del dipinto, uno dei capolavori di Giovanni Segantini, ne ha segnato la riesposizione al pubblico dopo esattamente 70 anni, grazie all’opera del Comune di Arco – in particolare dell’amministrazione Betta, e dell’assessore alla cultura Guido Trebo – che lo hanno acquistato da una collezione privata per tre milioni di euro. Numerosi gli arcensi (e non) accorsi per l’inaugurazione del dipinto, che rinsalda il legame fra Arco e il celebre pittore divisionista, tanto che i cittadini rivendicano nell’artista un vero e proprio elemento “identitario” della propria città. «Sono venuta casualmente a conoscenza della mostra attraverso un’amica in comune. Io sono nata ad Arco ma ormai vivo ad Isera da qualche bell’anno – dichiara Loredana Morandi, venuta all’inaugurazione con il marito – fa sempre piacere tornare a casa ogni tanto, anche se non abito lontano a volte gli impegni non lo permettono e questo genere di cose, come l’acquisto di un prestigioso (e bellissimo) quadro del nostro pittore più famoso, è un motivo in più per essere fieri di venire da questo posto». Dello stesso avviso Maria Perini: «Io in realtà sono nata a Riva del Garda, considero la Busa intera come casa mia. Non potevo perdermi l’inaugurazione del nuovo quadro di Segantini, che è un pittore che è in grado di emozionarmi più di Monet, Ligabue e tanti altri, che pure sono andata a vedere di recente in mostre in giro per l’Italia» racconta la signora, da sempre appassionata d’arte. «Certo, i costi non sono stati indifferenti, ma giustamente questi sono calcoli che devono fare le amministrazioni comunali. Personalmente ritengo che i soldi investiti in arte siano sempre una buona cosa». Su una simile lunghezza d’onda Giuliano Bombarda: «La cultura è sempre cultura, è un bene che dobbiamo difendere e valorizzare, soprattutto quando si lega in modo così forte al nostro territorio». Emanuele Mazzoldi, che studia Beni Culturali all’università di Trento e ha svolto proprio nella galleria dedicata a Segantini il suo tirocinio, dà a tal proposito una prospettiva consapevole e articolata: «Certamente la cifra che è stata spesa non è indifferente, tuttavia se una città vuole crescere artisticamente, questi sono soldi che vanno spesi. Penso che per le risorse che ha il Comune, si stia facendo davvero un ottimo lavoro per il museo dedicato a Segantini. Rispetto a grandi realtà come il Muse o il Mart, ci sono senz’altro meno aiuti da parte della Provincia, eppure si è riusciti a portare a casa un grande risultato come questo nuovo quadro. Ogni museo più investe, e più cresce nel suo valore artistico complessivo: l’investimento ritornerà in futuro, in soldi, visibilità ma anche in un rinnovato senso di appartenenza». Per quanto riguarda le considerazioni esclusivamente “estetiche” sul quadro, il giudizio è unanime e tutti hanno concordato con le parole di Niccolò d’Agati, curatore della mostra: è una delle opere migliori di Segantini, in cui le scene di vita rurale, alpina che tanto sono care all’immaginario del nostro territorio trovano una delle sue migliori rappresentazioni, in una luce autunnale resa perfettamente. Insomma, quasi come un nuovo castello, un nuove fiore all’occhiello per la città di Arco. «Si tratta di uno dei massimi capolavori della pittura segantiniana – ha detto il curatore Niccolò D’Agati – esposto per l’ultima volta nel 1954, dopo di che per tanti anni non è stato possibile vederlo. Grazie alla lungimiranza di questa amministrazione torna oggi al pubblico, con quella che è la terza più importante acquisizione di un ente pubblico in Italia, dopo quelle del 1888 della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e del 1926 della Galleria d’arte moderna di Milano. Il quadro ha caratteristiche di grande rilievo, Segantini con quest’opera dimostra una straordinaria capacità di restituire la luce autunnale».
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