l'intervista

sabato 22 Marzo, 2025

Bibbia alle elementari, la dirigente Prodi: «Il ministro come il Re Sole: usa la scuola per rispecchiarsi»

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Scettica e preoccupata la preside dell'Istituto comprensivo di Primiero: «I docenti non sono formati sui testi sacri»

«Ammiro tanto quei Paesi in cui la scuola non si riforma per una moda, dove si riesce a garantire una continuità, a prescindere dai governi». Maria Prodi, dirigente dell’Istituto comprensivo di Primiero, guarda con profondo scetticismo, a tratti con preoccupazione, alle nuove indicazioni nazionali.
Condivide la scelta di insegnare la Bibbia alle elementari?
«È una scelta delicata. La Bibbia è un patrimonio culturale che ha avuto un’enorme impronta sulla storia europea. Ma bisogna capirsi: stiamo proponendo una narrazione di qualche fattarello in riassunto oppure una lettura che presuppone competenze esegetiche? Ecco, se fosse una lettura di questo tipo, gli insegnanti non avrebbero la preparazione perché non è previsto dalla formazione standard. Dunque, chi dovrebbe insegnare la Bibbia? Questa è la questione. Il ministro dovrebbe prima di tutto spiegare come intende mettere in pratica l’insegnamento corretto della Bibbia».
Per quanto riguarda Storia, le indicazioni privilegiano la «dimensione narrativa» rispetto all’utilizzo delle fonti alla scuola primaria. È un passo indietro?
«L’indagine sulle fonti è sensata ed è molto importante quando si tratta di ricostruire la storia nello spazio-tempo più vicino ai bambini: la storia della propria famiglia, della valle, del territorio, della scuola. Però, quando i bambini si esercitano sulla civiltà egizia e sui sumeri, la ricerca delle fonti è estremamente limitata. Nella pratica, già oggi, l’attenzione all’uso delle fonti è attenuata rispetto alle indicazioni teoriche. Mi sembra che il ministro sia dominato dal bisogno di rispecchiarsi»
A cosa si riferisce?
«Si comporta come il Re Sole: “la scuola sono io”. Essendo uno storico, il ministro tende a immettere la sua propria concezione storicistica, anziché chiamare a raccolta le migliori e plurali menti del paese per costituire un tesoro da consegnare alle future generazioni. Onestamente, non vedo grandi novità nelle sue considerazioni sul senso della storia, cose già abbondantemente sentite».
Fra le indicazioni si sottolinea anche l’importanza dell’identità storica dell’Italia.
«Si parla di Italia, Europa, Occidente. E’ chiaro che la nostra prospettiva non è irrilevante. Ma insistere sulle identità come prodotto territoriale oggi è ignorare che siamo tutti nutriti da culture globali e plurali. Sono convinta che i manuali non ribolliranno di novità. La prima reazione alla lettura, è stata: ”Tutto qua?” . Si minacciava di tornare ai programmi, ma restano solo indicazioni. Le indicazioni sono concentrate sulle competenze chiave europee, quindi restiamo nel solco, giustamente, alla faccia del sovranismo. Si affacciano cenni ai saperi, ma il nucleo portante sono ancora le competenze. Mi sembra che il tentativo di imprimere le grandi insorgenze culturali del nuovo governo si risolva in una qualche timido tentativo di lasciare l’ impronta, senza cambiare l’assetto. Quello che mi fa paura è la parte legata alle discipline scientifiche: temo che si sia perso il lavoro fatto negli ultimi decenni».
Nei giorni scorsi il ministro ha inviato una circolare alle scuole che vieta l’utilizzo di asterischi e dello schwa nelle comunicazioni ufficiali. Cosa ne pensa?
«Non c’è dubbio che nelle comunicazioni ufficiali si debba utilizzare un italiano standard. Ma resta il problema della disparità di genere nel linguaggio. Con il tempo, senza forzature, troveremo nuove forme per esprimere immagini più paritarie di uomini e di donne. Solo a pochissimi, come a Dante, è stato permesso di far evolvere la lingua per propria iniziativa. Il tentativo di varcare i confini della grammatica e addirittura del pronunciabile può accadere in letteratura, per urgenze espressive, pensiamo al futurismo, ma la scuola parla a tutti, e deve essere da tutti comprensibile. Questo è quanto io decido per me, ma le censure da parte del ministero sono una pessima idea».