L'opera

martedì 11 Giugno, 2024

Bypass, lavori all’imbocco sud: a nord nuovi sondaggi Italferr

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Delle quattro frese per lo scavo, le due provenienti dalla Cina dovrebbero arrivare presto

Ieri mattina (lunedì 10 giugno ndr) a Trento sud, in località Acquaviva di Mattarello, i mezzi del cantiere del bypass erano al lavoro per terminare la bonifica bellica. è una delle ultime operazioni preliminari prima dell’avvio dei lavori di scavo veri e propri della circonvallazione ferroviaria, cioè la galleria di 10,6 chilometri sotto la Marzola che consentirà ai treni merci di bypassare la città, nell’ambito del progetto del corridoio ferroviario del Brennero. Da Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) arriva la conferma che nei prossimi giorni dovrebbero partire i lavori per preparare i diaframmi per gli imbocchi della galleria, prima a Trento sud, poi a Trento nord. Si tratta delle strutture dove poi posizionare la fresa che scaverà la collina. Delle quattro frese per lo scavo, le due provenienti dalla Cina dovrebbero arrivare presto. A Trento nord, però, le cose sono un po’ più complicate perché, oltre ai motivi generali del ritardo nell’opera, si aggiungono i problemi di bonifica, di vario grado, delle aree che verranno attraversate dalla galleria artificiale e dalla trincea dove i treni passeranno una volta usciti dal tunnel sotto la Marzola. Anzi, nell’ultima riunione del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio Bypass di Trento, Italferr, la società di progetto di Rfi, ha anticipato che sono in programma altri tre sondaggi integrativi per verificare la presenza di inquinanti nella zona di Trento nord. In ogni caso, Rfi deve validare il progetto esecutivo del raggruppamento di imprese incaricato dell’opera – Webuild, Seli Overseas, Ghella e Collini Lavori riuniti nel Consorzio Tridentum – e presentare il cronoprogramma al Comune di Trento e agli altri enti pubblici interessati. Oltre alle autorizzazioni ambientali e ai problemi di inquinamento a Trento nord, il motivo principale del ritardo nella realizzazione del bypass è quello finanziario. Dopo l’uscita del progetto dai finanziamenti europei del Piano nazionale di ripresa, nonostante le rassicurazioni del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e del suo viceministro Edoardo Rixi, non era chiaro quali fossero i fondi per l’opera, che costa oltre 1,2 miliardi di euro. Di recente, però, prima Rfi e il gruppo Ferrovie dello Stato si sono procurati nuova provvista finanziaria per anticipare i fondi, poi il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ha dato un primo via libera all’aggiornamento del Contratto di programma con Rfi in cui sono indicate le nuove fonti di finanziamento (Il T del 31 maggio).