Il dramma
domenica 28 Luglio, 2024
di Benedetta Centin
Nuovo sequestro, questa volta non di tome ma della sorgente d’acqua e delle relative prese, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trento sulla bambina trentina che l’estate scorsa, quando aveva due anni e mezzo, è finita in ospedale a Padova in gravissime condizioni. E questo dopo che avrebbe mangiato o che sarebbe comunque venuta in contatto con un formaggio a latte crudo prodotto nella Malga Coredo dove la sua famiglia si era fermata. Formaggio in cui, dalle analisi di laboratorio delegate dalla Procura, sarebbe già stato individuato lo stesso ceppo del batterio Escherichia coli che ha fatto ammalare la piccola della sindrome emolitico-uremica (Seu), causata appunto dall’Escherichia coli.
L’inchiesta, le analisi
Le indagini non si sono mai fermate e venerdì, su delega della pm Maria Colpani titolare del fascicolo, i carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazione e sanità) di Trento sono tornati a Coredo di Predaia per apporre i sigilli alla sorgente «Presa Malga» – da cui appunto Malga Coredo attinge l’acqua – e a quanto pare anche a due serbatoi idrici collegati. Gli stessi carabinieri hanno poi provveduto ad effettuare il prelievo di undici campioni d’acqua, con il sequestro preventivo delle relative condutture. Prelievi che sono stati effettuati alla presenza di quattro persone, che sono state anche invitate a chiamare dei loro tecnici di fiducia a loro garanzia. Tutte e quattro risulterebbero indagate. A quanto trapela sarebbero loro contestati dei reati omissivi relativi alla gestione dell’acquedotto, della rete idrica in questione che si troverebbe in condizioni tali da non garantire la salubrità dell’acqua. I quattro sarebbero la sindaca di Predaia, Giuliana Cova, il suo predecessore e cioè l’ex primo cittadino Paolo Forno, il presidente dell’Asuc di Coredo, Mauro Erlicher, oltre al malgaro di Malga Coredo, nei cui confronti la Procura aveva già ipotizzato il reato di lesioni gravissime colpose e la violazione dell’articolo 5 della legge 283 del 1962, in particolare per quanto riguarda l’impiego, la vendita e la somministrazione, o comunque la distribuzione per il consumo, di sostanze alimentari «con cariche microbiche superiori ai limiti».
Ora non rimane che attendere l’esito delle analisi effettuate per chiarire se l’acqua sia o meno potabile. Se risulti ancora contaminata dal batterio. Di certo c’è che si è trattato di un sequestro preventivo voluto dagli inquirenti a tutela della collettività, per scongiurare eventuali rischi per chi avesse voluto abbeverarsi a quelle fonti.
L’ordinanza: non potabile
C’è da ricordare infatti che un anno fa la stessa acqua derivata della sorgente «Presa Malga» di Coredo che serve appunto la malga finita sotto l’attenzione degli inquirenti e alcuni fontanili nei dintorni, era stata dichiarata «non potabile» dalla sindaca, la quale il 20 luglio aveva firmato un’ordinanza «contingibile ed urgente» per vietarne «l’utilizzo ai fini potabili». Quell’acqua era risultata appunto a sua volta contaminata dal batterio dell’Escherichia coli (i valori erano risultati sopra i limiti). Così come era emerso per l’impianto idrico della malga servita appunto da quella fonte. Ma l’ordinanza della prima cittadina era stata anche revocata.
A inizio agosto la prima cittadina aveva infatti scagionato l’acqua e rassicurato i cittadini: «L’azienda sanitaria ci ha comunicato che l’acqua non ha nulla a che vedere con quanto successo alla malga di Coredo» aveva detto allora.
Di fatto dopo il formaggio anche l’acqua contaminata era finita all’attenzione della Procura. E dopo il sequestro delle 450 tome trovate in malga (alcune risultate con il ceppo del batterio che ha fatto ammalare la bimba), a distanza di un anno scatta anche quello della sorgente. È davvero potabile quell’acqua?