valli
venerdì 16 Agosto, 2024
di Daniele Erler
«È come se ci avessero tagliato una vena e ci avessero lasciato qui, ogni giorno che passa a perdere sempre più sangue, fino a quando moriremo». L’immagine che sceglie Emilio Pedron, proprietario insieme al fratello del Bike break – il bicigrill in località Masetto a Faedo –, è forse un po’ troppo drammatica, ma rende bene l’idea di quale sia il suo umore. Dal 15 di giugno sono iniziati i lavori per consolidare gli argini dell’Adige tra Salorno e San Michele, grazie ai fondi europei del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Secondo il progetto, il cantiere rimarrà aperto fino a maggio 2025, praticamente per un anno. Il problema è che durante questo periodo la pista ciclabile è chiusa nella zona dei lavori. Il traffico delle biciclette è stato deviato su un percorso alternativo, individuato su strade secondarie a basso traffico, sul lato opposto del fiume. In sostanza, tutto il flusso dei cicloturisti che proviene da nord prende il nuovo percorso all’altezza di Salorno. E risbuca sulla ciclabile solo all’altezza della Cacciatora, il ristorante a Mezzocorona. Per raggiungere il bicigrill dovrebbe attraversare il ponte sull’Adige e tornare indietro, sull’altro lato del fiume, per circa 600 metri. Dopo la sosta dovrebbe quindi tornare indietro un’altra volta, per proseguire finalmente verso sud. Quello che succede è facilmente intuibile: la gran parte dei cicloturisti prosegue dritto, di fatto bypassando il bicigrill, e scegliendo semmai di fermarsi altrove. I numeri che snocciola Pedron sono drammatici: «Di solito facevamo 100, 120 coperti a mezzogiorno. Ora ne facciamo solo sei o sette». D’altronde i lavori sono comunque importanti, perché riguardano gli argini dell’Adige e utilizzano fondi straordinari, messi a disposizione dall’Unione europea dopo la pandemia. Pedron non lo nega. Quello che contesta è semmai la scelta dei tempi e delle modalità: «Avrebbero potuto coinvolgerci e invece, da un giorno all’altro, ci hanno comunicato la chiusura della pista ciclabile», dice. «Ci si poteva organizzare in modo diverso, magari concentrando i lavori in autunno o in inverno, lontani dall’alta stagione. Così invece per noi è durissima, è come se un funzionario provinciale avesse deciso di farci chiudere: le perdite sono ingenti, stiamo stringendo i denti, ma le spese non si fermano. Abbiamo una decina di dipendenti e con loro abbiamo dovuto concordare una riduzione degli orari. Di solito prendevamo dei rinforzi stagionali, quest’anno non ci siamo riusciti». Nel 2025 il bicigrill di Faedo compirà dieci anni. La Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, lo ha premiato come il “migliore d’Italia”. In progetto ci sarebbe anche l’idea di un’espansione: «Avevamo pensato a un’area campeggio per le tende e ai bungalow per offrire l’unico servizio che ancora ci manca: la possibilità di dormire qui». La storia inizia da un campo di mele che si trova proprio a lato della pista ciclabile: «Il terreno era del mio povero papà, che è venuto a mancare giovanissimo, a 50 anni», ricorda Pedron. «Noi abbiamo ereditato l’azienda agricola. A un certo punto ci siamo resi conto che il traffico di ciclisti iniziava ad aumentare. Ci chiedevano di comprare le mele o di bere un bicchiere d’acqua. È lì che mi è venuta l’idea del bicigrill. Ai tempi era una scommessa: tutti mi dicevano che ero un folle, anche i miei familiari erano un po’ titubanti. Ma la scommessa l’abbiamo vinta: siamo diventati un punto di riferimento per il territorio». Secondo i dati ufficiali del contabici provinciale, nel 2023 sono passati in zona, a Cadino, più di 142 mila ciclisti: in media sono poco meno di 400 ciclisti al giorno (ma il dato è ingannevole, perché bisogna considerare che in estate sono molti di più rispetto all’inverno). Al bicigrill di Faedo trovano un ristorante con la cucina sempre aperta, la ricarica gratuita per le bici elettriche, le docce gratuite, una piccola officina e spazi per i bambini. L’energia è garantita dai pannelli fotovoltaici e gran parte dei prodotti è a chilometro zero: le verdure arrivano dall’orto e molti altri prodotti sono delle aziende locali. Ci sono i clienti affezionati e chi decide di festeggiare qui un battesimo o la laurea. Ma gran parte del fatturato deriva da persone di passaggio, che intravedono la sagoma del bicigrill lungo la ciclabile. Ora, semplicemente, questo flusso di visitatori occasionali si è interrotto. «Sono passati anche dei politici e tutti hanno promesso che si sarebbero interessati a noi», dice Pedron. «Ma per ora nessuno ha fatto nulla. In questi casi, non c’è una legge che preveda dei risarcimenti, neanche per aiutarci ad affrontare le spese vive che abbiamo. Dopo dieci anni non vogliamo mollare, stiamo tenendo duro. Però è difficilissimo. Difficilissimo».