politica
giovedì 4 Gennaio, 2024
di Simone Casciano
Nel botta e risposta, quasi da pesi massimi del tennis, tra gli esponenti di spicco di Fratelli d’Italia a livello trentino, ieri il turno al servizio è toccato ad Andrea de Bertoldi. Il deputato del partito di Meloni ha voluto entrare nel merito delle accuse a lui rivolte dal commissario in Trentino Alessandro Urzì, che nelle chat interne al partito lo aveva accusato di stare «progettando un golpe», nel corso della stessa conversazione in cui aveva rivelato un audio rubato a de Bertoldi, e che sul «T» di ieri parlava di esponenti del partito che hanno «interesse a creare discredito verso il partito per poi profilarsi come i salvatori e le salvatrici della patria». Dell’audio rubato il deputato non vuole parlare, «di quello se ne stanno magistratura e forze dell’ordine, tale è la gravità unita alla tracotanza di chi addirittura ostenta comportamenti al di fuori della legge con intenti ricattatori» precisa, ma delle accuse politiche invece si. «Apprendo dai media come, nelle fantasie farneticanti di qualcuno, io venga avvicinato a sospetti di delegittimazione politica o addirittura “golpe” – dice de Bertoldi – Accuse di tale gravità e infondatezza m’impongono di uscire dal silenzio rispettoso che mi ero imposto». Nel comunicato Urzì non viene mai menzionato direttamente, ma sembra evidente che è a lui che si riferisce de Bertoldi quando parla di «atteggiamenti prevaricatori, dimostrazioni di arroganza legate ad ambizioni personali e mosse da ragioni più legate al tornaconto personale che al bene del partito. atteggiamenti che non appartengono ai trentini innanzitutto, e alla società civile in secondo luogo».
Lo scontro sul voto
Il deputato de Bertoldi quindi rovescia l’accusa di voler delegittimare il partito.
«L’unica accusa in cui mi riconosco è quella di chi ha voluto portare un partito rappresentante la destra al primo posto nel gradimento degli Italiani – scrive il deputato – Quel partito che anche in Trentino alle elezioni politiche era arrivato al primo posto e che pochi mesi dopo invece, a causa della dabbenaggine di certi comportamenti, è precipitato in brevissimo tempo addirittura al terzo, dietro a Pd e Lega, perdendo metà dei propri consensi».
E quello sulla giunta
Un tracollo a cui sarebbe seguito poi il vero peccato delle gestione Urzì: la trattativa per la formazione di giunta. Un negoziato, quello con Fugatti e con la Lega, che si è rivelato aspro e duro per Urzì, con il commissario che però alla fine è riuscito ad ottenere per Gerosa, oltre a un assessorato con deleghe pesanti, anche la vicepresidenza, pur dovendo rinunciare al posto in giunta di Claudio Cia che poi ha anche lasciato Fratelli d’Italia. Questo, secondo alcuni nel partito, sarebbe stato un magro risultato, c’è chi è convinto che, rinunciando alla vicepresidenza, Fratelli d’Italia avrebbe potuto ottenere non solo due assessorati, ma anche la presidenza del Consiglio provinciale e un altro posto nella giunta regionale. A questo scenario, svanito, sembra alludere de Bertoldi quando scrive che l’esito finale è stato quello di ottenere «metà degli assessori nella giunta provinciale, e riuscendo nel “capolavoro politico” di non avere alcuno dei propri esponenti in Trentino in una delle due Presidenze dei Consigli di Trento e della Regione». Di fronte a quella che, ai suoi occhi, è una Caporetto su più fronti, quello del voto e quello delle trattative, de Bertoldi dice di aver preferito il silenzio, ma ora le accuse di «comportamenti “golpistici” e irrispettosi non possono più essere lasciati al mero lapsus freudiano di chi di certi comportamenti ne ha fatto una storia politica, ma m’impongono di precisare la verità per tutti i Trentini stanchi di prepotenze, vessazioni e comportamenti che rispondono ad altre culture». Forse guardando al congresso, che nel partito a livello trentino si dovrà tenere nei prossimi mesi, de Bertoldi conclude rivolgendosi agli elettori di Fratelli d’Italia e spiegando che tocca a loro decidere. «Quegli stessi elettori cui mi sono rivolto nel 2018 come nel 2023, presentandomi con il mio volto e confrontandomi prima sul collegio senatoriale di Trento con il Senatore in carica e poi sul nuovo collegio camerale di Trento, senza nascondermi e lavorando con umiltà e sobrietà, valori questi ultimi caratteristici della gente trentina e lontani anni luce dagli atteggiamenti ai quali abbiamo dovuto assistere in questi mesi».
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