bypass ferroviario
giovedì 23 Novembre, 2023
di Simone Casciano
Ormai manca solo l’annuncio ufficiale, che servirà solo a certificare un dato di fatto. Il bypass ferroviario di Trento non sarà finanziato con i fondi del Pnrr, lo confermano fonti di Rfi. Stralciati quindi i 930 milioni del Next Generation Eu previsti per la circonvallazione di Trento, l’opera passerà in finanziamento ordinario.
Trento vittima di trattativa
Come si è arrivati a questo punto? Com’è possibile che l’opera fiore all’occhiello degli investimenti del Pnrr in Trentino (930 milioni su 1,68 miliardi totali) venga stralciata? La risposta risiede nella trattativa tra Raffaele Fitto, Ministro agli Affari europei, e Matteo Salvini, Ministro ai Trasporti, di cui avevamo scritto su il «T» di sabato 18 novembre. Da mesi il primo sta portando avanti una revisione del Pnrr che prevede un maxi taglio complessivo di 16 miliardi di euro e che è andato a interessare, a livello nazionale, anche il pacchetto delle grandi opere pubbliche. Il ministero delle Infrastrutture, cioè Salvini, ha ottenuto di mantenere il finanziamento sul terzo valico salvando l’alta velocità Genova-Milano, ma il prezzo da pagare è stato proprio il bypass di Trento e i suoi 930 milioni di Pnrr a cui si aggiungono 290 milioni di compensazioni extracosti coperti con i fondi nazionali. L’ironia vuole che all’opera ligure, per coincidenza, lavorino alcuni degli stessi attori del bypass di Trento, dal colosso Webuild all’impresa trentina di costruzioni Collini Lavori. Per Salvini la circonvallazione di Trento sarebbe quindi passata da opera fondamentale a pedina sacrificabile sull’altare delle trattative politiche. Com’è passato veloce il tempo da quando un mese e mezzo fa Salvini si presentava a Trento munito di slide in Power point e di microfono ad archetto ad annunciare la sua «Italia dei sì». Ora spetterà proprio a lui e a Rfi annunciare che l’opera non sarà più finanziata con il Pnrr, ma attraverso il finanziamento ordinario.
Fondi certi, tempi meno?
Se il finanziamento rimane garantito, sui tempi non ci saranno più scadenze precise da rispettare, le opere finanziate con il Pnrr andavano infatti concluse entro il 2026 e ancora sul «T» di domenica il sindaco Ianeselli reiterava che l’opera poteva essere completata entro i tempi previsti e che qualunque decisione di definanziamento era una scelta prettamente politica. «La questione è politica – aveva detto Ianeselli – Se si va verso il finanziamento ordinario è per una precisa scelta di Salvini che ritiene più importante la Liguria del Trentino». Fonti di Rfi, assicurano l’impegno di committente e costruttori a rispettare le scadenze che erano state previste, ma ora non c’è nessun rischio a sforare e questo qualche preoccupazione negli amministratori del territorio le solleva.
La partita delle bonifiche
Volendo guardare al bicchiere mezzo pieno di questa situazione si può guardare alle bonifiche delle aree inquinate a Trento nord. La zona Sin (sito di interesse nazionale) dei terreni ex-Sloi ed ex-Carbochimica. Sia perché i tempi saranno meno contingentati, sia perché ora sarebbe lecito da parte degli amministratori locali, Comune e Provincia di Trento, pretendere una compensazione per questo definanziamento, sarebbe lecito aspettarsi un maggiore impegno e un maggiore investimento per la bonifica di questi terreni. Così non solo da completare l’opera, ma da restituire alla città un pezzo del suo territorio che da troppo tempo è una «terra di nessuno» a poche centinaia di metri dal centro della città. Proprio la settimana scorsa è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ed è quindi entrato in vigore il provvedimento che estende l’uso dei 2 milioni di euro ottenuti nella scorsa Finanziaria, alle analisi sulle aree del cantiere come lo Scalo Filzi. Quaranta i carotaggi ulteriori disposti da Rfi e che attendono l’approvazione di Appa, in tutta l’area a sud del cavalcavia dei Caduti di Nassiriya. Forse a questo punto saranno estese sia le analisi che le zone coperte.