La decisione

sabato 4 Marzo, 2023

Aviaria, lo stop della Provincia: «Niente polli vivi a fiere e mercati»

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Divieto di portare volatili ad eventi pubblici. Varrà anche per la Fiera di San Giuseppe

Niente galli, galline, tacchini, uccellini da richiamo e da compagnia, esemplari da esposizione. Vietati anche i pulcini: un’attrazione in meno per i bambini, un’occasione di guadagno che salta per gli allevatori. La fiera di San Giuseppe sarà senza volatili, questione di sicurezza. Lo stabilisce una nota firmata dal dirigente del dipartimento salute e politiche sociali, Giancarlo Ruscitti. Formalmente una comunicazione, inviata a tutti i comuni e ad alcune categorie, tra cui l’associazione dei cacciatori trentini, ma anche alla fondazione Edmund Mach e al Museo delle scienze. Una nota, formalmente un invito. Ma quello che pesa è la richiesta all’Azienda provinciale per i servizi sanitari di non «rilasciare, per i prossimi mesi di marzo e aprile, il nulla osta sanitario allo svolgimento di fiere, mostre e mercati di volatili, ivi incluso il pollame». Non è tutto, si chiede anche ai comuni di «contattare il servizio veterinario territorialmente competente in caso di richieste di autorizzazione allo svolgimento degli eventi sopra richiamati».

Insomma, si va verso uno stop a tutte le attività pubbliche che prevedano la presenza di uccelli di diverso genere, mercati di paese compresi. Il motivo è sanitario, ed è legato all’influenza aviaria, la cui presenza si è fatta sentire anche in Trentino: quattro i casi registrati finora, uno a Vallelaghi e altri tre a Torbole, alle foci del Sarca. Ed è proprio «l’attuale situazione epidemiologica» a spingere gli uffici della provincia a varare «misure precauzionali per ridurre al minimo il rischio di diffusione dell’infezione, in particolare verso gli animali di specie sensibili detenuti per qualsiasi».

Proprio sul carattere «precauzionale» di questa iniziativa insiste Ruscitti, raggiunto telefonicamente. «Non c’è nessun pericolo in questo momento — spiega il manager della sanità di Piazza Dante — ma è chiaro che il virus è in circolazione e dobbiamo far il possibile per limitare i casi in Trentino, un territorio che risulta ora essere molto meno colpito rispetto alle confinanti province di Brescia e di Verona». Rispetto a questi territori (dove decidono le rispettive regioni Lombardia e Veneto) si è deciso di fare un passo in più: «Abbiamo seguito lo schema suggerito dal ministero della Salute — precisa Ruscitti — siamo in stretto contatto con le regioni vicine e con l’istituto zooprofilattico delle Venezie ma non abbiamo sentito Milano o Venezia prima della decisione».

La nota parla di «marzo e aprile» ma, spiega sempre Ruscitti, la speranza è quella di non avere più restrizioni già a fine mese. La ragione è la stessa che ha fatto presente al «T» il referente europeo per l’epidemia di aviaria, Calogero Terregino: la specie prevalentemente coinvolta, quella del gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus) è migratoria e presente solo temporaneamente alle latitudini del Nord Italia, poi si sposteranno più a settentrione. «È stato l’istituto zooprofilattico — nota Ruscitti — ad avvertirci delle possibili tempistiche. Con molta probabilità, se le temperature rimarranno alte, i gabbiani se ne andranno già nelle prossime settimane».

L’evento più noto a marzo a vedere la presenza, con scopi espositivi, di animali (tra cui pollame e altri volatili) è, per l’appunto, la Fiera di San Giuseppe, con la sua mostra dell’agricoltura, che si svolgerà il weekend tra il 18 e il 19 marzo. Ma c’è anche un altro capitolo, quello che riguarda le precauzioni da prendere negli allevamenti: «Quelli presenti in Trentino sono per lo più piccoli — è la conclusione di Ruscitti — di conseguenza sono anche meno attrezzati davanti a questa emergenza. La raccomandazione è quella di tenere per quanto più possibile gli animali all’interno, per evitare il rischio che vengano a contatto con la fauna selvatica infetta». Tuttavia, su quest’ultimo punto, la nota del dipartimento della Provincia non si esprime: «Si è preferito — nota il dirigente — fare una raccomandazione, anche perché la situazione è temporanea e non si vuole confliggere con la buona pratica dell’allevamento all’aperto, utile per il benessere animale».