lo scontro
venerdì 21 Luglio, 2023
di Donatello Baldo
La situazione è tesa, tesissima. L’irritazione dell’amministrazione del Comune di Trento nei confronti di Rete ferroviaria italiana (Rfi) — committente del bypass — sta montando da settimane, riunione dopo riunione. Confronto dopo confronto, con la stessa richiesta da parte di Palazzo Geremia: «Dateci più informazioni, dateci più garanzie». Che non sembrano arrivare.
Facchin si alza e se ne va
Nell’ultimo incontro tra le due parti si è raggiunto il culmine. L’assessore alla Mobilità sostenibile del Comune di Trento Ezio Facchin si sarebbe alzato dal tavolo, uscendo e sbattendo la porta. Il tema, quello dell’impatto del cantiere a nord, su via Brennero. Facchin chiedeva i dati sul contenimento delle polveri, sull’incidenza del trasporto materiali fuori e dentro il cantiere rispetto alla mobilità cittadina. Troppe domande, troppe richieste di rassicurazione che avrebbero fatto perdere la pazienza a Damiano Beschin, responsabile del progetto della circonvallazione per Rfi. Alcuni dei presenti affermano che avrebbe allargato le braccia, o forse solo alzato gli occhi al cielo in un momento di stizza. Tant’è che Facchin se ne sarebbe andato offeso e indispettito.
«Servono risposte»
Da Palazzo Geremia nessun commento ufficiale, ma nessuno nega che il fatto sia accaduto. E dai piani alti arrivano voci di insoddisfazione per come si stanno tenendo i rapporti con la città da parte della stazione appaltante. Ianeselli lo aveva detto nei giorni scorsi: «Il cantiere è interno alla città, in una zona urbana, non siamo in una zona di campagna sterminata». E questa tesi riecheggia in continuazione a Palazzo Geremia, come premessa per dire: «Serve più attenzione, servono più rassicurazioni su quello che fa Rfi». E scatta anche l’orgoglio: «Non sono i No Tav che difendono la città, è il Comune in prima fila a chiedere risposte da Rfi, a chiedere soprattutto che non ci sia alcuna sbavatura nell’approntamento dei cantieri e nella realizzazione dell’opera».
Ianeselli con il cerino in mano
La preoccupazione della giunta Ianeselli è di rimanere con il cerino in mano. Già la Provincia si è tirata fuori, e bruciano ancora le parole usate dalle forze della coalizione del governatore a proposito del bypass «che si sarebbe intestato il sindaco», dicendo poi che se la veda lui «con i suoi amici no tav». Ora che Rfi non risponde direttamente ai cittadini e nemmeno all’amministrazione comunale fa aumentare la tensione.
I tempi e i costi
L’altra preoccupazione che arriva dagli uffici di palazzo Geremia è sui tempi. Rispetto al cronoprogramma, il ritardo è già di alcuni mesi. Gli abbattimenti degli edifici all’imbocco nord avrebbero dovuto già essere fatti, ma si è abbattuto pochissimo. C’è chi ormai ipotizza un cumulo di ritardo che fa sforare al 2027, oltre la dead line imposta dal Pnrr al 2026. Un’ipotesi che non tiene conto delle mosse della Procura di ieri, che potrebbero obbligare le imprese costruttrici a maggiore prudenza nell’avanzamento dei lavori. Prudenza che farebbe accumulare ulteriori ritardi. E a proposito di Procura e di ipotesi inquinamento anche sotto lo Scalo Filzi. Nel caso, chi pagherebbe la bonifica? Rfi proprietaria dell’area, la Provincia perché non ha «isolato» le rogge che lì hanno portato l’eventuale inquinamento o i proprietari delle aree da cui gli inquinanti si sono mossi? Anche la sbroglio di questo intrigo di responsabilità potrebbe far perdere tempo.