Il caso

giovedì 26 Gennaio, 2023

Bypass ferroviario di Trento e rischio inquinamento, il mistero dello scavo «fantasma»

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Appa e Rfi avevano effettuato un carotaggio pilota per stabilire il livello di inquinanti, presenti nelle aree interessate dal progetto, che a causa dei lavori potrebbero essere rilasciate nell'aria e nel suolo. Dopo mesi però i dati non sono ancora stati resi pubblici

Alle cittadine e ai cittadini trentini non è dato conoscere l’attuale livello di inquinamento delle aree di Trento nord dove verranno effettuati i lavori per la circonvallazione ferroviaria. A oltre quattro mesi dallo «scavo pilota» che doveva misurare il livello di inquinanti presenti nell’area e che i lavori per il bypass potrebbero rilasciare nell’aria e nel suolo, quelle analisi (che sarebbero dovute arrivare nel giro di qualche settimana) sembrano sparite nel nulla. O meglio: c’è un rimpallo di competenze tra l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) e Rete ferroviaria italiana (Rfi). Risultato: i dati rimangono inaccessibili.
Le aree inquinate di Trento nord costituiscono uno dei 42 siti di interesse nazionale (Sin): aree individuate per legge ai fini della bonifica per le loro caratteristiche di contaminazione che comportano un elevato rischio sanitario ed ecologico. Il Sin di Trento nord è ampio 21 ettari, di cui 11 ettari di aree a terra (quelle delle fabbriche ex Sloi ed ex Carbochimica) e 10 ettari di rogge (circa sette chilometri di canali dove le due fabbriche sversavano i propri reflui). Proprio qui, in una parte della roggia Armanelli, a pochi metri di distanza dal muro di recinzione che separa il terreno di Rfi da quello dell’ex Sloi, a metà settembre è stato realizzato lo scavo pilota. L’obiettivo era analizzare il livello di inquinamento dell’area per poter poi dimensionare i filtri che dovranno essere utilizzati durante i lavori della circonvallazione. Un’operazione a tutela tanto degli operai, quanto degli abitanti della zona. Nella pratica è stato scavato un buco di due metri di larghezza, per quattro metri di lunghezza e quasi due metri di profondità ai cui lati sono stati installati un rilevatore di Pm10 e Pm2,5 (il particolato fine meglio noto come polveri sottili) e delle fiale di vetro specifiche per i singoli inquinanti: il piombo tetraetile (prodotto dalla Sloi fino al 1978 e tossico per l’uomo), il mercurio, il fenolo e gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa).
Lo scavo pilota era già stato contestato a suo tempo dal comitato No Tav che l’aveva definito «una buchetta pilota». Le rilevazioni, questa la critica, avrebbero dovuto spingersi fino a 10-15 metri di profondità per verificare l’inquinamento. Lo scavo pilota era stato presentato come il punto di svolta sulle questioni ambientali sollevate da mesi dai contrari alla circonvallazione. Durante il sopralluogo sull’area organizzato per i giornalisti, il sindaco Franco Ianeselli aveva affermato: «Il cantiere della circonvallazione ferroviaria ci dà la possibilità di intervenire su quella che è una ferita aperta per la città e di cercare soluzioni non solo per i terreni interessati dal tracciato ferroviario, ma per l’intera area inquinata».
Il monitoraggio di settembre (durato tre giorni) è stato effettuato in contemporanea dai tecnici di Italferr (in collaborazione con l’università di Roma Tor Vergata) che eseguirà i lavori del bypass per conto di Rfi e dai tecnici dell’Appa, a garanzia dell’imparzialità delle analisi. Analisi che l’Appa ha completato già a novembre, ma che non ha ancora pubblicato proprio perché attende che sia Rfi a farlo per prima. Peccato che, interpellata da Il T, la società si limita a rimandare a quanto già dichiarato a dicembre. Ovvero che «i risultati acquisiti rassicurano sull’adeguatezza dell’impostazione del progetto della circonvallazione
ferroviaria e sulla realizzabilità delle operazioni di scavo previste. Sono allo stesso modo rassicuranti i risultati del sondaggio profondo, richiesti dall’amministrazione comunale, realizzato nelle immediate
vicinanze del binario esistente». Quali siano questi risultati rimane però un mistero. L’Appa sostiene che «le analisi di Rfi sono attese entro fine mese». «A breve – assicura il direttore Enrico Menapace – avremo il piano di monitoraggio, che deve essere definito da Rfi d’intesa con Appa e che analizza tutti i problemi ambientali che l’opera può causare: dalla qualità dell’aria al rumore». Tuttavia, interpellata da Il T, Rfi non è stata in grado di dire né quando né, soprattutto, se i dati dello scavo pilota verranno pubblicati: «I dati sono al vaglio di un tavolo tecnico-scientifico con la giunta provinciale, l’Appa, l’università Tor Vergata e il Comune», è stata l’unica risposta.