il ricordo
giovedì 6 Marzo, 2025
Bruno Pizzul al Beppe Viola: le sigarette durante le telecronache e la tecnica per espirare senza farsi sentire
di Redazione
Il giornalista ha lasciato traccia di sé anche in Trentino, ad Arco

«Tutto molto bello». Era una delle sue iconiche espressioni, anche la più imitata. Se ne è andato Bruno Pizzul, storica voce del giornalismo sportivo italiano. Il suo nome, o meglio la sua voce, è indissolubilmente legato alla Nazionale di calcio dal 1986 al 2002. Pizzul avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni, ed è morto all’ospedale di Gorizia nel suo amato Friuli Venezia Giulia.
Nato a Udine l’8 marzo del 1938, Pizzul da giovane è stato un calciatore di buon livello, di ruolo difensore. Dopo gli inizi in Friuli, ha vestito da professionista la maglia del Catania nel 1958. Giocò anche nell’Ischia, per la «sua» Udinese e per la Sassari Torres, ma la sua carriera sportiva finì presto a causa di un infortunio al ginocchio.
Appesi gli scarpini al chiodo si laurea in giurisprudenza e successivamente insegna materie letterarie nelle scuole medie di San Lorenzo Isontino. Assunto in Rai nel 1969, si dedica fin da subito al racconto dello sport e del calcio in particolare. Già l’anno seguente commenta la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia). Ha raccontato tra l’altro la vittoria del Milan in Coppa delle Coppe ai danni del Leeds United, a Salonicco il 16 maggio 1973, mentre la finale della stessa competizione del 1999 tra Lazio e Maiorca al Villa Park di Birmingham e quella di Coppa Uefa dello stesso anno tra Parma e Olympique Marsiglia giocata allo Stadio Lužniki di Mosca furono le ultime vittorie di squadre italiane nelle competizioni europee da lui raccontate. Nel mezzo ha celebrato tutti i successi italiani in Europa a cavallo degli anni ‘80′ e ‘90, da quelli della Juventus di Michel Platini e Giovanni Trapattoni al Milan di Arrigo Sacchi e Silvio Berlusconi.
Il 29 maggio 1985 era Pizzul il telecronista della finale della Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, tristemente nota per la strage dell’Heysel. A chi lo accusò nell’occasione di scarsa sensibilità, replicò dichiarando di aver commentato per un’ora e mezza gli scontri pre-partita con le lacrime agli occhi. Ma la sua voce è legata soprattutto al racconto della Nazionale di calcio, che purtroppo non ebbe mai la fortuna di veder vincere trofei. Non ha mai avuto l’onore di gridare «Campioni del Mondo» come il suo maestro e predecessore in azzurro Nando Martellini. Pizzul è diventato la voce degli azzurri dalla Coppa del Mondo del 1986 in Messico ed è stato telecronista in occasione di cinque Mondiali e quattro Europei, congedandosi nell’agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1). Le due più grandi delusioni certamente l’eliminazione dell’Italia nella semifinale di Italia ’90 contro l’Argentina di Maradona e la sconfitta nella finale di Usa ’94 contro il Brasile di Romario e Bebeto con le storiche lacrime di Roberto Baggio e Franco Baresi dopo i rigori sbagliati. Alle telecronache ha affiancato anche la conduzione di programmi come Domenica Sprint e poi della Domenica Sportiva. Lasciata la Rai, ha continuato a raccontare il calcio per le prime piattaforme sul digitale terrestre, per La7 fino a diventare opinionista per Dazn nel 2022. A dimostrazione della sua modernità, ha prestato la sua voce anche ad alcuni celebri videogiochi legati al calcio.
La sua figura, tra l’altro, aveva solidi legami con il Trentino, in particolare con Arco. Sulla riva della Sarca, infatti, Pizzul ha commentato per la Rai diverse edizioni del torneo Beppe Viola, per alcuni decenni la competizione under 17 più prestigiosa d’Italia, un trampolino di lancio per i talenti del pallone nazionale e non solo. Chi per anni ha collaborato con lui negli stanzini dello stadio di via Pomerio – come Nello Morandi, storico addetto stampa del torneo – ricorda diversi aneddoti, come l’abitudine di Pizzul di fumare durante le telecronache, con una tecnica tutta sua nell’espirare nei momenti giusti e lontano dal microfono per non farsi sentire dai telespettatori, o l’usanza di scrivere le formazioni in orizzontale così da lasciare lo spazio ai «pizzini» conditi dalle caratteristiche dei giovani calciatori che gli venivano passati all’occorrenza. Pizzul lascia la moglie Maria e tre figli.
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