l'appello
martedì 19 Novembre, 2024
di Benedetta Centin
«In un attimo, in un istante in cui ero distratto durante il tragitto in treno, mi hanno rubato lo zaino con tutta l’attrezzatura: aiutami a ripartire e a raccontare il mondo con la fotografia». L’appello in rete, legato a una raccolta fondi aperta sulla piattaforma Gofundme, è quello di Paolo Ghisu, professionista di Trento nel campo della cooperazione allo sviluppo, con esperienza internazionale nella gestione di progetto. Oltre che, appunto, stimato fotografo e video-maker. Una passione, quella per gli scatti, per le immagini, che da cinque anni a questa parte il 43enne ha trasformato in uno strumento per raccontare in modo quanto mai eloquente storie, emozioni e luoghi. Anche i suoi stessi progetti di lavoro di respiro internazionale. Giovedì scorso uno sconosciuto, approfittando della confusione sul Freccia Rossa per Milano, gli ha sfilato con destrezza tutta la sua preziosa (in tutti i sensi) attrezzatura fotografica: due fotocamere, obiettivi e tre hard disk con parte del suo lavoro. «Più di 13mila euro di materiale perso in un istante» racconta Ghisu che di lì a qualche ora si è imbarcato per il Mozambico, per Beira, per catturare, raccontare, attraverso il suo obiettivo, la sua sensibilità, il quartiere di Macuti, con il progetto «Labirinto Macuti», dove egli stesso vive. Cercando di raccontare la periferia della città africana, le sue contraddizioni e problemi ma anche e soprattutto la sua vitalità (intanto «Fully Booked, il suo primo reportage fotografico al Grand Hotel di Beira, uno degli edifici occupati più grandi e popolati al mondo, è esposto fino al 4 dicembre allo Spazio Rame di Trento). Ma i programmi, le aspettative sul nuove reportage, sono stati spazzati via da un mano lesta senza scrupoli che Ghisu ha prontamente segnalato, grazie alle testimonianze raccolte tra i passeggeri, a capotreno e polizia ferroviaria. «Quando ho realizzato mi sono sentito mancare il pavimento da sotto i piedi, ero sconvolto. Anni di fatiche, di sacrifici, caparbietà, spariti in un istante.. Eppure non ho perso lucidità, nonostante l’accaduto non ho avuto esitazioni a partire per Beira – confessa il trentino che condivide anche il suo stato d’animo – Mi sono sentito ferito, sopraffatto dalla tristezza, per il materiale rubato, per i racconti di questioni sociali e ambientali che al momento non potrò fare, per il fatto che uno sconosciuto possa violare la mia intimità: nello zaino c’erano anche tre hard disk con parte delle mie fatiche, delle emozioni raccolte, di quanto documentato anche in campi profughi del Mozambico, in zona di guerra, oltre a scatti di vita privata: tutto materiale di cui conservo il back up a casa ma per me si tratta comunque di violenza».
A Trento, dove sta lavorando anche a un documentario sulla fusione del ghiacciaio di Lares, nel Gruppo dell’Adamello Presanella, tornerà solo per Natale.
Intanto Ghisu, a Beira, dove in passato ha lavorato come referente locale del Cam di Trento (Consorzio associazioni con il Mozambico), al momento è impegnato sia con un progetto di pianificazione urbana per conto della cooperazione olandese, che per il Centro per la Cooperazione Internazionale, nell’ambito del progetto Mudar finanziato dalla Commissione Europea, e che vede coinvolta anche la Provincia di Trento e lo stesso Cam, oltre ad altre istituzioni mozambicane. Per Mudar sta appunto svolgendo il reportage fotografico «Labirinto Macuti», che verrà esposto a Trento il prossimo aprile. «Devo lavorare per riuscire a ricomprarmi tutta l’attrezzatura» continua il professionista che nel frattempo, superato lo scetticismo, ha lanciato una campagna di crowdfunding online, per chiedere un aiuto, un contributo. E hanno già risposto numerose persone che in meno di tre giorni hanno donato oltre 7mila euro. Tra i donatori figurano anche il sindaco Franco Ianeselli e un utente anonimo che proprio oggi ha versato 2500 euro. «Tantissimi i messaggi di solidarietà, le parole di incoraggiamento, il calore ricevuto, anche da parte di persone che non conoscevo e che sui social, in rete, hanno apprezzato il mio lavoro – fa sapere il fotografo – Questo mi incoraggia, mi rende felice, mi convince che quello che faccio è importante, rafforza la mia passione e la voglia di continuare».