bypass ferroviario

venerdì 6 Ottobre, 2023

Bypass ferroviario, alla Sloi verifiche di Italferr bloccate dalle baracche

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Intervenute ieri le forze dell’ordine che hanno effettuato un sopralluogo dell’insediamento di strutture abusive occupate da persone e pure da cani

La presenza di baracche e giacigli di fortuna all’ex Sloi, sito di interesse nazionale (Sin), ieri non ha permesso agli operatori di Italferr di proseguire con il sopralluogo, approntato il giorno prima, comunque necessario ai fini della pulizia dell’area e delle analisi propedeutiche alla realizzazione della circonvallazione ferroviaria. In particolare le analisi sono quelle relative al soil gas, l’insieme di vapori interstiziali e polveri emessi dal suolo superficiale. Ieri è anche scattato l’intervento delle forze dell’ordine che hanno verificato appunto l’insediamento di strutture abusive occupate da persone e pure da cani. La proprietà dell’ex Sloi, che già mercoledì era presente con due rappresentanti muniti di videocamera, ha sostenuto che l’accesso dei tecnici di Italferr nei terreni di via Maccani non era autorizzato ma c’è una sentenza emessa dal Tar del Lazio che decreta che ad Rfi spetta l’uso di tutte le aree interessate al cantiere per pubblica utilità. La stessa proprietà, che già nei mesi scorsi aveva segnalato la presenza di abusivi e una situazione di degrado, anche dal punto di vista igienico sanitario, nelle ultime ore ha anche formalizzato un esposto proprio sugli «ospiti» non previsti e sulle strutture di fortuna realizzate senza alcuna autorizzazione. Anche Italferr, o comunque Rfi, dovrà valutare il da farsi in tal senso.
Noe ed Appa allo Scalo Filzi
Intanto i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Trento e i tecnici di Appa, l’Agenzia provinciale per l’ambiente, mercoledì hanno effettuato una serie di verifiche all’ex scalo Filzi, per accertare la gestione dei terreni superficiali, dalla loro natura al trasferimento (autorizzato) nei siti di recupero, passando anche per l’esame della relativa documentazione. Sono infatti in corso le operazioni di trasferimento dal cantiere di tonnellate di materiale derivato dal cosiddetto «scavo cauto», cioè il lavoro sulla parte superficiale del terreno, effettuato per la bonifica bellica (che ha portato ad individuare e rimuovere delle munizioni datate) e per lo spostamento del binario della Trento-Malè. Interventi, questi, realizzati nell’ambito dei lavori preliminari della maxi opera viabilistica. I primi camion carichi, così come da autorizzazioni rilasciate, sono partiti martedì e già il giorno dopo Noe ed Appa, che stanno svolgendo accertamenti per conto della Procura di Trento che a luglio ha aperto un’inchiesta sul bypass, erano all’ex scalo Filzi per gli accertamenti del caso. Per verificare il materiale, la relativa rimozione e il successivo conferimento nei siti di recupero di Lavis e Pergine. Quel terreno, compreso di pietrisco, verrà infatti riutilizzato per rilevati o sottofondi stradali. Questo perché, come già annunciato nei giorni scorsi in commissione Ambiente del Comune dai dirigenti Giuliano Franzoi e Lorenza Forti, dalle analisi condotte da Rfi e da Appa, il materiale superficiale è risultato non inquinato, diversamente dai sondaggi fatti a maggiore profondità che hanno portato alla luce la presenza di idrocarburi, di diverso tipo, in più punti a sud del cavalcavia dei Caduti di Nassiriya. I primi strati di terreno, analizzati per cumulo e per «produttore di rifiuto», sono appunto risultati «puliti»: nessuna contaminazione insomma.
Per quanto riguarda invece gli strati più profondi di terreno, Rfi dovrà invece procedere con un’indagine preliminare al fine della bonifica.