Il caso
venerdì 14 Luglio, 2023
di Benedetta Centin
Evidenzia come «solo gli insegnanti possono avere la responsabilità di valutare l’allievo per i risultati raggiunti nel processo di apprendimento», come l’ «obiettivo primario è quello di ridare autorevolezza e rispetto alla figura del docente» e, ancora, che «c’è l’affermazione di una cultura dei diritti a cui non corrisponde una cultura dei doveri», il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, nella lettera pubblicata su «La Stampa» in merito al caso della studentessa del liceo Da Vinci bocciata alla maturità e alla quale il Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Trento aveva dato la possibilità di svolgere le prove suppletive per l’esame di Stato. Non era infatti stata ammessa dai suoi insegnanti, in sede di scrutinio, in considerazione delle cinque insufficienze collezionate in materie chiave (ma lei aveva già superato il test di ammissione all’Università). Un caso, questo, che ha avuto un’eco nazionale e che è finito anche all’attenzione appunto del ministro Valditara a cui Alessio Marinelli, docente di Matematica e fisica del Da Vinci ha inviato una lettera aperta, sottoscritta da altri 110 docenti trentini. «Vedo sempre più ragazzi rincorrere strade facili, aiutati dalle famiglie e dalla società a cercare escamotage per andare avanti, nella visione superficiale di un mondo nel quale devi dimostrare quanto sei furbo e non quanto vali — uno dei passaggi dello scritto — Cosa deve insegnare la scuola? Me lo domando mentre vedo la mia categoria umiliata da una decisione che la sorpassa e le toglie autorevolezza».
«Senza impegno no promozione»
La risposta del titolare del dicastero di viale Trastevere non si è fatta attendere. Ha descritto la lettera come «un evento importante» ed esordito: «Finalmente una parte della società, con un suo forte “non ci sto”, pone al centro dell’attenzione quelli che ritengo siano i temi della responsabilità e della autorità». Per il ministro «Il senso di responsabilità si stimola anche avendo il “coraggio” di fare ciò che nel caso della scuola di Trento i docenti hanno saputo fare: rifiutare la logica della promozione facile, rifiutare cioè la logica iniziata a suo tempo con il 6 politico. La responsabilità — ha continuato — presuppone impegno, senza impegno la promozione non va concessa. E qui viene in gioco la giurisprudenza che deve aiutare ad affermare sempre questi due principi di autorità e di responsabilità. La lettera dei 110 professori esprime frustrazione e disagio verso una giurisprudenza che in alcuni casi delegittimerebbe la autorevolezza stessa del docente. Il voto di profitto e a maggior ragione la bocciatura non sono che uno strumento per misurare il livello di raggiungimento degli obiettivi di competenza, conoscenza e maturazione da parte dello studente». Sempre sul corpo docente il ministro ha evidenziato: «Solo gli insegnanti possono dunque avere la responsabilità di valutare l’allievo per i risultati raggiunti nel processo di apprendimento e crescita. È incongruo che chi non è dotato della formazione adeguata nell’approccio pedagogico possa porre nel nulla le valutazioni di chi questa formazione la possiede ed è chiamato dalla collettività proprio a farne uso».
«Proporre esempi virtuosi»
Secondo Valditara «la scuola da sola non può essere decisiva, se la cultura collettiva va in direzione opposta e se questa direzione non trova una opposizione forte anche nella giurisprudenza». La scuola deve dare un contributo importante «per iniziare una svolta valoriale nella nostra società». Come? «Innanzitutto con la cultura dell’esempio. La scuola, e insieme con essa i media, devono tornare a narrare esempi virtuosi, che si impongano come riferimento per i giovani». Poi, riferisce Valditara, «occorre sanzionare chi non dimostra responsabilità e rispetto verso l’autorità dei docenti e del personale scolastico. Le norme che ho annunciato sul voto di condotta, sul “più scuola per i bulli” e sulle attività di cittadinanza solidale, vanno nella direzione della sanzione dei comportamenti devianti e del recupero in termini di autoconsapevolezza e responsabilizzazione dello studente». E, ancora, «occorre non lasciare solo il docente: la difesa messa in campo con il ricorso alla Avvocatura dello Stato, laddove sia stato minacciato o aggredito, è un esempio concreto. Insomma si deve dimostrare a tutti che lo Stato c’è». Quanto al diritto costituzionale a una tutela «non si può negare — chiosa il ministro — Ciò non deve però debordare in una sorta di giudizio sul giudizio che, in quanto tale, deve essere considerato insindacabile, anche per non privarlo della sua autorevolezza. È infatti un giudizio che si basa su quella che i giuristi definiscono “discrezionalità tecnica” che, come tale è associata ad un’insindacabilità nel merito da parte del giudice e che dovrebbe essere normativamente rafforzata, proprio nell’ordinamento scolastico».