martedì 19 Settembre, 2023

Bruxelles, tribunale belga condanna Kessler: «Decisione ingiusta»

di

Presunte tangenti e dimissioni di commissario Ue. Un anno per l'ex direttore di Olaf per un'intercettazione che non si sarebbe dovuta fare. La chiamata registrata durante «l’indagine sancita come legittima: non ho rimpianti per aver investigato a fondo»

Lui, il trentino Giovanni Kessler, è l’uomo dell’inchiesta che nel 2012 portò alle dimissioni del commissario Ue John Dalli; colui che, da direttore dell’Ufficio antifrode dell’Ue (Olaf), scoperchiò il vaso di pandora sulla presunta corruzione in seno alle più alte cariche appunto dell’Unione europea. Nei giorni scorsi è stato condannato dal tribunale di Bruxelles a un anno di reclusione, pena sospesa. Tutto per aver intercettato, registrato, una telefonata nell’ambito delle indagini sul comportamento dell’allora commissario europeo per la Salute, il maltese John Dalli appunto. Sul presunto giro di tangenti da milioni di euro che avrebbe visto coinvolta un’azienda del tabacco. Ma l’intercettazione in Belgio potrebbe risultare illegale, quando è lecita nella gran parte dei Paesi europei. Per l’interessato, ex deputato, magistrato e presidente del Consiglio della Provincia di Trento, quella emessa è «una sentenza ingiusta» che è pronto ad impugnare. La sua immunità era stata revocata dalla Commissione europea proprio in seguito all’accusa belga di aver dato il consenso a effettuare, il 3 luglio 2012, «una chiamata telefonica utilizzando, con l’accordo e in presenza di RQ, un telefono portatile nei locali dell’Olaf». Una conversazione telefonica, questa, avvenuta tra uno degli agenti elettorali di Dalli e un lobbista del tabacco, «registrata dall’Olaf e riportata nella sua relazione finale dell’indagine». Di lì il rapporto dell’ufficio antifrode europeo che portò Dalli a dimettersi.
«L’atto è stato documentato»
Kessler, di suo, precisa come «non è definitiva» la sentenza del tribunale di Bruxelles «che doveva decidere se un atto dell’indagine dell’Olaf sul tentativo di corruzione del commissario Dalli era legittimo secondo il codice penale belga. Si trattava in concreto — spiega — della presenza di due investigatori alla registrazione di una telefonata effettuata da un testimone a un indagato, senza che questo fosse informato. Un atto documentato in maniera trasparente dagli stessi investigatori, avvenuto in una sede europea, seguendo il diritto europeo, legittimo in molti Paesi europei ma, forse, non in Belgio». Ed ecco perché Kessler impugnerà il pronunciamento dei giudici. «Forse — spiega — perché prima di questa sentenza, negli undici anni trascorsi dai fatti, due diversi pubblici ministeri belgi avevano chiesto l’archiviazione e un giudice istruttore belga aveva deciso per il non doversi procedere, ritengo la decisione ingiusta. Proporrò quindi appello, e avremo ancora un’altra decisione».
«Indagine Olaf legittima»
Quanto agli accertamenti, Kessler precisa che «la sentenza non inficia in alcun modo la validità dell’indagine Olaf sulla richiesta di una tangente a nome del Commissario Dalli per cambiare la legislazione del tabacco. L’atto investigativo in questione — prosegue il trentino — non ha avuto alcuna rilevanza in essa e la legittimità dell’indagine dell’Olaf è stata sancita in via definitiva da due dettagliate sentenze della Corte di giustizia e del Tribunale dell’Unione Europea, che hanno respinto tutte le doglianze dell’ex commissario in proposito». La speranza di Kessler è che «questa decisione non abbia un effetto intimidatorio nei confronti dei testimoni del processo ancora in corso a Malta nei confronti dell’ex commissario Dalli e, più in generale, nei confronti di tutti coloro che indagano su persone potenti in contesti legislativi nazionali ed europei contrastanti. E spero che — insiste — nonostante tutto, la giustizia maltese, a undici anni di distanza dai fatti e dopo tanti impedimenti di natura politica, riesca a fare chiarezza sulle responsabilità dell’ex commissario». Nonostante la condanna, si dice sereno: «Non ho rimpianti per aver investigato fino in fondo, senza opportunismi e senza piegarmi a minacce, in uno scandalo che poteva avere conseguenze devastanti per le Istituzioni europee se lasciato marcire nell’ombra».