la storia

domenica 14 Luglio, 2024

Aurelio Obrelli compie 100 anni: è stato il fondatore della Tecnoimpianti, storica azienda artigiana di Lavis

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Membro di una dinastia di fabbri, è stato per 43 anni nei vigili del fuoco. L’omaggio del nipote Mattia: «Dal nonno ho imparato cosa sono la dedizione al lavoro e la puntualità»

Sarà una grande festa quella che la famiglia Obrelli ha organizzato al Maso Tratta, sulle colline Avisiane. Aurelio Obrelli, classe 1924, festeggerà infatti i suoi cent’anni circondato prima dagli affetti più cari, poi dai tanti amici che raggiungeranno il Maso nel pomeriggio per un saluto e una fetta di torta in compagnia.
Una vita dedita al lavoro e alla famiglia, quella di Aurelio: nel cuore ha sempre avuto i vigili del fuoco, ha infatti servito come volontario per ben 43 anni, 26 dei quali come comandante. Tra le sue altre passioni spicca quella per le moto, la montagna e per lo sci in particolare: uno dei primi a percorrere la 3-Tre in Paganella, inaugurata dall’amico Rolly Marchi e sulla quale gareggiò e vinse Zeno Colò, quando ancora non c’erano gli impianti di risalita a portare in cima gli appassionati dello sci alpino.
Nel 2019, alla festa per i 200 anni di attività dell’azienda di famiglia, Aurelio aveva visto realizzarsi il grande traguardo, consegnando l’antica chiave realizzata dal bisnonno Giuseppe Vittore al nipote Mattia a simboleggiare il ponte tra generazioni.
«Mio padre ha vissuto tenacemente per tutti questi anni e ci scherza spesso sopra – spiega il figlio Mario – dice sempre che il turno arriva per tutti, e ironia della sorte, sarebbe dovuto morire cinque volte: è nato a sei mesi, in un’epoca in cui non sopravviveva nessuno, è stato investito da una macchina e messo al muro dalle SS, senza contare che ha passato due infarti. Insomma, è un uomo attaccato alla vita».
Tutto ha origine nel 1819, quando un tredicenne Giuseppe Vittore Obrelli, aiutato da papà Domenico, apre la prima bottega artigiana a Lavis specializzata in fabbro ferraio. Nel 1842 nasce Giuseppe Giovanni, che prosegue come mastro chiavaio con la stessa ditta per poi farsi aiutare dai figli Giuseppe e Mario, grazie ai quali l’azienda cresce, diversificando e introducendo l’installazione di acquedotti, suonerie elettriche, cucine e l’esecuzione di lavori artistici. Verso il finire degli anni 10 del ‘900, il testimone passa ufficialmente in mano ai due fratelli, che espandono ulteriormente l’attività, specializzandosi anche nella costruzione di cucine economiche a legna e carbone. Nel 1911, forti del successo imprenditoriale riscosso, i due scelgono di dividersi, avviando attività differenti: Giuseppe rimane al timone della ditta esistente, e Mario fonda la sua nuova ditta di fabbro magnano nel 1912.
Dopo la Grande Guerra, durante la quale Mario viene arruolato come cacciatore nella fanteria austriaca, l’attività aziendale si sviluppa notevolmente e si specializza anche nella posa di tubazioni per acquedotti e impianti idrici. Nel 1948 Mario decide di passare il testimone al figlio Aurelio: «Mi chiamò e mi disse: “è giunto il momento che anche tu dia un contributo in ditta. In te ho grandi speranze”».
Così, poco più che ventenne, inizia la sua avventura, diplomandosi nel frattempo come perito meccanico. Aurelio è sempre stato affascinato dal lavoro di artigiano del padre: un artista del ferro battuto a tutti gli effetti, faceva prendere vita gli oggetti che si modellavano a ritmo del martello che infrangendosi sull’incudine generava una danza, capace di creare l’arte.
Nel 1981 arriva il turno di Mario, classe ‘55, figlio di Aurelio, che fonda insieme al padre la Tecnoimpianti Obrelli appena dopo aver conseguito la laurea in ingegneria meccanica. Insieme, padre e figlio sviluppano maggiormente la parte di impiantistica idraulica, del riscaldamento e della manutenzione, forti del piglio manageriale caratteristico di Mario.
Il 2014 vede l’ultimo passaggio di testimone: la Tecnoimpianti Obrelli continua sotto la guida di Mario, a cui si affianca il figlio Mattia, classe ’95, che gestisce la Obrelli Service. «Dal nonno ho imparato la sua grande dedizione al lavoro, e la puntualità. – spiega Mattia – Sicuramente a livello lavorativo il suo esempio è stato molto grande, lui ha dato tutto per la sua azienda e io faccio tesoro di questo. Va detto che i tempi oggi sono completamente diversi: si pensa di più all’ascolto della persona e suoi bisogni che si intrecciano con i bisogni aziendali, alla formazione, alla valorizzazione del tempo libero. Anche nonno in questi giorni continua a ripetermi che le persone sono importanti e devono stare bene: sento continuità anche in questo. Mi piacerebbe portare avanti quanto fatto con dedizione e sacrificio, investendo sui nuovi grandi temi. L’obiettivo è portare avanti l’azienda per altri 200 anni. Nel corso del 2024 cercheremo di ampliare gli uffici, realizzare un museo all’interno dell’azienda che racconti la nostra storia, per mostrare agli stakeholders la nostra mission e far sì che possano capire il nostro valore. Vorrei realizzare anche una sala adibita alla formazione del personale e infine mi piacerebbe capire come sfruttare al meglio l’opportunità dell’intelligenza artificiale che in piccolo stiamo già usando: in futuro cercheremo di implementarla ancora di più a livello cantieristico e di manutenzione».
Oggi, quindi, la famiglia sta attraversando un passaggio generazionale sotto tutti i punti di vista: Mattia, che rappresenta la sesta generazione di quel sogno avviato da Giuseppe Vittore nel primo Ottocento e che continua da oltre duecento anni, è affiancato dalle due sorelle, Marianna e Margherita. Marianna, classe ’99 gestisce l’agriturismo di famiglia, Maso Tratta, mentre Margherita, classe ’89, è counselor e si occupa prevalentemente della gestione del comparto risorse umane di entrambe le aziende, partecipando attivamente a tutti i processi decisionali.
Insomma, 200 anni di storia aziendale e 100 di Aurelio Obrelli: tanti auguri all’imprenditore capace e visionario, che ha saputo traghettare la nuova generazione verso il futuro, mantenendo le sue radici ben salde nel passato.