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sabato 21 Settembre, 2024

Boscaioli, dodici morti in sei anni. Sicurezza a picco

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Dopo la morte di Vasile Simon si riapre il dibattito. I sindacati: «Pochi controlli»

Prima Vaia, poi il bostrico hanno reso necessari molti lavori. Necessari e pericolosissimi. Il solo Trentino, a partire dal 2018, ha contato dodici boscaioli morti durante la rimozione di alberi. L’ultimo, notizie di poche ore fa, è Vasile Simon Florin, appena arrivato dalla Romania per lavorare in Trentino e morto a nemmeno 25 anni. Nel cantiere forestale dove lavorava ora è tutto fermo: ieri sono tornati carabinieri e ispettori per accertamenti. E il suo corpo è stato portato dalla val di Fiemme alla camera mortuaria dell’ospedale di Trento, secondo disposizione dell’autorità giudiziaria. È stata infatti disposta l’autopsia per fare chiarezza su quanto accaduto nei boschi di Cercenai, in val di Sadole dove gli operai della ditta Fiemme Forest, con sede a Cavalese, erano impegnati ad abbattere le piante colpite dal bostrico. Si indaga per omicidio colposo e gli aspetti da chiarire sono molti. Le prime testimonianze raccolte dai carabinieri della compagnia di Cavalese e dagli ispettori dello Uopsal sono state concordi: l’albero che ha colpito Simon, arrivato in Trentino due settimane fa per lavorare, procurandogli ferite mortali alla testa e al torace sarebbe stato tagliato da un collega, ignaro che il giovane stava passando in quel frangente. Dal punto di vista giudiziario si tratta ora di attribuire le eventuali responsabilità. Rispondendo, essenzialmente, a una domanda: sono state messe in atto tutte le misure di sicurezza prevista?
«I forestali in campo»
Quello della sicurezza nei cantieri forestali è un tema che tocca un nervo scoperto. Negli ultimi anni gli operai stranieri sono aumentati e per i sindacati l’attenzione nei loro confronti non è stato così alto come in altri settori. Quello dell’edilizia, per fare un esempio di un altro particolarmente esposto al fenomeno. «Ci sono molte questioni aperte — spiega Walter Alotti, segretario generale di Uil Trentino — ad esempio la formazione sulle normative di sicurezza. In che lingua la ricevono? Da quando ci sono i cantieri per il bostrico abbiamo sempre sottolineato la necessità di maggiore ispezioni. Come Trentino abbiamo anche un’arma in più: il corpo forestale. Usiamolo per attività di prevenzione ma anche di repressione qualora emerga il mancato rispetto delle regole». La necessità di maggiori controlli è sottolineata anche da Andrea Grosselli, segretario generale di Cgil Trentino. «C’è un forte trend di esternalizzazioni nel settore della gestione boschiva – sottolinea – anche se va detto che nel caso dell’incidente in val di Fiemme abbiamo a che fare con una ditta esperta e operativa sul territorio da anni. visto il grado di rischio di lavori di questo tipo la Provincia avrebbe dovuto prevedere forme di controllo preventivo su queste tipologie di lavoro. Purtroppo c’è un’autoassoluzione dalla Provincia su questo tema». Per Michele Bezzi, segretario generale di Cisl, «l’impiego dei forestali, conoscitori del territorio, può fare la differenza in materia di prevenzione. Ma occorre agire, perché si parla di questi problemi solo dopo le tragedie, e poi si dimenticano».
Una lunga scia di morte
Parole su quanto successo a Ziano sono state spese anche dall’assessore provinciale al lavoro Achille Spinelli, ieri con la giunta a Predazzo, a pochi chilometri dal luogo della tragedia. «C’è grande dolore e profondo cordoglio per la famiglia della vittima – ha detto – Il tema della sicurezza è centrale. Si lavora sulla formazione e sui dispositivi di protezione. Tuttavia, se manca cautela e c’è distrazione, tutto può essere vanificato in un istante». Vale a maggior ragione nei cantieri del bostrico, che si trovano spesso in zone impervie con alberi che possono essere pericolanti già prima di essere toccati dalle motoseghe. Già due anni fa chi si occupa di sicurezza sul lavoro aveva rilevato come la mortalità a seguito di incidenti boschivi fosse aumentata. Un morto ogni quattro eventi classificati come gravi. Un’emergenza che, come molte altre, è rimasta tale.