Governo-Regione
venerdì 7 Aprile, 2023
di Donatello Baldo
Seicento milioni. Parte da questa cifra la trattativa che in questi giorni il governatore Fugatti, assieme al suo omologo Kompatscher che porrà sul tavolo le cifre altoatesine, ha iniziato a intavolare con il governo nazionale. Si tratta degli arretrati riguardanti il gettito Imis sugli immobili produttivi e il gettito derivato dagli oli combustibili: un valore di 50 milioni all’anno a partire dal 2020 per quanto riguarda i primi e di circa 400 milioni totali dal 2010 per i secondi. Risorse che sul bilancio nazionale hanno l’etichetta «Trentino», soldi che in linea teorica sono «nostri», come Fugatti ha affermato più volte. E non a caso Fugatti aveva annunciato lo scorso dicembre al «T» di aspettarsi un ristoro almeno parziale entro lo scorso Natale, che però a ridosso della Pasqua non è ancora arrivato. Ma c’è un motivo, perché questo potenziale «tesoretto» sarà messo sul tavolo assieme a molto altro, con l’obiettivo di alzare la posta con Roma per poter strappare molto di più.
Facciamo un passo indietro, riassumendo quelle che sono, ad oggi, le partite aperte a livello finanziario che saranno riunite in un’unica trattativa. Anzitutto c’è il tema del concorso al debito pubblico del Trentino Alto Adige, quello pattuito nel 2015, che vale in totale un miliardo diviso tra le due Province. Su questo aspetto c’è un primo approccio con Roma, anticipato da Fugatti e Kompatscher ospiti ieri al Forum del «T»: «Stiamo cercando di introdurre un approccio dinamico nella parte legata al contributo alla finanza pubblica. Si può pensare di vincolare il contributo agli investimenti». Il Trentino, infatti, ormai da qualche anno non può più contare sui teorici nove decimi di gettito, che ora si attesta circa su sette decimi. Per questo verrà chiesto a Roma che parte di quei soldi siano sottratti al «dovuto» se impiegati in opere di investimenti legati allo sviluppo, e che siano strade, ponti oppure ospedali poco importa: «Le idee si sprecano, non è questo il punto — dice infatti il direttore generale della Provincia di Trento Paolo Nicoletti — perché in ogni caso saremo noi a decidere dove investire. Il tema è se lo Stato ci sente, se accetta di mediare su questo, perché il nostro contributo va sotto la voce delle entrate sul bilancio nazionale, e anche loro devono far quadrare i conti».
La strategia parte proprio da queste premesse, dal contemperare «dare» e «avere». Sul tavolo infatti, oltre alla richiesta sul mantenimento di parte delle risorse destinate al risanamento del debito pubblico ci sono i 600 milioni di arretrati. E altre partite, come quella legata alla parte tributaria: già con il governo Draghi, che aveva abbassato di due punti l’Irpef, erano stati infatti riconosciuti al Trentino 95 milioni di euro (105 per l’Alto Adige). Ma solo per tre anni, dal 2022 al 2024: «Perché poi l’effetto dell’abbassamento delle tasse, per i principi della macroeconomia — spiega Nicoletti — dovrebbero provocare un effetto volano positivo. Meno tasse e la gente spende di più e di conseguenza aumenta il gettito che in gran parte entra nelle casse del Trentino. Ma non è automatico, non è che tutti corrono subito a cambiare la macchina, mentre noi dobbiamo finanziare le nostre competenze tutti gli anni». E dal governo arriveranno compensazioni anche a fronte della nuova riforma fiscale che a breve dovrebbe essere presentata dal ministro all’Economia Maurizio Leo? «Forse sì, per altri tre anni — spera il direttore generale — ma anche questa volta da Roma ci ricordano che vale il principio che meno tasse aumentano la spesa delle famiglie, in teoria».
Cosa fare allora? Mettere tutto sul piatto: i seicento milioni che spettano al Trentino degli arretrati di accise e Imis, la questione delle compensazioni sul mancato gettito dovuto alla diminuzione delle tasse e pure, da ultimo, la norma inserita nel Milleproroghe che toglie gli extra-profitti di A22. E così inserire nella trattativa anche il tema della diminuzione del concorso trentino al deficit nazionale: «Più cose sono sul tavolo — fanno i conti in Provincia — più aumenta il totalizzatore, e la cambiale alla fine può veder aumentare l’importo».