La piattaforma
giovedì 9 Novembre, 2023
di Margherita Montanari
Ogni anno un terzo del cibo messo in circolo dall’industria, dalla piccola e dalla grande distribuzione, o cucinato nei locali di bar e ristoranti, non viene consumato. Alimenti ancora pienamente commestibili, a volte prossimi alla scadenza o semplicemente finiti in una confezione danneggiata, che rischiano di andare incontro a un processo di smaltimento senza essere nemmeno estratti dalle confezioni. Il paradosso è che nelle stesse aree del mondo in cui il cibo finisce nel cassonetto senza neanche essere mangiato ci sono famiglie che faticano a mettere insieme i soldi per una spesa completa e una dieta equilibrata. Storie intercettate dalla lente di realtà solidali, come Banco Alimentare e Trentino Solidale, in prima linea nel recupero di ortaggi, latticini e prodotti da destinare a chi ne ha bisogno. Shair Tech, startup innovativa a vocazione sociale nata da due ricercatori di Fondazione Bruno Kessler, da alcuni anni prova a rendere più efficiente questo processo. Come? Attraverso il ricorso alla tecnologia. La realtà fondata da Antonino Villafiorita e Michele Bof nel 2021 ha messo a punto l’infrastruttura informatica, un’applicazione usata dagli enti del terzo settore per organizzare e gestire il recupero degli scarti. Gli utenti che devono «liberarsi» delle eccedenze figurano direttamente sulla piattaforma, ben visibili alle realtà solidali. Finora, solo in Trentino, l’app «Bring the food» ha accompagnati il recupero di 850 tonnellate di prodotti (dati aggiornati a fine settembre), raccolti dal Banco Alimentare Trentino-alto Adige e Trentino Solidale. In aggiunta, ci sono altri 326.000 pezzi raccolti. Si tratta principalmente di frutta e ortaggi, ma anche di latticini, prodotti come pasta, biscotti e scatolame. «Il nostro obiettivo – spiega Villafiorita – era quello di rendere più efficienti le raccolte di eccedenze e gestire meglio gli aspetti documentali e reportistici. Primo per consentire modalità di raccolta più efficaci, secondo per garantire un tracciamento più preciso. Presto usciremo con una nuova dashboard ambientale, che consentirà di dare una valutazione quantitativa del minor impatto ambientale garantito dall’operazione di recupero».
L’idea
Un impatto sociale, economico e ambientale. È triplice il piano su cui si muove la startup nata da un’idea maturata nei laboratori di Povo. Gli albori dell’idea risalgono al 2012. Nel 2015 il primo step, nel grembo dell’ente di ricerca: una prima versione dell’applicazione. Il salto nel mondo d’impresa è arrivato nel 2021, con la nascita di Shair Tech. Fondata da Michele Boff, laureato in informatica, 28 anni, e Antonino Villafiorita, 56 anni, di formazione ingegnere elettronico, si articola in due rami. Uno è l’applicazione «Bring the food», app che aiuta a gestire le eccedenze alimentari e il loro recupero. Poi c’è «Gasapp», una applicazione spin-off dedicata ai gruppi di acquisto solidale, per organizzare gli acquisti. Il problema di partenza che si voleva risolvere era la mancanza di una schematicità delle donazioni di eccedenze alimentari. «La donazione occasionale rischia di non essere recuperata o di non rispettare criteri di qualità. Dare più continuità agli utenti, attraverso la piattaforma, aiuta», spiega Villafiorita.
Il cibo salvato
Da due anni a questa parte, l’app «Bring the food», ha già raddoppiato i numeri gestiti. «Non operiamo con una rete di recupero diretta, ma diamo agli enti del terzo settore un supporto logistico, informatico – spiega il fondatore – In Trentino lavoriamo con due soggetti che coprono larga parte dell’attività di recupero, cioè Banco alimentare del Trentino-Alto Adige e Trentino solidale. Ma in Italia abbiamo accordi anche con i banchi regionali di Liguria e Lazio. Al di fuori dei confini nazionali abbiamo cominciato a muoverci in Moldavia. Puntiamo ad allargare la presenza all’estero». In sostanza, chi vuole donare eccedenze può segnalare attraverso l’applicazione. Richiesta poi girata all’ente di riferimento che attraverso l’applicazione riceve la segnalazione e può muoversi di conseguenza. Vengono raccolti tipicamente prodotti deperibili. «Verdure, pane, yogurt, latte. Carne e pesce sono più difficili da recuperare in sicurezza». Se il primo anno «Bring the Food» tracciava tra le 200 e le 300 tonnellate di eccedenze alimentari salvate dallo spreco, oggi ne conta a livello nazionale «2.700 tonnellate all’anno», a fronte «di una produzione totale di scarti di 6 milioni di tonnellate in Italia». Anche in Trentino, dove le eccedenze arrivano da 380 punti di donazione diversi, gli «avanzi» recuperati non sono pochi: 850 tonnellate di prodotti pesati, più altri 326.000 pezzi raccolti ma di cui non viene stimato il peso. Una montagna di alimenti che rischierebbero di tornare in discarica così come sono usciti dalla produzione nei campi o nelle industrie.
Impronta ecologica
E l’impatto ecologico, se questo binario fosse tronco, non sarebbe pari a zero. Le stime sull’impatto ambientale del cibo in eccesso parlano di valori significativi di Co2 emessa per lo smaltimento. Tanto quanto servono energie e risorse per produrre generi alimentari, ne occorrono per smaltirli. «Per produrre un chilo di carne vengono prodotti dai 2 ai 3,2 chilogrammi di anidride carbonica. Un’impronta già importante. Se non viene consumata, richiede anche attività di smaltimento che producono ulteriori emissioni», spiega Villafiorita. Un’analisi preliminare di Shair Tech «indica che l’attività di recupero consente di limare i costi ambientali che avrebbe lo smaltimento in discarica». Le uniche emissioni legate alla circolarità sono prodotte dai «furgoni che circolano per raccogliere le eccedenze». A chiusura del ciclo, le ricadute positive si leggono nei destinatari del cibo. Ricadute economiche e sociali su famiglie a basso reddito o mense solidali che danno un pasto a chi ne ha bisogno. Ad esempio, Trentino Solidale, attraverso una card, dà alle persone accesso a un punto in cui recuperare prodotti a titolo gratuito. Shair Tech garantisce l’infrastruttura informatica e la misurazione dell’attività per organizzare il tutto. «Secondo le stime, sono state assistite 2.187 famiglie, per un totale di 15.1360 persone raggiunte – conclude l’ex ricercatore di Fbk – Nel 2023 il numero di famiglie è probabilmente cresciuto».
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