L'inchiesta
venerdì 5 Luglio, 2024
di Simone Casciano
Più di 1.200 solleciti di pagamento per bollette precedenti mandate da Itea ai suoi inquilini, 900 solo nel mese di aprile. Questi i dati denunciati dalla Sunia Cgil riguardo alla situazione delle «bollette pazze» per chi abita negli appartamenti Itea e che mette oggi in difficoltà ben 1.275 nuclei famigliari. Ma com’è stato possibile? Come mai a cavallo tra il 2021 e il 2022, pur in un contesto di aumento dei costi energetici, gli inquilini dei condomini misti Itea si sono visti arrivare bollette con un ricarico che supera il 100%? Il T Quotidiano è entrato in possesso della documentazione che ricostruisce questa storia. Per capire cosa sia successo bisogna tornare all’estate del 2021, quando sul mercato dell’energia trentina compare un nuovo soggetto: Comat.
I contratti
In quel periodo sono infatti stati nominati i vari amministratori di condominio per i condomini misti Itea, quelli in cui oltre all’ente di edilizia popolare sono presenti altri proprietari privati: una situazione che interessa, a titolo di esempio, alcune delle «torri» di Madonna Bianca. In questi condomini misti, e sono molti, risulterà vincente l’offerta di Comat, un’azienda di fornitura energetica sicuramente solida, ma fino ad allora sconosciuta in Trentino. Questo è stato possibile per vari motivi e va sottolineato che Itea, pur avendo diritto come condomino a portare proposte contrattuali nelle assemblee condominiali, non lo ha mai fatto. Gli amministratori di condominio invece, stando ai verbali delle assemblee, hanno chiesto sempre preventivi a tre o quattro aziende energetiche. Tra queste l’offerta di Comat è sempre apparsa quello più conveniente, ma questo perché veniva valutata solo sul prezzo per Kilowattora senza fare ulteriori approfondimenti. Analisi che un proprietario qualunque non avrebbe magari né le capacità, né l’interesse a fare, ma che Itea forse avrebbe dovuto eseguire, sia perché in possesso degli uffici tecnici in grado di valutare attentamente quanto stabilito dal contratto calore, sia perché ha una responsabilità di tutela verso i propri inquilini, persone appartenenti a una fascia economica fragile, sia verso i conti pubblici. Sta di fatto che in tutti i condomini analizzati il contratto calore è infine stato stipulato con Comat Servizi energetici e con Itea che ha votato a favore. Va infine puntualizzato che gli inquilini Itea non furono invitati a quelle assemblee condominiali, nonostante l’articolo 10 della legge 392/1978 stabilisca che il conduttore ha diritto di voto in assemblea in luogo del proprietario solo relativamente alle spese e alla gestione dei servizi di riscaldamento, un punto che ora gli inquilini contestano ad Itea.
Gli aumenti
È il grafico, realizzato a partire dagli addebiti comminati ad un condominio misto Itea da Comat, e comparati con i prezzi dello stesso periodo valutati per il costo del gas dall’ Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) a rendere evidente quanto l’aumento sia stato consistente. Al 15 giugno 2021 il costo, espresso in centesimo di euro per Kilowatt ora, per Arera era di 4,8 mentre per Comat di 9,8, un divario di 5 centesimo. Il 28 ottobre del 2022, nel mezzo dello scoppio del costo energetico, i prezzi di Arera erano più che aumentati, a 11,11, ma quelli di Comat sono letteralmente esplosi a 22,9 facendo aumentare il divario tra il prezzo valutato dall’autorità garante e quelli dell’azienda a quasi 12 centesimi. Ben lontani da quella che sarebbe stata una normale curva di aumento e che avrebbe dovuto portare Comat ad un prezzo di circa 16,11. Aumenti indiscriminati che si sono tradotti in addebiti ulteriori per i condomini di decine di migliaia di euro, importi capaci di mettere in ginocchio nuclei famigliari con un reddito normale, figuriamoci inquilini Itea le cui capacità di spesa sono ben più ridotte. Ma come sono stati possibili questi aumenti? Sono ancora le interlocuzioni tra Comat e i condomini a fare luce. In un caso, ad esempio, l’aumento è stato legato al superamento della quantità di energia fornita, che è stata superiore alla soglia preventivata del 10%, cosa su cui Comat ha quindi applicato una maggiorazione e che ha visto l’opposizione del condominio. Ma la maggior parte degli aumenti è legata alla voce presente all’articolo 19 del contratto calore. In cui si dice che il costo del gas può essere aggiornato in base alle valutazioni effettuate periodicamente da Arera, che riguardano il costo di approvvigionamento della materia prima, ma anche, in assenza di una delibera dell’autorità garante, sulla base dei costi effettivamente sostenuti e calcolati dall’azienda Comat. Questo ha significato nel periodo immediatamente successivo alla firma del contratto, un adeguamento alle condizioni di mercato, ma all’azienda questo non è stato sufficiente, tanto che in un caso, ad un condominio, ha chiesto di poter applicare aumenti superiori a quelli previsti da Arera, richiesta che è stata rifiutata, ma comunque applicata dall’azienda. Non è chiaro invece se negli altri casi Comat abbia chiesto ai condomini prima di applicare l’aumento o lo abbia fatto unilateralmente. Quello che è certo è che né Itea, né gli amministratori di condominio, hanno previsto clausole di salvaguardia del prezzo nella stipulazione dei contratti calore, lasciando gli inquilini e gli altri proprietari alla mercè di clausole capestro.
La stangata
Quando però i nodi sono venuti al pettine, e ai condomini sono iniziate ad arrivare fatture con addebiti extra che superavano le decine di migliaia di euro, anche la posizione di Itea è cambiata, tanto che in alcune assemblee di condominio, in occasione della votazione sul consuntivo 2021/2022, in cui inquilini e proprietari hanno manifestato la loro contrarietà ad approvare il bilancio, Itea si è astenuta dicendo di aver bisogno di «maggiori approfondimenti in merito alla documentazione e verifiche sui ricalcoli», ammettendo insomma che ci fosse qualcosa che non andava. Il problema però è che la stessa Itea nel frattempo ha iniziato a mandare le lettere di avvio allo sfratto per morosità degli inquilini.
Comat: «Nessuna speculazione»
Che non si sia trattato di speculazione è quello che vuole sottolineare Comat. «Si è trattato di aumenti congiunturali legati allo scoppio del costo dell’energia – spiega – Non sono dipesi da noi, abbiamo solo applicato il contratto e i costi sono aumentati, ci dispiace, ma era inevitabile. Anzi probabilmente con un gestore diverso i costi sarebbero stati ancora più alti». Comat spiega anche il perché dell’aumento del divario tra il prezzo Arera e il suo. «Arera calcola il gas al metro cubo, ma noi lo immettiamo in kilowattora negli edifici e se l’immobile ha un sistema inefficiente, e molti lo hanno, è chiaro che i consumi saranno maggiori. Noi avevamo inoltre notato l’aumento dei prezzi e avvisato gli amministratori di condominio di attuare una politica di taglio dei consumi». Infine Comat ci tiene a sottolineare di aver sempre garantito il servizio. «Anche nel momento più difficile non abbiamo mai interrotto il servizio e nemmeno dopo quando i condomini sono risultati insolventi. In alcuni immobili il contratto è ancora in vigore in altri no. Ma noi siamo risultati esposti per 2 milioni di euro all’apice di questa cosa, anche se ora l’esposizione è diminuita. Da parte nostra non c’è stata speculazione».
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