L'intervista
domenica 18 Giugno, 2023
di Donatello Baldo
C’è anche Luigi Boitani nella commissione consultiva tecnico-scientifica istituita dal governatore Maurizio Fugatti che si dovrà esprimere sulla gestione dell’orso in Trentino. Professore ordinario di Zoologia all’Università la Sapienza di Roma, dove ricopre le cattedre di Biologia e conservazione della fauna selvatica, è un luminare nel suo campo.
Professore, ma qual è la consegna? A che domande dovrà rispondere questa commissione?
«Metteremo per iscritto i pro e i contro delle varie opzioni, sulla gestione degli orsi in generale. Poi non vorrei anticipare adesso il lavoro della commissione, anche perché non ci sono solo io. E non posso neanche riassumere in poche parole le intenzioni».
Ma ci sarà un mandato…
«Nulla di straordinario, si tratterà di descrivere gli scenari da un punto di vista tecnico. Ma sia chiaro, è poi sempre la politica che deve assumersi la responsabilità di prendere delle decisioni. L’incarico è quello di definire le opzioni sulla gestione della popolazione di orsi».
Quali?
«Sono le stesse di sempre. Andare avanti oppure fermare tutto e scendere».
Dalla stessa gestione degli orsi in carico alla Provincia, dice?
«Di questo stiamo parlando».
Darete un’indicazione anche sul numero congruo di orsi in Trentino?
«Ma non c’è un numero congruo, non è questo l’approccio corretto per parlare della gestione degli orsi in Trentino».
Il governatore Fugatti, presentando la commissione di cui lei fa parte, ha spiegato che questa è una delle domande a cui dovrete dare risposte: quale sia il numero giusto di orsi in Trentino, tenendo conto della sua orografia e antropizzazione.
«Questo lo dice lui, credo che si sia un po’ allargato. Non c’è scritto nulla di tutto ciò nell’incarico. E non avrei nemmeno accettato di partecipare sapendo di essere chiamato a definire il numero giusto di orsi in Trentino. Non si può dire quale sia il numero giusto».
Perché?
«Perché non è fattibile. A questa domanda non può esserci una risposta».
Lo dice dal punto di vista naturalistico?
«Qui non si parla di natura, si parla di legge. C’è una direttiva europea che di chiama direttiva Habitat, che l’Italia ha recepito. E lì non si parla di fissare dei numeri, così come non permette di identificare delle aree dove non può andare una specie protetta come l’orso».
Lei, all’interno della commissione, è però stato chiamato come esperto di fauna selvatica. Da questo punto di vista, come approccia il tema della gestione dell’orso in Trentino?
«Io mi occupo di conservazione della natura da 50 anni, che è un’operazione complessa che richiede competenze tecniche. Insomma, non è che si improvvisa, non è che da un giorno all’altro si ammazzano questi e si trasferiscono questi altri. E, come ripeto, ci sono delle leggi da rispettare».
Professore, dopo i fatti di Caldes c’è una certa pressione…
«Dopo quello che è successo c’è stata una comunicazione sbagliata. Ho letto e sentito di tutto, ed è stato dato spazio a tante opinioni demenziali. C’è chi è partito per la tangente, mischiando settori che devono rimanere separati».
A cosa si riferisce?
«Ci sono gli animalisti, che hanno diritto a dire la loro, ma che non possono monopolizzare il dibattito».
Gli animalisti vogliono salvare gli orsi pericolosi dall’abbattimento.
«Questo è l’animalismo, che si occupa del singolo esemplare, mentre la conservazione della natura si occupa dell’intero ecosistema».
E cosa pensa di questi «santuari» dove alcune associazioni vorrebbero trasferire gli esemplari destinati all’abbattimento? Sono davvero il paradiso degli orsi?
«Agli occhi degli umani forse sì, poi bisognerebbe chiedere agli orsi cosa ne pensano. Ho letto che si parla di un luogo in Romania di 70 ettari, peccato che lì ci siano già 100 orsi e che dunque i metri quadrati a disposizione sono alla fine quelli del Casteller. Poi dipende, magari un vecchio orso di 40 anni che a malapena si muove si potrebbe anche trovare bene, ma non credo sarebbe la stessa cosa per un esemplare molto più giovane».
Dal punto di vista della conservazione della natura, cosa significa sopprimere un orso?
«Togliere un orso da una popolazione di cento orsi non fa alcuna differenza. Ma qui la questione non riguarda la disciplina scientifica, riguarda l’etica. Ed è la politica che deve prendere queste decisioni».
Dal suo punto di vista, dunque, è meglio sopprimere un orso problematico o destinarlo alla cattività?
«Sopprimerlo. Ma, come ripeto, deve decidere la politica, assumendosene tutte le responsabilità».
l'incontro formativo
di Redazione
Il 20 novembre alla Fondazione Mach l'evento di approfondimento riservato ai datori di lavoro i cui dipendenti potrebbero essere esposti al rischio di incontrare, durante il proprio lavoro, un orso o un lupo