Economia
venerdì 17 Gennaio, 2025
di Francesco Terreri
In Trentino si contano 3.830 badanti e 1.515 colf regolari, per un totale di 5.365 lavoratori e, soprattutto, lavoratrici domestiche. Con quelle irregolari, probabilmente i numeri raddoppierebbero. Per ognuna di esse le famiglie spendono in media 10.637 euro l’anno. In dodici mesi, quindi, la spesa delle famiglie trentine ammonta a circa 57 milioni di euro. Se consideriamo che nelle Rsa della provincia sono ospitati oltre 4.000 anziani e che la media aggiornata delle rette a carico delle famiglie, dopo gli ultimi aumenti, supera i 51 euro al giorno, per un totale di oltre 18mila euro l’anno, la spesa totale per l’assistenza nelle strutture dedicate è superiore a 74 milioni. Il costo annuo a carico delle famiglie trentine dell’assistenza ad anziani fragili e non autosufficienti è quindi maggiore di 130 milioni. E la prospettiva è quella di avere ancora più bisogno di assistenza in futuro: nel 2050 gli anziani e le anziane ultraottantenni aumenteranno del 94,5% rispetto al 2023, praticamente un raddoppio. Che in Trentino vuol dire passare dagli attuali 40mila a quasi 80mila e in regione significa toccare i 147mila anziani con almeno 80 anni, il 12,7% della popolazione totale. In compenso il Trentino Alto Adige è la regione che nel 2050 avrà la percentuale più elevata di popolazione infantile: il 13,6%, più degli ultraottantenni, pari a 156mila bambini e bambine fino a 14 anni.
Il rapporto Domina
«Dopo gli incrementi fisiologici registrati nel biennio 2020-2021, il lavoro domestico in Italia sembra rientrato in una dimensione più stabile e coinvolge oltre 3,3 milioni di soggetti»: è quanto emerge dal sesto Rapporto annuale sul lavoro domestico a cura dell’Osservatorio Domina, che fotografa la realtà e le tendenze del lavoro domestico in Italia. Oltre all’analisi dei dati, il Rapporto – presentato ieri a Roma in Senato – offre piste di riflessione sull’importanza crescente del settore e sulla necessità di garantire un maggiore sostegno alle famiglie italiane nella gestione della cura e dell’assistenza. Nonostante una diminuzione negli ultimi anni, il tasso di irregolarità nel lavoro domestico è storicamente molto elevato. Secondo i dati Istat, nel 2022 il tasso di irregolarità medio in Italia si attesta al 9,7%, percentuale che sale al 47,1% nel caso del lavoro domestico. Complessivamente, tra lavoratori e datori di lavoro, il settore conta 1,7 milioni di persone censite dall’Inps. Applicando il tasso di irregolarità, il numero di persone coinvolte supera i 3,3 milioni. E la spesa per le famiglie raggiunge i 13 miliardi. Il lavoro domestico produce 15,8 miliardi di valore aggiunto pari a 1 punto percentuale di Pil generato. Ma se si considera l’intero settore della cura, il valore economico è quantificabile in 84,4 miliardi, il 4,4% del Pil totale. Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, «non solo grazie alle famiglie datoriali si riesce a sostenere il lavoro di cura, ma i 13 miliardi spesi dalle famiglie determinano uno stimolo alla produzione quantificabile in quasi 22 miliardi di euro. L’obiettivo – conclude – è il pieno riconoscimento del lavoro domestico e dei diritti di lavoratori e datori di lavoro».
In Trentino Alto Adige
In regione nel 2023, secondo i dati Inps riportati da Domina, i lavoratori e le lavoratrici domestiche regolari sono 11.394 e rispetto al 2022 sono diminuiti del 7,8%. Le badanti (72%) sono presenti in numero notevolmente maggiore rispetto alle colf (28%). A Trento si contano 3.830 badanti rispetto alle 4.369 di Bolzano. Anche per le colf prevale l’Alto Adige con 1.680 lavoratori e lavoratrici contro le 1.515 del Trentino. Le famiglie di datori di lavoro domestico sono 10.881, in calo del 7,4% sull’anno precedente. Nel complesso il 2,1% della popolazione è coinvolto nel lavoro domestico. Badanti e colf sono donne per il 95%, ma c’è un 5% di uomini. Il 55,8% dei lavoratori domestici proviene dall’Est Europa, seguito dal 27,4% di italiani, dal 6,6% proveniente dalle Americhe e dal 6% proveniente dall’Asia. L’età media del lavoratore domestico è di 53,6 anni. Oltre il 66% dei lavoratori ha lavorato meno di 50 settimane e il 51,3% opera in convivenza. Il datore di lavoro ha un’età media di 70,1 anni ed è in prevalenza donna (56,8%). Il 5,4% dei datori di lavoro è straniero. Nel 2023 le famiglie in Trentino Alto Adige hanno speso 116 milioni per la retribuzione dei lavoratori domestici, di cui 91 milioni per lo stipendio, 18 per i contributi, 7 milioni per il Tfr. Il lavoro domestico produce un valore aggiunto di circa 300 milioni di euro, lo 0,5% del Pil, che però, come nel caso dei dati nazionali, si moltiplica di parecchio se si considera l’intero settore della cura.
L’intervento pubblico
il rapporto Domina si sofferma anche sulle agevolazioni previste dalle due Province autonome e sulle buone pratiche territoriali. Trento mette a disposizione l’Assegno unico provinciale e iniziative come il Servizio Muoversi per il trasporto individualizzato. Bolzano finanzia l’assegno di cura a sostegno all’assistenza domiciliare di individui non autosufficienti e mette a disposizione delle famiglie con persone non autosufficienti dei Buoni Servizio, assicurando un monte ore di assistenza domiciliare presso i servizi di assistenza domiciliare pubblici o privati accreditati. Tra le buone pratiche territoriali è citato il Comune di Trento, che può erogare contributi a parziale copertura delle spese della gestione annuale per sostenere i soggetti pubblici e privati che operano con finalità socio-assistenziali e senza scopo di lucro.
ECONOMIA
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