La risagomatura dell’argine sinistro e della golena del fiume Adige interessa il tratto di corso d’acqua compreso tra il confine nord del Trentino e la confluenza della cosiddetta “fossa di Salorno”. Questa operazione prevede lo scavo di circa 40.000 metri cubi di materiale per restituire al fiume un aspetto e una dinamica più naturali, in grado di ridurre il rischio idraulico del territorio e migliorare la biodiversità dell’area. Lo scavo avrà come obiettivo la creazione di nuove aree umide e habitat fluviali che favoriranno l’insediamento di specie ittiche e anfibi, promuovendo al contempo il ripristino della vegetazione riparia, fondamentale per il miglioramento della qualità delle acque e l’accoglienza di diverse specie di avifauna.
Il materiale di risulta sarà riutilizzato per rinforzare l’argine fluviale, con l’intento di ridurre il rischio di esondazioni e migliorare la sicurezza della Strada statale 12 dell’Abetone e del Brennero. Questo contribuirà anche a mitigare la pericolosità alluvionale che grava su questa importante arteria di comunicazione. Il progetto mira a un equilibrio tra protezione del territorio e miglioramento delle condizioni ambientali, in linea con gli obiettivi della Direttiva Alluvioni e della Direttiva quadro Acque.
Contestualmente a questi lavori, proseguono senza interruzioni e nei tempi previsti gli altri due interventi di consolidamento degli argini, che vedono l’utilizzo della tecnica del “jet grouting”, con una miscela cementizia per rinforzare gli argini del fiume e prevenire la formazione di fontanazzi o rotture arginali durante le piene. Questi interventi sono pensati per incrementare la stabilità e la sicurezza dell’area, riducendo il rischio di danni in caso di eventi estremi.
La gestione di questi tre interventi complessi (rivitalizzazione della golena e consolidamento degli argini) ha visto il Servizio Bacini montani impegnato a coordinare i lavori con particolare attenzione. I lavori richiedono un’attenta pianificazione per rispettare le scadenze imposte dal Pnrr e per tener conto delle condizioni fluviali in continua evoluzione. Non solo per ottimizzare l’efficienza delle operazioni, ma anche per ridurre al minimo il periodo di chiusura della pista ciclopedonale, a vantaggio dei numerosi ciclisti che la percorrono e delle attività economiche connesse.