Consiglio provinciale
mercoledì 11 Gennaio, 2023
di Donatello Baldo
Uno contro tutti. Questo il format che è andato in onda ieri in Consiglio provinciale, convocato in via straordinaria su richiesta delle opposizioni sull’ospedale di Cavalese. Il governatore Maurizio Fugatti si è dovuto infatti difendere dal fuoco incrociato delle minoranze, che non hanno risparmiato munizioni. L’accusa, più che ventilata, è quella di aver gestito l’iter del partenariato pubblico per la realizzazione della nuova struttura in località Masi in modo «opaco», preferendo e, in qualche modo indirizzando, questa scelta rispetto alla ristrutturazione dell’esistente.
L’ex governatore Ugo Rossi: «Fugatti non ha detto cosa sia avvenuto prima della presentazione ufficiale della proposta di partenariato, non ha parlato dei dirigenti della Provincia che si sarebbero recati in quei luoghi per avere informazioni o dare direttive». E così il consigliere di Futura Paolo Zanella: «Progetto nato sulla poca trasparenza, con l’ex scario (il capo della Magnifica comunità, ndr) che andava a proporre la vendita dei terreni in nome di una ditta privata», riferendosi — come emerso nell’ufficialità della IV commissione — alla ditta Mak costruzioni, proponente del progetto. E ancora: «In che modo un’impresa privata dava mandato di comprare terreni senza sapere se otteneva il progetto?». Di opacità parla anche Luca Zeni (Pd): «Questa è una vicenda che deve essere chiarita. Nel dicembre del 2020 Fugatti rispondeva a un’interrogazione dicendo che la volontà era la ristrutturazione e che non era mai arrivata alcuna proposta da privati per la costruzione di un nuovo ospedale. Per poi scoprire — osserva Zeni — che già dal gennaio dello stesso anno lo stesso Fugatti andava sui territori a illustrare il progetto del nuovo ospedale di Masi di Cavalese. Ha quindi detto il falso su un atto ufficiale». Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’esponente di Onda Filippo Degsasperi: «Il ruolo della Provincia è stato quello del sensale. C’è da fare chiarezza — insiste — ma le informazioni vengono nascoste accampando la riservatezza, mentre ora Fugatti si fa bello millantando processi partecipativi e informativi».
A margine del Consiglio — che ha poi votato a maggioranza solo le risoluzioni che chiedevano di promuovere la partecipazione dei territori e un eventuale approfondimento solo nella commissione ordinaria, bocciando la proposta di una commissione di inchiesta — a fare notizia è un’interrogazione depositata ieri, sempre in merito all’ospedale di Cavalese, dal dem Alessio Manica: «Emergono nuovi particolari che rilevano una precisa volontà politica della maggioranza tesa a favorire il progetto di partenariato». E spiega come nell’aprile del 2020, «su proposta del vicepresidente della giunta Mario Tonina», il consiglio provinciale votasse un emendamento per abrogare la norma che prevedeva la possibilità per gli operatori economici privati di «presentare proposte aventi ad oggetto lavori o servizi solo quando questi lavori o servizi non sono presenti negli strumenti di programmazione dell’amministrazione aggiudicatrice che individuano gli interventi da realizzare, i relativi costi e la copertura finanziaria». Cosa che per Manica si è invece verificata: «Si dà il caso che nei piani e nei bilanci della Provincia fossero già presenti la previsione progettuale e le risorse necessarie per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’ospedale di Cavalese esistente».
Il «giallo» dell’emendamento sta nel fatto che sarebbe stato posto in votazione all’indomani della presentazione della proposta di partenariato dalla Mak costruzioni: «Tale emendamento di modifica è stato depositato dalla giunta in data 19 marzo 2021, cioè due giorni dopo il deposito della proposta di partenariato guidata dalla Mak. E nell’illustrazione dettagliata avvenuta in Aula emendamento per emendamento del disegno di legge — osserva il consigliere — questo emendamento è stato curiosamente saltato». Per Manica «è evidente che secondo le disposizioni della norma abrogata, alla data del 17 marzo la proposta di partenariato pubblico-privato sull’ospedale di Fiemme e Fassa non era ammissibile». Da questa considerazione, il sospetto «che, a deposito avvenuto, la giunta si sia accorta che la legge provinciale allora vigente ne impediva non solo la realizzazione, ma addirittura la presentazione».
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