Il personaggio

mercoledì 2 Agosto, 2023

Basket, le confessioni di Pascolo: «All’Aquila potevo dare di più. A Trento ho messo su casa»

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Davide «Dada» Pascolo, rimasto nei cuori di tutti i tifosi della Dolomiti Energia Basket, si racconta: «Arrivammo a un punto dalla finale di EuroCup, qualcosa di incredibile. Flaccadori a Milano farà bene»

Davide Pascolo per Trento è qualcosa di più di un semplice giocatore di basket: è il volto del volo che l’Aquila compì divenendo capace di passare dalla Serie B1 del 2011 ai massimi palcoscenici continentali. «Dada» sa cosa significhino la fatica e il sudore: anno dopo anno ha superato ogni aspettativa, ha saputo trasformare costantemente i propri limiti in opportunità, i difetti in punti di forza. Le ha cercate ed ha trovato altre strade, inventandosi un modo tutto suo di tirare a canestro e che ancora oggi fa brillare gli occhi di chi ricorda l’ala classe ‘90 in campo con la maglia bianconera, lasciata un paio di anni fa decidendo di «scendere» in A2 e far fronte a un fisico che non gli permetteva più di reggere l’urto di una Serie A divenuta sempre più esigente.
Davide, partiamo proprio da qui: dopo aver lasciato Trento nel 2021 ha disputato due buone stagioni in A2 in quel di Piacenza.
«Sì, all’Assigeco mi sono trovato benissimo in questi due anni: ci siamo qualificati per due stagioni consecutive ai playoff, un risultato storico per la società, e abbiamo sempre fatto della coesione del gruppo la nostra arma in più. Un po’ di rammarico c’è, forse avremmo potuto fare di più, penso alla gara-5 con Scafati che ci è costata l’eliminazione ai playoff di due anni fa o all’uscita con Pistoia la scorsa primavera. Due squadre che poi sono state promosse in Serie A. Però anche da un punto di vista personale, riuscire a tornare a giocare con continuità per me è stato molto importante e stimolante, e ora sono pronto a rimettermi in gioco con Forlì».
La squadra di coach Antimo Martino promette di essere una delle squadre da battere della Serie A2 2023-24.
«La piazza è calda e accogliente, la società è ambiziosa: mi ha convinto il fatto che mi abbiano cercato e voluto fortemente e non vedo l’ora di mettere le mie qualità al servizio di questa squadra. Sono convinto che potremo toglierci delle belle soddisfazioni».
Con Trento però, al di là del basket, la unisce ancora un legame speciale.
«Sì, io sono orgogliosamente friulano ma Trento ormai per me è davvero diventata una seconda casa. Anche materialmente diciamo, visto che nella primavera del prossimo anno dovrebbero concludersi i lavori di costruzione della nostra nuova casa in zona Martignano. Con la mia compagna Elena, trentina doc, e nostra figlia Ginevra, che presto compie un anno, nata a Cavalese, direi che il coefficiente di trentinità della famiglia è alle stelle…».
A Trento da giocatore dell’Aquila Basket ha passato otto stagioni tra il 2011 e il 2021: qual è, tra i tanti, il momento che porta dentro con maggiore emozione?
«Parto dal presupposto che sono stati tutti anni bellissimi, io a questa società e ai colori dell’Aquila mi sono sempre sentito e mi sento ancora legatissimo: difficile trovare il momento più significativo, ma la gara-5 contro Torino nelle semifinali di A2 del 2014 restano un pezzo di storia che rivivo sempre con piacere. Fu molto bella anche la prima promozione, quella dalla B1 alla A2, ma che ricordi anche nella cavalcata in EuroCup nel 2015-16: arrivammo a un punto dalla finale. Dopo qualche anno ci si rende conto ancora di più del valore di quel percorso: il format era molto diverso dall’EuroCup attuale, ma facemmo qualcosa di incredibile. Nel secondo periodo a Trento tra il 2018 e il 2021 avrei voluto incidere di più, ma è andata così».
All’interno di quelle magiche stagioni in bianconero arrivarono anche le prime presenze in Nazionale.
«Per un’incredibile coincidenza ho debuttato in Azzurro proprio a Trento, nella Trentino Basket Cup 2014. Fu un debutto da brividi, segnai 17 punti. Rappresentare l’Italia è stato un traguardo e un onore davvero speciale».
Trentino Basket Cup che nel fine settimana torna ad animare il parquet del palazzetto di Trento: da fuori che idea si è fatto su questa Nazionale che punta ad un Mondiale da protagonista?
«È una Nazionale che sta affrontando un ricambio generazionale importante ma che ha punti fermi e riferimenti ben chiari: ci sono leader che sanno trascinare la squadra, il gruppo è molto solido e questo può fare la differenza. Poi è un’Italia che dà pochi punti di riferimento agli avversari, che può cambiare pelle e affidarsi a tanti assetti differenti all’interno della partita e tra un match e l’altro. La versatilità di giocatori come Fontecchio, Melli, Polonara rende la Nazionale imprevedibile e scomodissima da affrontare. Ai Mondiali in Asia sono convinto che ci faranno divertire».
Nelle ultime ore è stato annunciato il passaggio di Diego Flaccadori a Milano: che consiglio si sente di dare al suo ex compagno di squadra che si trova a passare, com’è avvenuto per Lei nel 2016, dalla Dolomiti Energia Trentino alla pluri-scudettata Olimpia?
«Flacca non ha bisogno di consigli (ride, ndr). Sono contento che Diego possa vivere questa opportunità e sono certo che farà bene anche su quel palcoscenico. So quanto lui tenga a Trento e all’Aquila, è legatissimo alla squadra, alla città, quindi so che la sua non è stata una scelta facile. Il primo impatto con l’Olimpia? A me, al di là dell’altissimo livello di organizzazione e strutture, ha impressionato il numero di giocatori con cui ci si allena ogni giorno. Diego però rispetto a me può contare sull’esperienza di Eurolega con il Bayern quindi non ho dubbi che saprà integrarsi bene nel mondo Olimpia».