La reazione
venerdì 26 Luglio, 2024
di Simone Casciano
Si lascia andare a un riso amaro Gianni Battaiola, presidente dell’associazione albergatori del Trentino (Asat), quando scopre i numeri del mercato degli affitti turistici brevi in Trentino e come esso sia largamente in mano a colossi internazionali del turismo. «Sono numeri che confermano quello che avevamo sempre sospettato e detto – commenta Battaiol – Fa piacere che venga alla luce».
Battaiola il 61% del mercato degli affitti turistici brevi è in mano a host che controllano ben più di un appartamento, che ne pensa?
«È quello che abbiamo sempre detto. Quello che era nato e veniva giustificato come un’integrazione al reddito è stato trasformato in una vera e propria attività d’impresa».
E questo è un male?
«No certo, però nel momento in cui diventa impresa deve essere trattata allo stesso modo delle altre».
Cosa intende?
«Queste imprese devono essere soggette alle stesse tasse che vengono pagate dalle attività alberghiere e non solo. Dovrebbero anche rispettare le stesse norme di sicurezza e antincendio. Altrimenti quello che fanno significa eludere le tasse e fare concorrenza sleale alle imprese alberghiere che invece pagano quanto dovuto e adeguano i loro immobili alle norme».
La sensazione è che questo mercato abbia una corsia prioritaria?
«Assolutamente, ma non gliene faccio una colpa diretta, guardo alle norme che danno loro questa possibilità. Io non ce l’ho con loro, ma con la normativa. La cedolare secca al 21% era stata pensata per favorire gli affitti per le famiglie, invece è diventata il grimaldello con cui entrare nel mercato del turismo».
Quanto dovrebbero pagare di tasse?
«Noi siamo tra il 46 e il 50% e dovrebbe essere così anche per chi fa affitto turistico breve. Sarebbe giusto parificare e poi vediamo quante rimangono sul turismo e quante tornano per le famiglie. È una questione di vita nelle città, ma anche di quanto overtourism genera creando un’esperienza meno piacevole per il turista. Non si riesce a organizzare a causa del caos».
In che senso?
«Mi spiego, è anche un tema urbanistico, quindi fondamentale per il benessere di una comunità e anche del turista. Se su un territorio si progetta una casa residenziale e poi gli alloggi diventano tutti appartamenti turistici brevi questo ha un impatto sul tessuto urbano. Un conto è una casa vissuta tutto l’anno, un altro una che vive tre mesi l’anno».
Non solo per il tema della casa in sé, ma anche per come si riflette sul resto della città?
«Certo, nel momento in cui la destinazione di tanti alloggi cambia questo ha un effetto sul territorio. Pensiamo a come cambiano i negozi e le attività nei paesi turistici e soprattutto nelle città. Per questo serve programmare».
In che senso?
«L’impatto si sente in maniera trasversale. Serve programmazione per la gestione dei flussi, per le infrastrutture, per i negozi, ma anche per fognature e parcheggi. Per farla servono dati certi».
Quindi cosa propone?
«Oltre al cambio di regime di tassazione e parificazione delle norme, penso che chi vuole affittare ai turisti dovrebbe chiede un cambio di destinazione d’uso dell’alloggio così i Comuni possono tracciare meglio il fenomeno sul loro territorio. E poi servono controlli, sono ancora molti, troppi, ad affittare in nero».
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