i dati
mercoledì 15 Novembre, 2023
di Margherita Montanari
Il Trentino rischia di chiudere l’anno con una crescita zero. La performance di «sostanziale sterilità», così definita dagli esperti dell’area studi e analisi delle filiali di Trento e Bolzano della Banca d’Italia, ha portato il Prodotto interno lordo trentino e quello altoatesino a registrare a giugno una crescita in termini reali del +1,2%. Un dato che evidenzia il rallentamento dell’economia provinciale, considerando che il 2022 si era chiuso intorno a un +4%. Complici «l’inasprimento delle condizioni di finanziamento, l’aumento dei tassi di interesse, la presenza di un’inflazione ancora elevata e un quadro di debolezza della domanda estera», tutti elementi «che si muovono in un quadro di persistente incertezza geopolitica», spiega Michele Cascarano, responsabile dell’unità di ricerca economica trentina di Bankitalia.
Ieri ha presentato il rapporto di aggiornamento congiunturale, «caratterizzato da un rallentamento e un’incertezza che si dispiegano in tutti i comparti dell’economia», il commento di Maurizio Silvi, direttore della filiale di Trento della Banca d’Italia, presente insieme al direttore della sede di Bolzano Michele Benvenuti.
Il tessuto d’impresa
Il quadro macroeconomico si riflette sull’attenuazione della crescita delle imprese nel primo semestre 2023. «Le indagini ci dicono che il rallentamento si è acuito nel terzo trimestre dell’anno», sottolinea Cascarano. Si contraggono i ricavi nominali, l’export cresce in modo contenuto, ma i volumi di vendita si mantengono invariati. La domanda estera, in particolare tedesca, è in forte contrazione.
«Questo pesa soprattutto sull’Alto Adige, che ha la Germania come partner d’elezione», continua l’economista. Tra i settori che soffrono, le costruzioni vedono calare le ore lavorate e i fatturati. In parte è l’effetto del Superbonus che sfuma, in parte pesa «l’indebolimento del mercato immobiliare e la minor domanda di immobili». Potenzialmente il Pnrr potrebbe produrre effetti positivi, ma ancora nell’adeguamento congiunturale non se ne vedono gli effetti. Reggono i servizi e le realtà del commercio, al traino della spinta del turismo.
Credito in discesa
Uno dei nodi più critici è quello dei tassi d’interesse. Il Taeg sui prestiti per esigenze di liquidità delle imprese a giugno arrivava al 5,65%, ma per le medio-grandi all’8,36%; sui prestiti per investimenti invece al 5,45%. Valori che contribuiscono a diminuire l’accesso al credito: i prestiti alle imprese sono calati del 6,4% in Trentino, mentre in Alto Adige si nota solo un rallentamento (+1,5%). Nonostante questo, le imprese hanno rivisto per il 2023 i piani d’investimento al rialzo. Ci riescono facendo ricorso alla liquidità, cresciuta negli anni della pandemia.
Il risultato è che calano gli stock: sia perché si attinge alla cassa, sia perché «le spese sono molto più alte per effetto delle politiche monetarie». La parabola discendente dell’erogazione di credito prosegue. «I dati provvisori a settembre mostrano un’intensificazione in Trentino a doppia cifra – sintetizza l’economista – e un calo in Alto Adige. Con andamenti analoghi tanto per le banche regionali quanto per quelle extra-regionali». Un elemento positivo resta la qualità del credito. «Il tasso di deterioramento è rimasto pressoché stabile, le banche hanno ridotto l’incidenza delle partite deteriorate nei loro bilanci ed è calata anche la rischiosità prospettica», prosegue.
Famiglie e lavoratori
Il Taeg sui nuovi mutui per abitazioni a giugno ha raggiunto il 4,43%. Con l’impennata del costo del denaro, le famiglie sono meno inclini a indebitarsi. Il minor ricorso al credito spicca dell’aggiornamento congiunturale. «I prestiti delle famiglie in Trentino si sono sostanzialmente arrestati. La frenata dei nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni è stata del 40%», evidenzia Cascarano. In questo «quadro di raffreddamento» c’è una sfumatura positiva. Il mercato del lavoro regge in entrambe le Province (+0,3% in Trentino), con 5.100 nuove assunzioni in provincia nel 2023. «Si è ridotto poi l’impatto dell’inflazione sui lavoratori. Continua però ad erodere il potere d’acquisto e, secondo il sentiment raccolto, incide sui consumi».
Depositi in calo
Intanto si fanno largo nei portafogli dei trentini i titoli di Stato. Al calo dei depositi sui conti correnti (-3,3% in Trentino, dove però nel periodo di pandemia erano cresciuti a doppia cifra), fa da specchio un incremento dei depositi vincolati e dei titoli a custodia. «Per le famiglie questi ultimi in particolare sono cresciuti del 29,4% – spiega Cascarano – al traino dei titoli di Stato di cui è aumentata la remunerazione». Soldi spostati dai conti correnti. La raccolta bancaria tiene in Alto Adige (+1,1%).