Il caso
martedì 25 Luglio, 2023
di Benedetta Centin
Potrebbe essere stata anche l’acqua, risultata contaminata dal batterio dell’Escherichia coli, a ridurre in gravissime condizioni la bimba trentina di due anni e mezzo ricoverata in ospedale a Padova, alla quale è stata riscontrata la sindrome emolitico-uremica (Seu), malattia causata appunto da quel batterio. Dopo il formaggio anche l’acqua è finita appunto sotto l’attenzione dei Nas dei carabinieri e della Procura che ha aperto un’inchiesta su quanto accaduto. L’acqua in questione è quella derivata dalla sorgente «Presa Malga» di Coredo che serve le malghe della zona e che dal 20 luglio non si può più bere, da quando cioè la sindaca di Predaia, Giuliana Cova, ha emesso un’ordinanza «contingibile ed urgente» per vietarne «l’utilizzo ai fini potabili». Detto che ora, in via precauzionale, la stessa prima cittadina farà apporre un cartello di avviso su tutte le sorgenti della Predaia di «acqua non controllata».
Acqua colpevole?
Le analisi hanno evidenziato come la contaminazione da Escherichia coli, riscontrata in quantità sopra i limiti, è nell’impianto idrico. Ma da quanto quell’acqua che sgorga anche da fontanelle della zona non era bevibile? Da fine giugno, da quando cioè la bimba era stata alla malga di Coredo con i genitori per mangiare qualcosa? Allora non c’era alcuna prescrizione del Comune: proprio perché risultava potabile in malga veniva usata per le normali attività, quindi, viene scontato pensarlo, anche, ad esempio, per lavare i contenitori delle forme di formaggio. Insomma, potrebbe essere l’acqua contaminata dal batterio la colpevole e non invece il formaggio fresco su cui l’azienda sanitaria trentina aveva fatto ricadere i sospetti fin da subito tanto che in una nota diffusa giovedì scorso aveva riferito come all’origine dell’infezione della minore «ci sarebbe verosimilmente il consumo di alcuni prodotti caseari — in particolare un formaggio fresco — in una malga situata sul territorio dell’ex Comune di Coredo». Allora l’Apss aveva rivolto un appello «alle persone che prima del 14 luglio hanno acquistato prodotti caseari riconducibili alla malga» indicando loro di «non consumare gli alimenti». Ma siamo ancora alle ipotesi.
Analisi dello Zooprofilattico
Solo la scienza è in grado di dare risposte certe sulla corrispondenza o meno del ceppo del batterio trovato nel formaggio e nell’acqua con quello che ha portato la bambina trentina a presentare i primi sintomi della Seu ad inizio luglio, quando era in vacanza, e ad essere ricoverata nella clinica pediatrica dell’azienda ospedaliera di Padova. Intubata nel reparto di terapia intensiva, in condizioni molto critiche ma stazionaria. Non rimane che attendere l’esito delle analisi affidate all’istituto zooprofilattico delle Venezie su formaggio e acqua contaminata. Un passaggio, determinante, questo, anche per orientare le indagini dell’autorità giudiziaria.
Inchiesta con un’iscrizione
Gli esiti degli accertamenti da laboratorio finiranno sulla scrivania del procuratore Sandro Raimondi e del sostituto Maria Colpani che, per fare luce su quanto accaduto, per individuare le relative responsabilità, hanno aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di lesioni gravissime colpose e la violazione dell’articolo 5 della legge 283 del 1962, in particolare per quanto riguarda l’impiego, la vendita e la somministrazione, o comunque la distribuzione per il consumo, di sostanze alimentari «con cariche microbiche superiori ai limiti». Un fascicolo, questo, che sulle prime era a carico di ignoti. Ora invece è stato iscritto sul registro degli indagati il nome del legale rappresentante della malga di Coredo. Un atto dovuto, questo, anche a sua tutela, con la possibilità per lui di nominare un difensore e di partecipare con un proprio consulente alle eventuali attività irripetibili, quali ad esempio delle consulenze, che la Procura potrebbe delegare nel corso delle indagini preliminari. Di certo c’è che le indagini, affidate agli specialisti dei Nas (Nuclei antisofisticazione e sanità) sono in corso. L’attività prosegue da giorni: anche domenica i militari hanno effettuato un sopralluogo nella malga (chiusa) per acquisire della documentazione. Nei giorni i scorsi avevano già sequestrato 450 tome di formaggio. Su cui verranno effettuati dei campionamenti, che finiranno appunto per essere analizzati in laboratorio. Lo sguardo degli inquirenti è rivolto anche indietro, a ritroso nella produzione. Un lavoro articolato, quello dei militari, che passerà attraverso una serie di controlli e verifiche e allo studio della relativa documentazione. Tutto per riuscire a dare un senso ai fatti. Purtroppo una storia che si ripete: nell’estate di sei anni un bimbo di 4 anni che aveva mangiato formaggio prodotto con latte crudo di un caseificio di Coredo era finito in gravi condizioni, in stato vegetativo come è tutt’ora.