L'incontro

giovedì 30 Maggio, 2024

Bypass di Trento, i comuni si contendono il materiale di scavo: vale 10 milioni di euro

di

Vertice in Provincia con i comuni di Trento, Ala, Avio e Civezzano. Obiettivo: smaltire in Trentino terre e rocce derivate dai lavori

Caccia a un tesoro che vale milioni di euro: l’oro del bypass ferroviario di Trento. Non si tratta dei fondi per realizzare l’opera quelli, oltre 900 milioni di euro, li anticiperà Rfi, dando così il via ai lavori, in attesa che arrivi il provvedimento governativo che sbloccherà le risorse statali, bensì di quelli derivanti dal materiale di scavo della galleria tra Trento nord e Trento sud. Si è tenuto ieri mattina un incontro in Provincia con i Comuni dell’asta dell’Adige per capire se potranno ospitare loro il materiale di scavo derivante dai lavori.
Si tratta di materiale inerte e non inquinato, rocce e terre da scavo, utile per il ripristino di miniere e cave che Rfi pagherà una cifra tra i 4 e 5 euro a metro cubo a chi se ne farà carico. Considerato che il materiale di scavo previsto è di circa 2 milioni di metri cubi si tratta di una partita da 10 milioni di euro per i comuni di Trento, Civezzano, Ala e Avio, presenti all’incontro assieme ai relativi titolari delle concessioni di estrazione. Obiettivo dell’incontro era quello di vagliare la possibilità di smaltire in Trentino il materiale di scavo derivante dai lavori. «Si è trattato di un incontro esplorativo – spiega Roberto Andreatta, Dirigente generale del Dipartimento ambiente della Provincia di Trento – Perché quando arriveranno le frese e saranno messe in funzione bisognerà già sapere dove destinare il materiale di scavo, visto che ne saranno prodotti ogni giorno tanti metri cubi». E se questo sarà in Trentino tanto meglio, innanzitutto per rispondere a una delle prescrizioni fatte all’opera dalla commissaria Firmi: ossia quella di smaltire il materiale nei luoghi più vicini possibili in modo da ridurre l’impatto ambientale dei trasporti. Ma in secondo luogo perché questo materiale di scavo rappresenta davvero una risorsa non solo economica, ma anche risolutiva della necessità di ripristinare cave e miniere che hanno terminato il loro ciclo estrattivo. «Lo scavo del bypass genera materiale di scavo di tipo colonna A che solitamente non si trova con facilità» spiega Andreatta. Si tratta di terre «buone» per questo tipo di interventi, materiale che permetterebbe un ripristino integrale delle aree, compatibile con le future destinazioni urbanistiche come, ad esempio, quella di terreni votati all’agricoltura. «Il nostro obiettivo è quindi quello di scrivere un piano assieme ai comuni da presentare poi a Rfi per far sì che il materiale di scavo venga smaltito qui in Trentino» aggiunge Andreatta. Si perché i comuni trentini non si contendono «l’oro del bypass» solo tra di loro, ma anche con il vicino Veneto che guarda con interesse alla doppia opportunità. I comuni si sono detti interessati, ad Ala le cave di Pilcante e Chizzola potrebbero ospitare circa 200mila metri cubi con le autorizzazioni già pronte. La sfida ora è capire quali altre cave e miniere sono disponibili e con quali tempi e procedure si possono autorizzare alcuni siti ad oggi non autorizzati, ma di importante capienza (la stessa Ala potrebbe ospitare fino a 1 milione di metri cubi). L’urgenza c’è perché bisogna farsi trovare pronti prima che le frese inizino a scavare. Tutta un’altra partita quella che concerne i terreni inquinati a Trento nord. «Quelli sono terreni di colonna B di più difficile collocazione, che stimiamo essere circa il 30% del totale per cui Rfi ha trovato diversa e più adeguata sistemazione tra Trentino e Veneto».