bypass ferroviario

giovedì 10 Agosto, 2023

Bypass, piano di bonifica di Rfi «carente». Dovrà essere integrato

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Dopo l’inchiesta della Procura di Trento, ecco il programma dei campionamenti

Pochi giorni. Circa una settimana. Tanto ci ha impiegato Rfi a presentare il piano di campionamenti ai fini della bonifica relativo all’area di cantiere del bypass dopo che il giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli, il primo agosto, ha convalidato i sigilli apposti dai carabinieri del Noe e dai tecnici di Appa.
Rete Ferroviaria Italiana era obbligata a depositare il piano di indagine preliminare sul terreno dell’estensione di meno di un ettaro che si trova subito a nord e a sud del ponte dei Caduti di Nassiriya, nella tratta compresa tra la ferrovia e l’incrocio con il rio Lavisotto. Area, questa, finita sotto i riflettori della Procura di Trento dopo che, l’11 luglio scorso, la macchina perforatrice di Italferr ha «pescato», alla profondità di una quindicina di metri, uno strato impregnato di oli pesanti, possibili residui inquinanti della Carbochimica. A far scattare i sigilli d’iniziativa, il 28 luglio, era stata la task force composta da carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) e da tecnici di Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente) delegati dalla Procura che sulla maxi opera ferroviaria ha aperto un’inchiesta, ipotizzando i reati di inquinamento ambientale e disastro ambientale, indagando l’ingegnere Damiano Beschin, responsabile del progetto per Rfi. Un sequestro operato d’urgenza anche per scongiurare che la presenza di inquinanti potesse aggravare la contaminazione. Ora, il piano di campionamenti redatto dalla società del Gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa della gestione dell’infrastruttura ferroviaria dovrà essere avallato dall’Agenzia provinciale per l’ambiente. L’incontro con gli ispettori è previsto nelle prossime ore ma da quanto trapela ci sarebbero degli accorgimenti, dei correttivi, delle necessarie prescrizioni da rispettare affinché il piano possa ottenere il benestare di Appa. Perché, insomma, si possa procedere.
«Estensione dell’area inquinata»
Il giudice Borrelli, nella sua ordinanza del primo agosto che ricalca le argomentazioni addotte dalla Procura, riferisce dello «storico inquinamento» nell’area interessata alla maxi opera. E, al di fuori del Sito di interesse nazionale Trento nord, quindi dell’ex Sloi e Carbochimica, della sussistenza del «periculum», di un pericolo attuale, evidenziando che «la campionatura eseguita mostra l’estensione dell’area inquinata». Il riferimento è al rinvenimento di oli pesanti che però non è stato comunicato nei tempi previsti agli enti, tra cui la Provincia, contestazione, questa, mossa a Beschin. Lo stesso giudice ha anche evidenziato che, «in assenza di progetto esecutivo e di programmazione di campionature ad hoc, ogni attività nell’area è potenzialmente idonea a ledere gli interessi giuridicamente protetti dalle norme». Può quindi attentare alla salute dei cittadini. Di qui la necessità di procedere con i campionamenti, che dovranno essere eseguiti secondo i criteri e dettami di Appa. Insomma, per la prima volta si faranno indagini sull’eventuale inquinamento di parte dell’ex Scalo Filzi, area al di fuori del Sito di interesse nazionale Trento nord.
I controlli dell’Appa
L’Agenzia provinciale per l’ambiente aveva da tempo fatto presente a Rfi che il passaggio della nuova circonvallazione ferroviaria attraverso il sito inquinato e nelle aree circostanti avrebbe richiesto tutte le cautele del caso, analisi approfondite e interventi di bonifica. Da tempo è noto, e monitorato da Appa, che le rogge e il Lavisotto, di cui è in corso la bonifica, hanno portato gli inquinanti Sloi e Carbochimica, principalmente piombo e idrocarburi, anche fuori del Sin in senso stretto. Rfi ha cominciato ad attivarsi ma ci vorrà la stessa attenzione per tutti gli interventi futuri. Intanto, a proposito dei timori sulle emissioni vicino al campo Coni, Appa conferma il regolare monitoraggio della qualità dell’aria, già previsto a seguito della bonifica delle rogge, con la centralina mobile posizionata in via Lavisotto presso la sede del Servizio gestione patrimonio della Provincia.