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martedì 1 Aprile, 2025

Bimbo di 2 anni rapito, il presidente dell’associazione «Figli sottratti»: «Almeno 700 casi ogni anno. Solo il 5% dei figli ritorna in Italia»

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Paolo Pozza da 25 anni non riabbraccia le due figlie portate dalla ex in Polonia: «Ora serve una legge per tutelare i minori»

La storia di Paolo (nome di fantasia) che abbiamo raccontato domenica su Il T — un papà che, nonostante abbia ottenuto dal tribunale l’affido esclusivo del figlio, combatte per poter riabbracciare il bambino di due anni che la moglie ha rapito portandolo con sé in Slovacchia — purtroppo è la storia di tanti genitori. Lo sa bene il vicentino Paolo Pozza, presidente dell’associazione nazionale «Figli sottratti» fondata nel 2004, a cui in questi anni si sono rivolti centinaia di genitori – anche trentini – tutti con storie simili. «Ci sono cinque probabilità su cento che un figlio portato all’estero faccia ritorno in Italia. Italia che, dall’altra, è il primo Paese per rimpatrio di minori. I dati, purtroppo, sono questi – racconta l’ex manager – Sono centinaia ogni anno i bambini sequestrati, rapiti, che però fanno poco clamore e per i quali lo Stato non fa niente. Quanti sono? Almeno 6-700 minori ogni anno, anche se i dati ufficiali si fermano a non più di 400. Bambini, questi, sottratti per il 90 per cento dei casi dalla madre. Madri che sono spesso privilegiate da giudici e istituzioni, e lo so che dicendo questo verrò criticato». Pozza non si ferma ai soli dati. Racconta anche delle sfiancanti e logoranti battaglie per far valere il diritto dei minori ad avere entrambi i genitori, di tutte le procedure che si attivano, nella disperazione, a cavallo tra l’Italia e il Paese estero dove si trova il bambino, di tutti i possibili procedimenti nelle aule di tribunale, con ingenti spese legali da sostenere. Ancora, di sentenze di affido esclusivo e anche di rimpatrio che rimangono però solo sulla carta. Di figli mai più abbracciati. Pozza, che lo ha provato sulla sua pelle, fin dal lontano 1999, questo lo sa bene. «Io ho ottenuto la sentenza di rimpatrio, da parte dei giudici di entrambi gli Stati interessati e cioè l’Italia e la Polonia, dove mia moglie aveva portato le nostre due bambine. Eppure le autorità non hanno mosso un dito per eseguire il rimpatrio, tanto che la Polonia era stata anche condannata per questo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. E le figlie, una volta cresciute, perché così succede dopo tanti anni distanti dal padre, hanno detto che non volevano più vedermi, che volevano solo soldi da me. E allora mi sono dovuto difendere. Sono 25 anni che non le vedo» sospira. Per il presidente dell’associazione «Figli sottratti» «bisogna ci sia la volontà dell’Italia di far valere le sentenze e c’è la necessità che il disegno di legge approvato al Senato a gennaio, dopo 19 anni, e approdato ora alla Camera, diventi presto legge: una legge che tuteli i bimbi in Italia, per scongiurare che i procedimenti penali per rapimento internazionale di minori vengano archiviati». Ma non è tutto. Per Pozza «servirebbe anche una procura unica nazionale in materia». Tutti strumenti da attuare, per aumentare le possibilità per un genitore di riabbracciare un figlio lontano migliaia di chilometri, contro il suo consenso.