La circonvallazione ferroviaria

sabato 23 Settembre, 2023

Bypass, troppi inquinanti allo Scalo Filzi. Cambia il progetto e salta la stazione

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Per evitare gli idrocarburi si dovrà anticipare l’uscita in superficie dei treni

Solo i pessimisti ipotizzavano — e i comitati No-Tav speravano — che il tratto inquinato che va dallo Scalo Filzi alla rotonda di Nassiriya potesse mettere a rischio l’intera opera. Qualcuno però l’aveva annusato che lì sotto poteva esserci un grosso problema. E ora, per evitare il problema, l’ipotesi è di anticipare l’uscita della linea sul piano campagna nel tratto a nord dello sbocco della galleria, con una modifica sostanziale del progetto originario. O di uscire direttamente più a nord con la galleria, bypassando a quel punto anche l’interporto di Roncafort.
L’ex Carbochimica
Si diceva che qualcuno aveva annusato che qualcosa non andava. Annusato, letteralmente. Quand’è affiorata in superficie la macchia di idrocarburi, infatti, i presenti si sono portati la mano al naso, coprendolo come potevano per difendersi dall’odore pungente che si diffondeva nell’area a nord dello scalo Filzi. Quel giorno, preoccupati, attorno a quel rigurgito di catrami e oli digeriti dal terreno negli anni dell’inquinamento della Carbochimica si erano ritrovati i vertici di Rete ferroviaria italiana (Rfi), dell’amministrazione comunale, provinciale. E di lì a poco, quel grosso problema sarebbe finito nell’indagine della Procura della Repubblica.
Un mare di idrocarburi
In quell’area sono stati quindi intensificati i sondaggi, eseguiti da Italferr (braccio operativo di Rfi) con la supervisione di Appa, l’Agenzia provinciale per la protezione ambientale. E spingendosi anche a sud di Nassirya i carotaggi restituiscono la presenza di oli e catrami scaricati dalla Carbochimica e trasportati non si sa fino a dove dalle acque sotterranee, dalle rogge e dalle falde che irrorano la zona. Appa, informalmente, conferma che «si stanno facendo approfondimenti longitudinali per capire la vastità del perimetro compromesso, ma ci si sposta anche verso est e verso ovest per indagare la portata dell’inquinamento». E precisa: «Dei sondaggi effettuati sappiamo tutto, perché seguiamo l’attività di Rfi e Italferr passo passo, eseguendo contro-analisi». Non lo dicono, ma si capisce: gli esiti non sono positivi.
Preoccupazione a Roma
Che la situazione sia complicata ora lo sanno anche al ministero, da cui esce qualche indiscrezione. E ci si chiede, a Roma come a Trento: «Come può passare da lì la circonvallazione ferroviaria?». Nei giorni scorsi l’allarme ha investito i vertici di Rfi, ed è logico pensare che si stiano cercando soluzioni. «Sono ingegneri — commentano i tecnici nei corridoi delle amministrazioni trentine e nazionali — e sono lì per trovare soluzioni». Che però, tutte, prevedono un intervento drastico: evitare la zona inquinata e comunque non attraversarla.
Evitare il problema
Evitare l’inghippo, porta con sé inevitabilmente — ed è una logica deduzione — che il progetto debba essere rivisto. Perché non si tratterebbe di un dettaglio, ma di un intervento sostanziale, che porterebbe con sé modificazioni macroscopiche nel tratto a nord, dopo lo sbocco di San Martino della galleria.
Forzare le pendenze
Il problema che si pone, e che giorno dopo giorno, sondaggio dopo sondaggio, viene confermato, è la presenza fin sotto la rotonda di Nassirya di inquinanti. In quell’area deve però passare la nuova linea ferroviaria. Dall’uscita in via San Martino della galleria, il tracciato è obbligato per il primo tratto a rimanere in galleria artificiale sotto il piano di campagna per non intersecare via Brennero.
E in galleria artificiale, sempre sotto il piano di campagna, attraversa in trincea lo Scalo Filzi, dove sorgerà la stazione provvisoria.
Stazione da cui transiterebbero anche i treni passeggeri per permettere l’interramento della ferrovia nel tratto cittadino, il sogno del metaprogetto. Per capirci: se in quel tratto la linea è in forte pendenza per la necessità di una veloce risalita prima di Nassiriya, sembrerebbe impossibile la realizzazione di una stazione «in salita».
Il progetto attuale
Al termine della galleria naturale, il bypass prosegue in zona Scalo Filzi tramite una galleria “artificiale”, cioè realizzata in cemento armato. La galleria artificiale, lunga circa 200 metri, parte dalla zona di San Martino, poi il tracciato trabocca in una trincea di 540 metri lungo l’ex Scalo Filzi e si sviluppa di nuovo in una nuova galleria artificiale lunga 280 metri, sottopassando il cavalcavia ferroviario di via Nassiriya ad una profondità di dieci metri, lì dove si trovano gli ormai famosi idrocarburi. Da qui, nel progetto originario, rispunta in superficie con una rampa di risalita lunga circa 850 metri, riposizionandosi in parallelo con la linea storica e la Trento Malè, fino ad arrivare a sud di Roncafort.
Le ipotesi di modifica
Ora, considerato il problema da evitare, la soluzione passerebbe da quella che in gergo si chiama «forzatura delle pendenze». Già in zona Scalo Filzi, la linea andrebbe a tendere verso il piano di campagna, per arrivare sopra ad esso prima di giungere all’altezza della rotonda di Nassiriya, per evitare di lambire il mare di idrocarburi sottostante.
Un nuovo tracciato
I treni hanno pendenze calcolate, una media del 4 per mille solitamente. In qualche breve tratto si può raggiungere il 12 per mille. Qui si tratterebbe appunto di forzare la risalita, diminuendo la proporzione tra i metri percorsi e i metri di innalzamento, con la conseguenza di un rallentamento inevitabile e problematico per un’Alta capacità. L’uscita anticipata, poi, porrebbe problemi sull’attraversamento della zona urbana di Trento nord. La linea emergerebbe molto prima rispetto al progetto iniziale — che prevede l’inizio della risalita a Nassiriya e l’arrivo in superficie a Roncafort — mentre le prescrizioni imponevano addirittura un allungamento dell’interramento.
La soluzione estrema
Se non fosse percorribile la forzatura delle pendenze per alzarsi con la linea prima di incrociare la zona inquinata, c’è una soluzione drastica: protrarre la galleria del bypass fino a Salorno. E per la città di Trento sarebbe uno smacco: anche in questo caso, addio interramento, perché i treni passeggeri continuerebbero a transitare sulla linea storica, ma sopratutto sarebbe bypassato anche l’interporto di Roncafort. A quel punto i treni merci diretti lì dovrebbero utilizzare la solita linea, o girarsi per tornare indietro verso Roncafort.
La questione dei tempi
Fosse per Appa — e vedremo cosa dirà la magistratura che sta indagando sull’area del cantiere sotto sequestro — le eventuali soluzioni tecniche poco importano. Per deduzione si conoscono, o perlomeno le si immaginano. E sono quelle citate, quelle che evitano di far passare la linea nelle aree inquinate. Ma quell’area va comunque bonificata, perché lì sopra c’è già un cantiere di Rfi. L’agenzia provinciale che per missione deve difendere l’ambiente non si pone il tema dei tempi e dei soldi che dovranno essere spesi. Cosa che invece preoccupa Rfi. La bonifica infatti — al netto dei costi e della disputa che sicuramente si aprirà su chi debba pagarli — porterebbe sicuramente oltre i tempi dettati dal Pnrr per la fine dei lavori, facendo così sfumare una grossa parte dei finanziamenti. Tempi già risicati che dovranno appunto rispettare in ogni caso il termine del 2026 per la consegna della grande opera. Quell’area inquinata, o si bypassa con una linea che viaggia in superficie, oppure non sembrano esserci soluzioni. Se non quella di un bypass totale della città di Trento, con l’alta capacità che passa oltre il capoluogo trentino.
Ripartire daccapo
Oltre che ambientali e trasportistici, i problemi potrebbero diventare anche legali o quantomeno procedurali. Se per questo inghippo il disegno della nuova linea dovesse cambiare radicalmente, si tratterebbe di un nuovo progetto. Totalmente diverso da quello licenziato dal Dibattito pubblico, approfondito dalla Conferenza dei servizi, approvato dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici. diverso da quello su cui Provincia, Comune e cittadini hanno espresso le loro osservazioni. A questo punto, si dovrebbe cominciare tutto daccapo? Non sembra possibile, perché la questione riguarda ancora una volta la tempistica. E allora che fare? Trovare soluzioni, «questo fanno gli ingegneri».