Università
sabato 6 Aprile, 2024
di Tommaso Di Giannantonio
Il rettore aveva lanciato un appello forte e chiaro: «Prendeteci sul serio, rischiamo di chiudere il bilancio 2023 con un passivo di 15 milioni». A distanza di sette mesi da quel campanello d’allarme, ieri il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha annunciato l’accordo con Roma sull’incremento della somma erogata dallo Stato. «Arriveranno 13 milioni di euro in più all’anno. Abbiamo trovato l’accordo con il ministro Bernini», ha detto durante la conferenza stampa a Sover (Val di Cembra), dove si è riunita la giunta provinciale per la consueta seduta settimanale. Non sono i 15 milioni auspicati, ma il rettore dell’Università di Trento si ritiene comunque soddisfatto: «Così riusciremo a riportare il bilancio in equilibrio».
Già nel 2022 l’ateneo trentino era stato costretto a chiudere il proprio bilancio con una perdita di 4 milioni. In sessant’anni di storia i conti non erano mai andati in rosso. Nel 2023 il buco si è ingrossato ed è arrivato a 15 milioni. Com’è noto, in virtù della legge delega del 2011, in Trentino è la Provincia, e non lo Stato, a garantire le spese di funzionamento dell’università. Le risorse annuali girate da Piazza Dante all’ateneo – la cosiddetta quota base – ammontano oggi a 119 milioni di euro. Lo scorso dicembre, come prima risposta all’appello del rettore, la giunta provinciale, su proposta dell’assessore all’università Achille Spinelli, aveva aumentato di 5 milioni lo stanziamento annuale. Cosa c’entra lo Stato? Una parte della quota base viene rimborsata dallo Stato: dai 60 milioni originari, si è arrivati oggi a 76 milioni. Ecco alla fine dello scorso anno la Provincia ha avviato un tavolo di lavoro con il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), il ministero dell’Università e della Ricerca (Mur) e il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie per ottenere l’incremento del «rimborso», tenuto conto dell’evoluzione della spesa dello Stato a favore delle università statali. Meccanismo previsto dalla stessa legge delega del 2011. Solo a fronte di questo aumento, la Provincia si era detta disposta ad accrescere il budget per l’ateneo trentino. E ieri, appunto, il governatore ha annunciato l’accordo, in particolare un nuovo schema di intesa che ridefinisce le risorse da destinare alla gestione dell’università.
Nei giorni scorsi Fugatti ha incontrato la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. «Si è parlato molto delle risorse di cui l’università necessita, un tema che è stato anche al centro della campagna elettorale delle ultime Provinciali — ha spiegato il governatore — Si tratta di un passo importante verso l’obiettivo di attualizzare un’intesa rispetto alle dinamiche di costo di una realtà come l’Università di Trento, in costante crescita e nei confronti della quale la Provincia ha già incrementato la propria quota di finanziamento nel corso degli anni. Ringrazio il ministro per la disponibilità e la sensibilità dimostrata nell’ambito dei lavori del tavolo con l’auspicio che si possa giungere presto ad un accordo definitivo». Nella visita a Roma il governatore è stato accompagnato da Valeria Placidi, dirigente generale del Dipartimento affari istituzionali, anticorruzione e trasparenza della Provincia. «Nei prossimi mesi — ha concluso Fugatti — proseguirà il lavoro del tavolo per la definizione di un accordo definitivo».
Soddisfatto il rettore. «Eravamo stati informati in maniera riservata — dice Flavio Deflorian — Sappiamo che c’è ancora qualche passaggio tecnico per l’effettiva realizzazione del finanziamento. C’è soddisfazione e apprezzamento per il lavoro fatto dalla giunta provinciale, assieme al Mur e al Mef. Speriamo che la fase finale di concretizzazione si chiuda rapidamente in vista dell’assestamento di bilancio». Così la Provincia potrebbe ritoccare subito la quota base e a sua volta l’ateneo trentino, nel suo assestamento di bilancio, a giugno, avrebbe la possibilità di sistemare i conti. «In questo modo riusciremo a riportare il bilancio in equilibrio — conclude il rettore — Arriveranno 2 milioni in meno? Dobbiamo essere pragmatici, siamo comunque soddisfatti».