cronaca

venerdì 21 Luglio, 2023

Bypass, la Procura apre un’inchiesta per disastro ambientale

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Delegati i carabinieri del Noe e i tecnici di Appa. Obiettivo verificare la situazione pregressa e attuare tutte le possibili attività per scongiurare ulteriori ripercussioni e danni

Bypass ferroviario, ora c’è un’inchiesta della Procura di Trento. Inquinamento ambientale e disastro ambientale sono le ipotesi di reato riportate sulla copertina del fascicolo aperto dal sostituto procuratore Davide Ognibene. Nessun indagato però: l’inchiesta è infatti a carico di ignoti. Obiettivo, a quanto trapela, quello di verificare una situazione pregressa, già in essere, quella appunto dei siti inquinati (ma probabilmente non solo), e capire se i lavori in programma per la maxi opera viabilistica possano comportare conseguenze e di che tipo, così da poter attuare tutte le possibili attività per scongiurare ulteriori ripercussioni sull’ambiente e, perché no, sulla salute. Le indagini, che si prospettano lunghe ed articolate, sono state delegate proprio ieri ai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) e ai tecnici di Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente) che già da giorni erano impegnati in verifiche tecnico-ambientali congiunte su iniziativa propria. All’ex scalo Filzi ma anche negli altri siti che verranno interessati ai lavori della grande opera. Quindi nel tratto compreso tra il sovrappasso di Nassirya a salire, in direzione nord, dove la settimana scorsa sono stati effettuati dei carotaggi sui quali sono in corso accertamenti analitici: i campioni verranno infatti analizzati in laboratorio. Ora, la Procura, che già teneva monitorata la situazione e aveva ricevuto alcuni esposti da parte dei cittadini, in particolare dei comitati no Tav, ha deciso di accendere i riflettori. E lo farà, attraverso i militari del Noe e i tecnici di Appa, lungo tutto il tracciato del bypass, in tutte le aree interessate dal cantiere che si sta via via sviluppando. Siano terreni ma anche, non si può escludere, falda. Un lavoro, quello della polizia giudiziaria, che passerà attraverso dettagliate e scrupolose analisi e verifiche delle aree cantiere per ottenere una «fotografia» quanto mai obiettiva e particolareggiata, contando su carotaggi, analisi di laboratorio per individuare gli eventuali inquinanti e, se richiesto, anche consulenze di specialisti. E, sempre dove necessario, nel caso cioè di terreni che risultino contaminati, si procederà con i piani di bonifica. Terre, queste, da trattare con tutte le dovute precauzioni, anche nel caso in cui debbano essere rimosse, trasferite altrove. Particolare attenzione poi sarà posta nella parte a nord, nel rio Lavisotto, dove si sono già verificati degli sversamenti importanti, a ridosso quindi delle zone definite Sin, cioè sito di interesse nazionale, quali sono l’ex Sloi e l’ex Carbochimica. Anche in questo caso verrà valutato il lavoro fatto (è infatti corso la bonifica) e ancora da fare. Insomma, gli inquirenti non vogliono lasciare nulla di intentato. Al vaglio degli operatori delegati dalla Procura ci sarà anche la relativa documentazione che verrà acquisita di volta in volta dalle varie realtà interessate ai lavori, dai progetti esecutivi ai formulari.
Nei giorni scorsi carabinieri del Noe e squadra ispettiva di Appa hanno effettuato su iniziativa diversi controlli tecnico- ambientali nelle aree cantiere, a partire dall’ex scalo Filzi, dove si sono effettuate le demolizioni di vecchi manufatti ferroviari e si è arrivato a raschiare solo i primi strati di terreno, senza procedere con gli scavi (in corso c’è infatti la bonifica per scongiurare la presenza di ordigni) e senza spostare materiali altrove. Lungo il tracciato dal cavalcavia di Nassirya e più a nord si è proceduto invece alle caratterizzazioni ambientali, che sono obbligatorie per chi «produce un rifiuto», necessarie ad accertare la sussistenza dei requisiti di qualità ambientale dei materiali. Gli operai di Italfer per Rfi hanno operato perforazioni del terreno fino alla profondità di 24 metri. I campioni dovranno essere analizzati in laboratori accreditati, altri verranno invece analizzati nei laboratori interni di Appa.