La ricerca

martedì 11 Aprile, 2023

Caccia «genetica» all’orso: individuata l’area

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In attesa dei riscontri della Fondazione Mach, attesi per oggi, i forestali si muovono: l'esemplare è adulto e pesa sui 300 chili

Le ricerche non sono solo sul campo, in mezzo ai boschi. La caccia all’orso è anche una «caccia genetica». Si cercano campioni biologici e si inviano ai laboratori della Fondazione Edmund Mach per «prevedere» gli spostamenti dell’orso. «L’attività di raccolta e analisi dei dati è stata accelerata e rafforzata per poter identificare Mj5 e avere una maggiore conoscenza degli altri orsi», spiega Giovanni Giovannini, dirigente del Servizio foreste e fauna della Provincia.
La chiave di volta sarà l’identificazione del plantigrado che ha attaccato il giovane corridore di Caldes mercoledì pomeriggio. I risultati delle analisi genetiche dei reperti raccolti sul luogo dell’aggressione sono attesi per oggi. Il responso permetterà di risalire al codice identificativo dell’orso, nel caso in cui questo ricada sotto il monitoraggio del corpo forestale provinciale. Cosa molto probabile perché sulla base degli elementi raccolti dovrebbe trattarsi di un orso adulto, di cui quindi si dispone già di dati. Dovrebbe pesare sui 300 chilogrammi: in quella zona ve ne sono solo alcuni di queste dimensioni.

I forestali hanno individuato un’area di 500 ettari sul Peller, da Malè a Cles, e stanno raccogliendo tutti i campioni biologici, peli, escrementi, urina, saliva. «Questi campioni sono fondamentali per ricostruire i percorsi degli animali», dice Giovannini. Tutte le analisi genetiche sono eseguite dai ricercatori e dai tecnici del gruppo di ricerca genetica della conservazione nel laboratorio di genetica animale della Fondazione Edmund Mach (Fem), in collaborazione con la piattaforma di sequenziamento della stessa fondazione di San Michele all’Adige. Con la quale la Provincia ha uno strutturato rapporto di collaborazione per le attività di monitoraggio genetico e di analisi dati delle popolazioni di orso, di lupo e di gallo cedrone sul tutto il territorio. «Ora l’attività sull’orso sarà accelerata e rafforzata — prosegue il dirigente del Servizio foreste e fauna — Abbiamo bisogno di analizzare i dati».

Non si può infatti riconoscere un orso dai suoi tratti fisici. Per sapere se sia o meno l’esemplare ricercato serve la prova del dna. La cattura deve quindi essere molto mirata. Per non perdere tempo e risorse è fondamentale ricostruire i suoi spostamenti. Come? Tramite gli eventuali movimenti storici già tracciati e, appunto, le tracce lasciate sul tragitto: i campioni biologici. Combinando questi dati si riesce ad avere un’idea più o meno precisa del percorso che farà l’orso. In questo modo i forestali avranno la possibilità di posizionare le trappole a tubo in precisi punti del bosco. Una volta catturato, si attenderà l’esito delle analisi genetiche per l’eventuale conferma e l’abbattimento, così come disposto dall’ordinanza del presidente della Provincia Maurizio Fugatti.
Ricerche non facili dunque. Le abitudini degli stessi animali complicano le operazioni. «Ci sono orsi che si muovono anche durante il giorno, come le femmine e i piccoli, ma la maggior parte degli esemplari si spostano di notte. Per questo — fa notare il dirigente provinciale — le catture sono sempre avvenute di notte». Il buio obbliga quindi ad essere ancora più precisi nel posizionamento delle trappole. L’analisi dei dati si rivelerà decisiva.