L'inchiesta
lunedì 3 Luglio, 2023
di Tommaso Di Giannantonio
Capannoni, aree industriali, palazzi storici, alberghi, magazzini. Ciascuno con una propria storia, una propria anima, in certi casi riesplorata, in altri rimasta in balia del tempo, sotto la polvere. Sono i tanti «ex» che punteggiano la città di Trento. Se ne contano 57 in tutto il capoluogo: ex Atesina, ex Italcementi, ex Mensa, ex Casa di riposo, ex Dogana, ex Ostello, e via dicendo. Per oltre la metà di questi spazi è stato immaginato un futuro: già attualizzato, in costruzione o solamente pensato. Il resto confluisce nella «città dello scarto», formando, talvolta, «periferie del centro». E «la nostra città non può essere un accumulo di scarti», considera il sindaco di Trento, Franco Ianeselli. «Come Comune ci stiamo impegnando per rigenerare questi luoghi, che nel passaggio dalla città moderna a quella contemporanea sono diventati luoghi di scarto. La sfida sarà quella della città del riuso».
Ex Atesina
Non si può non partire allora dall’ex Atesina dei Solteri, il capannone dell’ex società di trasporto pubblico con una superficie di 17mila metri quadrati (oltre due campi da calcio). Proprio qui, a seguito della riqualificazione di una piccola parte del fabbricato, sono stati organizzati gli incontri tematici di Supertrento. La cittadinanza — su iniziativa del Comune di Trento in collaborazione con lo studio di architettura Campomarzio — si è riappropriata (seppur parzialmente) del capannone per immaginare il futuro della città dopo l’interramento (eventuale) della ferrovia nel tratto urbano. Di «città dello scarto» e «città del riuso» si è parlato nell’ultimo incontro, la scorsa settimana.
Ma cosa fare dell’ex Atesina? Il sindaco rilancia la suggestione lanciata, a Supertrento, da Bertram Niessen, direttore dell’Agenzia di trasformazione culturale milanese «Che_Fare». «In questi luoghi — ha suggerito — va sperimentato un mix di cultura e welfare, devono nascere dai desiderata degli utenti di quel posto specifico e proprio per questo sono diversi uno dall’altro». Un’idea che il sindaco sposa appieno. «L’idea è di realizzare un’ibridazione fra pubblico e privato su una molteplicità di funzioni per la nostra città — dice Ianeselli — In passato siamo stati orientati all’ordine, a spazi dedicati ad una sola funzione, ma credo che ci si debba aprire ad un disordine sano».
Ex Italcementi
L’altro grande «ex» è l’area dell’Italcementi, a Piedicastello, dove agli inizi del secolo scorso si insediò la prima fabbrica trentina di cementi. Di certo, per ora, c’è solo la realizzazione dello studentato da 200 posti letto. I lavori stanno andando avanti. Nelle scorse settimane si sono concluse le attività relative al lotto 1, riguardante le opere di mitigazione del rischio e messa in sicurezza della parete rocciosa del Doss. Sono prossime al completamento anche le opere riguardanti il lotto 2, ossia la demolizione dei manufatti esistenti sull’area. Poi ci sarà il lotto 3 di urbanizzazione dell’area. E a seguire la pubblicazione dell’appalto da 14,8 milioni. Entro il 2025 l’ateneo trentino dovrebbe avere a disposizione la residenza per i suoi studenti.
Lo studentato coprirà solo una parte dell’ex Italcementi. L’altra rimane ancora da progettare, nel concreto. Oggi c’è un Piano guida. Il sindaco Ianeselli immagina una «cittadella» vocata allo sport e, più in generale, alla «socialità dei giovani». «Che non significa — precisa — svuotare il centro storico».
Un’opera strettamente connessa alla riqualificazione dell’ex Italcementi è la passerella ciclopedonale sull’Adige verso via Verdi. Ma «La Provincia non ha ancora trovato le risorse (5,5 milioni)», dice Ianeselli.
Ex Questura
Rinnovata, ma con un «relitto» urbano accanto, piazza Mostra, vicino al Castello del Buonconsiglio. L’edificio abbandonato (dal 2006) è l’ex Questura. Una cordata di albergatori trentini sta lavorando ad un progetto da circa 20 milioni per realizzare lì un boutique hotel (il T del 4 marzo). Rimane da capire, però, la posizione della Soprintendenza per i beni culturali, che tutela l’immobile in quanto ex scuderie del castello. «Non possiamo immaginare che tutti gli ex siano rigenerati esclusivamente dal pubblico — osserva Ianeselli — Se dovesse arrivare un hotel andrebbe benissimo perché sono comunque luoghi vivi. Alcuni atteggiamenti iper puristi non vanno bene».
Addio al «buco Tosolini»
Infine, l’area dell’ex istituto Sordomuti, presto, sarà solamente ricordata come «buco Tosolini». Entro la fine di quest’anno, nell’area dietro piazza Fiera, saranno pronte due moderne palazzine realizzate dalla ditta Habitat di Bolzano. Altri spazi, altri «ex» aspettano una nuova vita.